Calcio

La Juventus di Ranieri e ciò che è andato storto

Fu un fulmine a ciel nuvoloso, non esattamente sereno. Però fu un fulmine, cioè qualcosa d'inaspettato.

Della storia di Ranieri alla Juventus ricordiamo praticamente tutto: la difficoltà nel prendere una neopromossa da portare direttamente in Champions League; uno spogliatoio forte con capitani veri, da Del Piero a Nedved, passando per Buffon; la certezza di avere qualità, ma allo stesso tempo di dover crescere per gradi, come se la Juve dovesse imparare di nuovo a essere Juve.

E sì, era proprio così. E non c'era uomo probabilmente migliore per raccogliere i cocci dell'anno formidabile di Deschamps, però in Serie B: l'attuale CT della Francia aveva realizzato un piccolo capolavoro - due anni prima si giocava una semifinale di Champions con il Monaco - riportando i bianconeri feriti (e penalizzati) subito in A, rivincendo un campionato mai messo in discussione.

Per montare quella rabbia e trasformarla in qualcosa di positivo, l'ad Blanc pensò allora a Ranieri: aveva domato l'esuberanza del Parma e si era regalato una salvezza splendida in pochi mesi. Era l'uomo giusto, manteneva la concentrazione proprio quando regnava il caos.

I due anni di Ranieri alla Juventus

Domanda delle domande, in attesa di arrivare insieme alla risposta: come poteva, Ranieri, arrivare all'esonero dopo un terzo posto saldo, quasi secondo e una Champions League che era scontata a due giornate dalla fine? Claudio, non ancora Sir dopo l'emblematica storia con il Leicester, aveva in realtà un grande obiettivo: dare continuità ai bianconeri che provavano a ricostruirsi dopo la distruzione di Calciopoli. Voleva farlo pure con stile, e almeno nel primo anno ci riuscì.

La Juventus che torna in A, che affronta quel campionato senza coppe, che ha il tempo di lavorare e di dare continuità, è infatti a tratti uno spettacolo: vince su campi facili e su quelli difficili. Certo, paga l'inesperienza e una squadra comunque in rifacimento, però è vibrante. E ha ottimi solisti: Del Piero è il capocannoniere dell'annata, Trezeguet subito dopo. Ha un Vincenzo Iaquinta in più e un Nedved ancora decisivo, oltre a Buffon tra i pali. Il più importante, però, è Mauro Camoranesi: nonostante sia bersagliato dagli infortuni, quando gioca è sempre una sentenza. E lo è in particolare nelle gare più sentite, come quando la squadra bianconera torna ad affrontare l'Inter con le ferite ancora aperte per lo scudetto revocato.

Al termine della stagione 2007-2008, la Juve mette insieme 72 punti, che sono il frutto di 20 vittorie e 12 pareggi. Torna in Champions League dopo due anni e la sensazione è che - con un mercato di livello, dopo le delusioni Tiago Mendes e Almiron - possa effettivamente giocarsela per il titolo. E' un'illusione.

Perché Ranieri è stato esonerato dalla Juventus

Nella seconda annata dell'era Ranieri, la Juve riparte dai preliminari di Champions League. Ma è una formalità: il sorteggio li proietta contro l'Artmedia Petrzalka di Bratislava, e all'andata è già 4-0. In quell'estate però qualcosa di più profondo inizia a cambiare: è il chiacchiericcio attorno alla squadra, che dà segni di struttura forte. Di un mercato ambizioso.

Per tanto tempo Alessio Secco, ds del club, insegue il centrocampista del Liverpool Xabi Alonso, senza però riuscire a strapparlo ai Reds. Arriva al suo posto Christian Poulsen, che non si adatterà mai alle aspettative sul suo livello. Il super colpo, comunque, c'è: è Amauri. 22,8 milioni di euro al Palermo. Poi rientrano Marchisio e Giovinco dall'Empoli. Faranno la differenza.

