Difficile identificare meglio una rivalità sportiva, di quella occorsa negli anni ottanta e novanta tra Alain Prost e Ayrton Senna.
Due dei migliori piloti di Formula 1 della storia, che si sono affrontati non su sponde diverse di un fiume, ma affiancati quasi sempre allo stesso muretto, di una McLaren dominante, in quel frangente.
Diversi in tutto, tranne che nella macchina e nel talento. Ad alimentare ancora di più quei contrasti che hanno diviso il pubblico di quegli anni, affascinati dalla magia di "The Magic" Senna, così come dalla meticolosa attenzione del "Professore" Prost.
Prost e Senna sono divisi da cinque anni di differenza, sufficienti a fare in modo che il francese approdasse sul grande palcoscenico della Formula 1 in netto anticipo, abbastanza da guadagnarsi i gradi di pluricampione del mondo con la doppia vittoria consecutiva nel '85 e nel '86 alla guida di una superba McLaren.
Ma mentre il "Professore" Prost metteva tacche sul casco, anche il giovane e affascinante brasiliano cominciava a muovere i suoi primi passi nel mondiale, diventando presto uno dei top player grazie a una Lotus competitiva che gli ha consentito di arrivare per ben 22 volte sul podio in tre stagioni, con tanto di sei vittorie totali.
E proprio nella stagione 1987, Senna concluse il mondiale al terzo posto, davanti a un Prost che per stimolare la sua scuderia, approvò volentieri di accogliere il brasiliano nel team. Ma il "gregario" si rivelerà presto essere un temibile avversario, forse l'unico in grado di battere il francese in quel periodo.
Anno di grazia 1988, la McLaren mette insieme il suo dream team guidato dal pluricampione del mondo Prost e dal più promettente del lotto dei piloti, Ayrton Senna. Proprio il brasiliano si era già messo in mostra con la Lotus nelle stagioni precedenti, ma ora che finalmente è al volante di una vettura ultra competitiva, la differenza è lampante.
Malgrado sia Prost quello con i gradi sul petto, la "prima guida" della scuderia per l'annata in corso, è invece Senna a inanellare giri veloci, dimostrandosi imbattibile sul giro secco (chiuderà la stagione con 13 pole position su 16 gran premi).
Il dominio McLaren è assoluto, sono praticamente sempre Prost e Senna a giocarsi le prime due posizioni (saranno 10 le "doppiette" stagionali), con il francese che parte meglio con tre vittorie nei primi quattro gran premi ma un Senna che pian piano prende il ritmo gara e ne vince sei dei successivi sette (i mancanti sono a parti invertite).
L'unico gran premio della stagione non vinto dalle McLaren, sarà proprio quello di Monza, dove Berger e Alboreto misero le due Ferrari in cima al podio, ricordando così la scomparsa del Drake di qualche giorno prima. Impresa riuscita, solo per l'uscita prematura delle due McLaren, ampiamente al comando prima dei problemi tecnici.
Un'annata trionfale per la scuderia, ma anche le fondamenta per la crescita della rivalità interna, con i due piloti a darsi battaglia ben oltre i confini dei compagni di squadra (in Portogallo rischiarono di finire fuori entrambi in un sorpasso tra loro).
Morale della favola, Senna vince il suo primo mondiale all'esordio in McLaren, e lascia a Prost il ruolo di secondo incomodo.
Una rivalità interna che se, come ha sottolineato lo stesso Prost diversi anni dopo, stava costringendo tutti e due i piloti a dare il 110% dell'impegno per poter battere l'altro, aveva parimenti diviso il pubblico dell'epoca.
Prost e Senna, del resto, erano davvero due icone opposte in tutto. Il francese metodico e accurato nella programmazione di gara e nella guida, il brasiliano che lasciava al suo istinto naturale parte del suo stile al volante.
Senna nella parte del bello, buono (non caso impegnato costantemente in opere sociali e di beneficenza) e affascinante, Prost in quella (suo malgrado) di antipatico della situazione, visto il suo carattere più riservato e schietto.
Due elementi che l'alchimia della Formula 1 ha messo insieme, amici e nemici al contempo. Una stabilità però, che non poteva durare a lungo quando viaggi sul filo del rasoio a bordo di certi bolidi.
Con le gerarchie ribaltate (e il francese che accusa qualche favoritismo della scuderia proprio verso Senna), i due piloti si ripresentano al mondiale ancora a bordo della vettura nettamente più forte di tutte. Saranno ancora loro (e solo loro) a potersi giocare il titolo.
Senna continua a essere il più veloce di tutti (anche in questa stagione chiuderà con 13 Pole su 16 GP), partendo meglio anche in gara con tre vittorie nelle prime quattro uscite. Tra queste, quella di San Marino a Imola, dove però ci fu anche lo "sgarbo" che diede al duello la svolta decisiva in quanto a cessata amicizia.
La ripartenza dopo l'incidente di Berger (con l'auto in fiamme al Tamburello), diede modo ai due di un nuovo scatto dalla prima fila. Il patto era che chi fosse arrivato primo alla curva della Tosa, avrebbe mantenuto la posizione in quel giro, in modo da non rischiare danni.
Detto fatto, Prost partì meglio arrivando per primo all'ingresso in curva, salvo poi vedersi il compagno di squadra passarlo qualche momento dopo e involarsi in solitaria.
Nella parte centrale il duello tra i due fu frenato da diversi problemi tecnici che coinvolsero la vettura di Senna, con Prost così che riuscì a prendersi un piccolo margine di punti in classifica, specialmente dopo il Gran Premio del Portogallo, quando un Mansell (su Ferrari) già squalificato dalla direzione gara per una manovra ai box, continuò imperterrito la corsa andando anche a scontrarsi con Senna (primo in quel frangente) che fu costretto al ritiro.
