rivalità anquetil poulidor

Altri Sport

Anquetil e Poulidor: la rivalità impari tra il "divo" e "l'eterno secondo"

Se negli anni quaranta e cinquanta a darsi battaglia nel mondo del ciclismo erano stati Fausto Coppi e Gino Bartali, mentre da metà anni sessanta e per un decennio almeno furono Felice Gimondi ed Eddy Merckx a dominare la scena, in mezzo il circuito delle due ruote vide una rivalità tutta francese a tenere banco: quella tra Jacques Anquetil e Raymond Poulidor.

L'eterno secondo contro il Divo

Come abbiamo quasi sempre visto quando parliamo di rivalità così accese, una delle componenti fondamentali è proprio la diversità tra i due contendenti, sia dal punto di vista tecnico che caratteriale.

Nati ad appena due anni di distanza, Raymond Poulidor era però un rappresentante della classe più popolare della Francia di quei tempi. E lui del resto è un personaggio schivo alle grandi ribalte, più vicino ai luoghi di quella provincia in cui era nato e cresciuto e forse proprio per questo amato dalla gente che gli riconosceva quella genuinità e dedizione.

Di tutt'altro stampo invece, Anquetil. Non che avesse origini nobili (anzi), ma certo il suo modo di vivere era decisamente sopra le righe. Normanno di nome e di fatto (nato in Normandia, alto e biondissimo d'aspetto).

Appassionato di carte (con partite a bridge che duravano fino al mattino) e di Champagne, a fare scalpore in quegli anni fu anche la sua relazione, non proprio segreta, con la Jeanine, moglie del suo medico sportivo. Un amore che poi andò avanti in maniera ancora più anticonvenzionale dopo il suo ritiro: Anquetil ebbe infatti una figlia, dalla stessa figlia di Jeanine, con il benestare di entrambe.

Una folle storia d'amore che risulta strana persino oggi, complicata da ulteriori amanti (la fidanzata del figlio di Jeanine) tutte sotto il tetto del castello che Anquetil aveva scelto come dimora. Re del suo personale quanto illegittimo harem (non a caso in molti lo ricordano anche come "Il Sultano").

Risulta quindi facile capire come, almeno per il pubblico, non fosse stato difficile scegliere chi amare e chi odiare: Raymond, sfortunato eterno secondo ma pieno di valori e di passione, e Anquetil, freddo e altezzoso oltre che fuori dalle grazie del buon senso.

Con la bici però, la gara ebbe quasi sempre un risultato altrettanto scontato.

Le grandi sfide: i numeri e i record

Al di là dei suoi comportamenti eccessivi, quando Anquetil saliva in bicicletta era davvero portentoso. Forse uno dei più grandi di tutti per quanto riguarda la capacità di correre veloce contro il tempo (sono oltre sessanta le vittorie nelle sole gare a cronometro).

Ma a incidere il suo nome nella storia del ciclismo, ci sono soprattutto i cinque Tour de France (1957, 1961, 1962, 1963, 1964), oltre due Giri d'Italia (1960 e 1964) e una Vuelta di Spagna (1963).

In effetti è stato il primo ciclista della storia a vincere almeno una volta tutti e tre i "Grandi Giri" del circuito, oltre al secondo in assoluto a cogliere l'accoppiata Giro+Tour nello stesso anno, il 1964 (prima di lui ci era riuscito solo Fausto Coppi). E proprio a Coppi, Anquetil strappò il record dell'ora nel 1956.

Mancano nel suo palmares alcune delle grandi classiche (ma non era quella la sua specialità), così come il titolo di campione del mondo, fermandosi sul secondo gradino del podio nel 1966.

Numeri comunque da grande campione, che non può vantare Raymond nella sua personale bacheca. Pur avendo rivaleggiato spesso per la vittoria in quasi tutte le grandi corse e i grandi giri del ciclismo, Poulidor riuscì ad aggiudicarsi solo una Vuelta di Spagna (nel 1964), finendo però per chiudere otto volte sul podio al Tour de France, senza mai nè vincerlo (due volte proprio appena dietro ad Anquetil), né riuscire a indossare la tanto attesa "maglia gialla".

Sono addirittura quattro le medaglie ai campionati del mondo su strada per lui, anche in questo caso senza alcun successo (1 argento e 3 bronzi). Viene facile insomma, capire come mai fu ricordato come "eterno secondo", così come è stato facile amarlo sportivamente.

Se c'è una stagione in cui i due si diedero battaglia su praticamente ogni fronte, quello è stato il 1964. Forse l'unico anno in cui davvero Poulidor arrivò a un basso dal batterlo al Tour. I due si spartirono gli altri due giri dell'annata (il Giro ad Anquetil, la Vuelta a Raymond), ma a Parigi Anquetil arrivò per primo con appena 55 secondi di vantaggio totale dal rivale (su 125 ore di Tour).