Con una squadra importante, ma non esattamente da vertice, la Juve affronta una stagione con l'orgoglio di essere tornata una big. E i primi risultati sono buoni, eccome, spinti in particolare dai gol di Amauri. In Champions League arrivano persino due successi contro il Real Madrid, grazie a un Alex Del Piero in serate di grazia, con tanto di standing ovation al Bernabeu. Da brividi. Così com'è da brividi la classifica a fine girone d'andata: la super Inter è a soli 3 punti.

L'avventura europea finirà poi agli ottavi, e forse il primo strappo con Ranieri è tutto qui: il Chelsea, che qualche mese prima era in finale a contendersi la coppa, passa per 1-0 a Stamford Bridge e chiude sul 2-2 il ritorno all'Olimpico. E' il contraccolpo. Ed è decisivo. Nessuna vittoria per 7 giornate, arrivano 6 pareggi e una sconfitta.

Fuori dalla Coppa Italia anche per mano della Lazio, la Juve è spaventata e senza bussola. La Fiorentina, a un solo punto dal terzo posto, minacciava una Champions League vitale per le casse della società. Da qui - ufficialmente - la decisione del club di sollevare Ranieri dall'incarico e di ripartire da Ciro Ferrara. A due turni dal termine.

Le parole di Ranieri

"Non sono stato mandato via dalla Juve. Dirò la verità quando smetto". Claudio Ranieri, diciamo così, ricorda ancora benissimo quei giorni. Queste stesse parole le ha annunciate in conferenza stampa lo scorso 11 novembre, prima del match d'andata tra la Juve e il suo Cagliari. Ecco: hanno gettato una luce diversa su tutta la storia. Non una sorpresa, ma comunque un sospetto confermato.

Il rapporto tra la Juventus e Ranieri si concluse in modo burrascoso, con il licenziamento avvenuto a soli due turni dalla fine del campionato, segnando molte tribolazioni: in quel periodo, l'allenatore divenne essenzialmente vittima delle tensioni tra le fazioni interne del club. In particolare, una delle correnti, più legata alla vecchia guardia, non gli fu certo alleata.

Le tensioni aumentarono progressivamente settimana dopo settimana, culminando con il suo licenziamento al trentaseiesimo turno e la nomina del debuttante Ciro Ferrara, che riuscì a vincere le ultime due partite di campionato, garantendosi così la conferma per la stagione successiva. Tuttavia, dopo 21 giornate deludenti e una disastrosa stagione in Champions League, anche lui venne esonerato e sostituito da Zaccheroni. Ma è un'altra storia.

Il caso Cannavaro

Negli ultimi tempi, Repubblica ha confermato le voci che correvano già allora: il pomo della discordia fu anche il ritorno di Fabio Cannavaro alla Juve. Dopo tre anni in Spagna, Blanc e Secco contattarono il capitano della Nazionale italiana, il cui contratto era in scadenza, offrendogli la possibilità di tornare alla Juventus, nonostante l'opposizione dei tifosi che lo consideravano un traditore e un disertore. Quel che non si sa è che anche Ranieri si oppose al ritorno di Cannavaro.

Quando Blanc e Secco organizzarono una riunione per comunicargli l'interesse della Juventus, Ranieri espresse la sua contrarietà all'operazione, ritenendo che accogliere Cannavaro sarebbe stato un segno di mancanza di rispetto verso coloro che avevano accettato di rimanere e di affrontare la Serie B, che ci sarebbe stato un rischio di disarmonia nello spogliatoio e che non si poteva trascurare l'umore dei tifosi. Nonostante l'opposizione di Ranieri, i dirigenti proseguirono con i loro piani e già a fine maggio annunciarono l'ingaggio di Cannavaro, accolto con favore da Ferrara. La rottura tra Ranieri e la dirigenza non venne mai ricomposta e il tecnico rimase fedele ai suoi principi.

Per la cronaca, l'esperienza di Cannavaro alla Juventus andò malissimo. I tifosi non gli perdonarono mai la sua scelta, le sue prestazioni furono deludenti, in linea con quelle della squadra, e il suo contratto non venne rinnovato.