I 16 minuti che intercorrono tra le 14:35 e le 14:51 del 1 agosto 2021 sono senza ombra di dubbio i 16 minuti più incredibili nella storia dell'atletica italiana.
Da Gianmarco Tamberi a Marcell Jacobs, da oro a oro. Se però quello del salto in alto sembrava una sorta di appuntamento con la storia, a lungo sognato ma mai realizzato per varie vicissitudini, la medaglia d'oro nei 100 metri piani è qualcosa che sembrava persino vietato immaginare.
Ritorniamo a quel pomeriggio agostano, uno di quei momenti di cui - che tu sia appassionato di atletica da lustri o spettatore del tutto casuale - per tutta la vita ricorderai con chi eri e cosa facevi.
Nativo di El Paso, in Texas, ma stabilitosi durante l'infanzia a Desenzano del Garda insieme alla madre italiana e al padre che era un militare statunitense, Lamont Marcell Jacobs jr aveva iniziato a praticare l'atletica leggera all'età di 10 anni.
Uno di quei colpi di fortuna, per l'atletica italiana, in cui si fatica assai a trovare talenti. Tuttavia, nessuno avrebbe potuto immaginare fino a quale punto Jacobs si sarebbe spinto.
Alla vigilia delle Olimpiadi di Tokyo, un profilo come quello di Jacobs sembrava poterci fare legittimamente sperare in una finale. Finale olimpica che, è il caso di ricordarlo, nessun italiano era stato fino a quel momento capace di raggiungere.
Persino il leggendario Pietro Mennea, che era sì specialista dei 200 ma a inizio carriera correva spesso anche i 100, si era spinto al massimo fino alla semifinale (Mosca 1980). Si potevano nutrire più fondate speranze di un nuovo record italiano, che tre anni prima Filippo Tortu aveva portato per la prima volta sotto i 10 secondi (9"99), cancellando il 10"01 di Mennea che resisteva dal 1978.
Insomma, al banchetto dell'atletica dei grandi noi ci sentivamo pronti a bussare timidamente, nulla di più.
Già in batteria si intuisce che Jacobs sta bene e raggiungiamo il primo obiettivo: Marcell vince in scioltezza la terza batteria in 9"94: record. L'Italia festeggia un primo obiettivo che, tutto sommato, poteva dirsi atteso.
Il giorno dopo è quello della resa dei conti. In mattinata si corrono le tre semifinali, mentre nel primo pomeriggio è in programma la finale.
Jacobs corre la terza semifinale e già le prime due hanno regalato qualche sorpresa.
La prima aveva visto qualificarsi l'americano Fred Kerley e il canadese Andre De Grasse, due dei grandi favoriti della vigilia, mentre era stato eliminato il giamaicano Yohan Blake.
Nella seconda, era arrivato il sorpresone: Trayvon Bromell, favoritissimo per tutti gli addetti ai lavori, arriva terzo e rimane clamorosamente fuori dalla finale. Resta fuori anche il nostro Filippo Tortu, solo settimo in 10"16, ma per lui le soddisfazioni sarebbero arrivate una settimana più avanti.
La terza semifinale è quella nostra. Il cinese Su Bingtian in corsia 3 impone un ritmo pazzesco, praticamente da finale, ma Jacobs accanto a lui ha un finish di altissimo livello e chiude praticamente appaiato all'asiatico, mentre sulla destra dell'azzurro finisce in linea anche l'americano Ronnie Baker, che termina persino davanti al nostro per un centesimo: 9"83 lui e Bingtian, 9"84 Jacobs.
In questo fotofinish non c'è però posto per nessuna amarezza: siamo in finale dei 100 piani, per la prima volta nella storia dell'atletica italiana, e ci arriviamo non solo con un nuovo record italiano perché il 9"84 è anche nuovo primato europeo!
Siamo in finale allora, e tutto sembra già bellissimo. Ma all'ultimo atto mancano quasi 3 ore e, nel frattempo, noi italiani siamo presi anche da qualcos'altro, che sta accadendo al National Stadium di Tokyo.
Gianmarco Tamberi è infatti impegnato nella finale del salto in alto, in cui arriva allo spareggio contro il qatariota Barshim. I due decidono di non "spareggiare" e la medaglia d'oro finisce sul collo di entrambi. Per l'Italia è una gioia grande ma, subito dopo, lo stesso Tamberi si precipita a bordo pista della finale dei 100, a tifare per Jacobs.
Marcell Jacobs parte dalla corsia 3, ma c'è subito un colpo di scena. Il britannico Zharnel Hughes fa una falsa partenza e viene squalificato. Pertanto, la finale vede la corsia 4 - proprio quella alla destra dell'italiano - vacante. A Jacobs manca un riferimento, così come manca a Fred Kerley in corsia 5. Lo statunitense è comunque il netto favorito, davanti al canadese De Grasse, ma tutti temono il cinese Su Bingtian, stratosferico in semifinale. Nessuno, o quasi, si preoccupa di Marcell Jacobs.
Alla partenza, il cinese esce malissimo dai blocchi e si estromette praticamente da solo, mentre Jacobs e Kerley non sono solo i migliori allo start, ma anche quelli che ai 50 metri mettono in atto la progressione più efficace. Per lunghissimi istanti, Kerley sembra sul punto di sopravanzare l'italiano, ma l'incedere di Jacobs continua ad essere maestoso e, anzi, Jacobs prende la meglio in maniera netta sul traguardo: 9"79, poi corretto in 9"80.
Ancora record italiano, il terzo in 24 ore, ancora record europeo, il secondo in due ore, ma stavolta con una ciliegina mica da nulla: la medaglia d'oro olimpica.
In pista c'è Gianmarco Tamberi, ancora con il tricolore a mò di mantello per le celebrazioni in corso per la sua, di medaglia d'oro. Gimbo corre ad abbracciare Marcell: un bellissimo abbraccio tutto d'oro. Un abbraccio che, fino a 16 minuti prima, non potevamo nemmeno immaginare.
Gli inglesi rosicano in maniera evidente, ipotizzando possibili scenari di doping per il fresco campione olimpico azzurro. Ma è solo l'antipasto per una goduria doppia. Una settimana dopo Jacobs, Tortu, Desalu e Patta conquistano anche l'oro nella 4x100, proprio davanti alla Gran Bretagna.
Ma qualche giorno dopo, pensa un po', proprio la nazionale britannica viene squalificata e perde la medaglia d'argento. E per cosa? Per doping di uno dei suoi 4 atleti. Ah, il karma!