Forse non sono due nomi conosciuti al pubblico giovane, ma di certo per gli appassionati di NBA sentire parlare di Bill Russell e Wilt Chamberlain, significa tornare con la memoria a una delle sfide più affascinanti degli anni sessanta.
Uno bandiera dei Boston Celtic e a tutt'oggi il giocatore con più titoli NBA in carriera (ben 11), l'altro nella top seven di chi ha segnato più punti in assoluto nella storia, dietro solo a mostri sacri come Jabbar, Malone, Bryant e Jordan.
Insieme, o meglio, uno contro l'altro, per gran parte della propria storia sportiva, ma anche abbastanza diversi tra loro per creare tutti i presupposti di una storica rivalità, che fa discutere ancora oggi.
La storia di Bill Russell ha coinciso, non a caso, con il decennio di totale dominio dei Boston Celtic in NBA. Il giovane centro della Louisiana venne infatti scelto alla seconda chiamata del Draft del 1956, giusto dopo aver vinto la medaglia d'oro con gli USA alle Olimpiadi.
Da allora ha sempre vestito la maglia verde dei Celtics, trascinandoli alla vittoria di 11 titoli NBA in 13 stagioni di permanenza, con una serie di otto anelli consecutivi dal '59 al '66.
Un bilancio mostruoso che la dice lunga su quanto fosse importante vincere per Russell, tanto che negli ultimi anni assunse persino il ruolo di giocatore-allenatore (ottenendo due dei titoli di cui sopra).
Wilt Chamberlain si affaccia alla ribalta della NBA solo nel 1959, dopo due anni passati a giocare con la maglia degli Harlem Globetrotters (visto che non poteva giocare in campionato senza un titolo di studi in tasca).
La sua avventura comincia con la maglia dei Philadelphia Warriors (Golden State) e il suo esordio da "rookies" è disarmante: 43 punti e 28 rimbalzi contro i New York Knicks. La sua stazza (era alto circa 215 centimetri) lo rende immarcabile sotto canestro e nella sua prima stagione da professionista, batte subito tutti i record dell'epoca diventando sia il miglior esordiente (ovviamente) sia il MVP dell'anno.
I Warriors però non sembrano in grado di competere per il titolo in quel periodo di strapotere Boston, e anche WIlt dovrà aspettare fino al 1967, quando con la maglia dei Philadelphia 76ers riesce finalmente a mettere il primo anello al dito, peraltro battendo proprio i Celtics nella finale di Divisione.
Per il "bis", dovrà attendere altri cinque anni e cambiare nuovamente casacca, questa volta con la vittoria dei Los Angeles Lakers nel 1972, quando però Bill Russell aveva già da qualche anno abbandonato le scene.
Lo strapotere dei Celtics però, lo costringerà ad aspettare fino al 1967 per mettere il primo anello al dito, peraltro dopo aver sconfitto proprio i Boston nella finale di conference
Il punto in comune, di fatto, è la posizione in campo. Entrambi agivano come "centro" nelle rispettive formazioni, anche se l'interpretazione del ruolo era decisamente differente nelle caratteristiche dei due. L'unica cosa su cui ci si trova tutti d'accordo, è che siano stati tra i migliori interpreti del ruolo di tutti i tempi.
Solo che diventa difficile fare paragoni, visto che anche i numeri e le statistiche, seguono le rispettive caratteristiche di gioco.
Wilt era una macchina da punti, che arrivava spesso oltre i 60 e ha costantemente tenuto medie oltre i 45 punti a partita per tutte le sue stagioni in NBA (tredici alla fine, come il rivale). A parte questo, le medie dei rimbalzi e degli assist si somigliano molto: circa 30 a partita per Wilt, 22.5 per Russell (4.4 assist di media circa a testa in carriera).
Viceversa, Russell è sempre stato un vero uomo squadra (lo dimostra anche il fatto che abbia finito da allenatore in campo per Boston), dominante nei momenti più difficili e totalmente dedito alla vittoria finale del team. A dimostrarlo, non solo le 11 vittorie di stagione (record assoluto), ma anche il bilancio dei confronti diretti (84 a 58 per Russell) e lo score nelle partite ad eliminazione diretta (16 vittorie e due sole eliminazioni per Russell, contro il 10-11 di Wilt).
In pratica, scegliere tra il giocatore più vincente della storia della NBA e quello che ha inciso di più in attacco. Un dilemma che forse, è meglio non risolvere del tutto, limitandosi ad ammirare questo scontro epico che ha segnato un decennio, tra due giocatori semplicemente straordinari.