La squalifica di Mansell per la gara successiva non rende però punti al brasialiano, costretto a vincere tutte e tre le gare restanti per sperare ancora nel titolo. In Spagna in effetti arrivò davanti a tutti (con Prost sul terzo gradino del podio), ma le cose precipitarono nella gara in Giappone.
La gara che poteva valere il secondo mondiale, fu probabilmente una delle più incredibili della storia, soprattutto in chiave rivalità tra i due.
Dopo la solita pole di Senna infatti, fu Prost a partire meglio tenendo la testa per oltre metà gara.
Il brasiliano però aveva un ritmo maggiore e proprio in un tentativo di sorpasso, Prost chiuse la strada al compagno/rivale facendo finire entrambi fuori pista.
Per il francese era la consacrazione a campione del mondo, tanto che uscì subito dalla macchina chiudendo la sua corsa. Senna invece, restò alla guida e grazie alla spinta dei commissari, tornò in corsa, pur dovendosi fermare ai box per sostituire il muso danneggiato della vettura.
Il ritorno in pista vide un Senna indiavolato, rimontare giro dopo giro il vantaggio su Alessandro Nannini, al comando dopo l'incidente tra le due McLaren. Tanto che al 50° passaggio, tornò in testa e chiuse primo sotto la bandiera a scacchi.
Una vittoria che avrebbe potuto riscrivere il mondiale di quella stagione, cancellata però poco dopo la fine della corsa per una squalifica inflitta al brasiliano dalla direzione gara, in seguito al suo rientro in pista dopo l'incidente per aver tratto vantaggio dalla spinta sulla via di fuga della chicane.
Una decisione che scatenò le ire di Senna, soprattutto verso la FIA e il presidente Balestre (si arrivò persino alla multa e al ritiro della licenza di guida), ma in parte anche quelle di Prost, deluso dal fatto che la stessa scuderia McLaren fece ricorso verso la direzione gara, confermando i dubbi del francese sulle preferenze verso il suo compagno di scuderia.
Non a caso lo stesso Prost, dopo aver vinto il suo terzo mondiale in carriera, lasciò la McLaren per trasferirsi la stagione successiva in casa Maranello.
Il cambio di scuderia di Prost, non fece altro che fomentare ancora questa rivalità ormai dichiarata tra i due piloti.
Ora oltre alla sfida personale, c'era anche quella tra due team in perenne battaglia, con la Ferrari che proprio grazie al campione del mondo in carica cercava quella spinta in più per tornare a essere competitiva.
Detto fatto, perchè in quella stagione 1990 il cavallino mise a disposizione del francese una macchina di alto livello, capace di portarsi a casa 4 vittorie nei primi otto gran premi della stagione.
Altri tre però, fu proprio Senna a vincerli, confermando il comando della classifica grazie a ulteriori tre vittorie dopo metà stagione (Germania, Belgio e Monza).
La Ferrari di Prost si trova così costretta a inseguire, riaprendo i giochi però a due gare dalla fine del campionato, quando le Ferrari colsero la doppietta a Jerez approfittando del ritiro dello stesso Senna.
Una sorta di deja-vù della stagione precedente, con il titolo che si gioca ancora una volta sul circuito di Suzuka in Giappone. E siccome il destino costruisce bene le sue storie, la rivincita di Senna è beffarda, soprattutto per i tifosi della rossa.
Come l'anno precedente, ma a parti invertite, è Prost che brucia Senna in partenza mettendosi davanti alla McLaren, il quale però proprio alla prima curva, prosegue la sua corsa tamponando la Ferrari e spedendo entrambe sulla via di fuga.
Gara chiusa per tutti e due che si dirigono a piedi verso i box, uno da nuovo campione del mondo, l'altro con l'amarezza della grande occasione persa e la convinzione di aver appena subito un torto.
Sarà poi lo stesso Senna ad ammettere quel torto, figlio delle incomprensioni della stagione precedente. Anche se questa volta la stessa FIA non prenderà alcuna decisione punitiva nei confronti del brasiliano.
Quel finale amarissimo per Prost, sarà anche in qualche modo la fine di un ciclo di rivalsa tra i due.
Un paio di stagioni in cui, nonostante la reciproca stima, gli animi si sono esasperati oltre misura, tanto da mettere in qualche modo a rischio entrambi in pista.
Il francese non riuscirà a ripetere le gesta con la Ferrari, e deciderà di lasciare le corse per tutto il 1992. Anno in cui, forse non a caso, nemmeno Senna si mostrerà al meglio, chiudendo la stagione solo al quarto posto.
La rinfrescata arriva nel 1993, quando Prost coglie l'occasione offerta dalla Williams per un ritorno in pista che sarà trionfale. Sette vittorie nelle prime dieci gare, lasciando le altre tre proprio al suo eterno rivale Senna.
Ma c'è qualcosa di diverso nella loro sfida, lo si vede nei reciproci gesti amichevoli tra i due, negli abbracci sui tanti podi condivisi insieme, negli onori che il brasiliano rende al francese quando vincerà il titolo al termine della stagione.
La sua ultima, davvero, in Formula 1. Sarà lo stesso Prost a svelare poi come Senna lo avesse chiamato più volte per cercare di farlo tornare sui suoi passi, raccontando di quanto fosse importante per lui averlo in pista per cercare di batterlo.
Ma Prost restò sulla sua decisione. E l'anno successivo il destino decreterà una chiusura amara per questa storia, spenta sul quel muretto del circuito di Imola alla terza gara, consegnando alla leggenda e al mito, le gesta del pilota brasiliano, delle sue vittorie, dei suoi record e di questa incredibile rivalità che, oggi più di allora, sembra anche un'amicizia fuori dagli schemi.
Come solo lo sport può regalare.