L'Airone avrebbe potuto volare praticamente ovunque, ma ha sempre preferito i piccoli nidi. Anche altrove si sarebbe trovato bene, però posti come Brescia lo hanno colpito nell'anima.
Bomber di razza, Andrea Caracciolo, con la sua tipica esultanza, appunto, di spiccare il volo come un airone; per le Rondinelle, poi, un'accoppiata perfetta. Milanese di nascita e di formazione calcistica, tifoso del Milan, come pochi ha rappresentato la certezza di avere un attaccante in grado di fare gol sempre.
In diciotto stagioni consecutive tra Serie A, B e C Caracciolo ha segnato sempre almeno un gol. Anche quando era un virgulto del Brescia, atterrato al Rigamonti dopo una trafila nelle giovanili intorno a Milano, dalla Solbiatese all'Alcione, mitico vivaio del capoluogo lombardo.
Tesserato in D dal Sancolombano, trova un allenatore che gli cambia il ruolo e la carriera. Fino ai 16 anni infatti aveva giocato sempre difensore centrale, Andrea, poi Paolo Sollier (quello delle esultanze a pugno chiuso col Perugia negli anni Settanta, in quanto militante comunista) lo trasforma in centravanti. Del resto l'altezza non mente, siamo sul metro e 90. "Cosa ci fai lì con quelle gambe lunghe? - gli avrebbe detto un giorno Sollier -. Vai davanti e segna, piuttosto".
Dall'altra parte della barricata calcistica Caracciolo inizia a prendere confidenza col ruolo. Il Como lo prende e lo presta in giro senza ricavarne granché. A quel punto, è il 2001, lo prende il Brescia grazie a un'intuizione del direttore sportivo Gianluca Nani e inizia a portarlo in panchina, poi a farlo giocare.
Mai avuto problemi il club lombardo nel buttare nella mischia i giovani: Andrea in realtà è già quasi "maturo", ha vent'anni, e Carlo Mazzone nella seconda metà del campionato comincia a schierarlo con continuità. Debutto contro il Bologna e primo gol, anzi doppietta, in un 2-2 al Piacenza dove gioca la sua prima partita da titolare in coppia con Luca Toni. Siamo nel periodo in cui Roberto Baggio sta cercando disperatamente di rientrare dopo l'ennesimo grave infortunio al ginocchio e Mazzone si arrangia con chi ha a disposizione.
L'anno dopo però Caracciolo va in prestito al Perugia, dove non ingrana molto. Meglio rientrare a Brescia dove stavolta è titolare inamovibile, accanto a Baggio e senza più Toni nel frattempo ceduto al Palermo. Stagione assolutamente folgorante con 12 gol compresa una tripletta a Lecce. Anche quando Roby si ritira, nel 2004, la musica non cambia: annata successiva e di nuovo doppia cifra, nonostante la retrocessione in B. Il Brescia sbaglia clamorosamente il sostituto (ma chi sarebbe stato in grado?) di Baggio, i nuovi attaccanti deludono, da Vonlanthen a Sculli, ma Caracciolo non tradisce segnando 11 volte.
Brescia e il bresciano saranno comunque il buen retiro perenne di Andrea. Anche quando retrocede e va al Palermo, dove di fatto va a sostituire di nuovo Toni, passato alla Fiorentina, segna ma mentalmente è come se fosse sempre al Rigamonti. Debutta in Coppa Uefa, questo sì, e va a bersaglio contro il West Ham di Tevez e Mascherano. In coppia con Makinwa però delude abbastanza nel complesso. Per non parlare dell'anno alla Sampdoria, nel 2007-08: solo un gol, esperienza da dimenticare.
Il Brescia tanto senza di lui è sempre in B e non riesce a tornare in A. Lo fa quando Caracciolo è di nuovo il bomber titolare. Tra il 2009 e il 2010 è assolutamente illegale, va a bersaglio la bellezza di 24 volte in campionato più il timbro decisivo su rigore nella finale contro il Torino che vale la promozione. Arrivato a trent'anni di età Andrea ha richieste anche dall'estero (Glasgow Rangers) per trasferirsi, ma non può lasciare quella che è diventata casa sua. Lo fa solo quando il Brescia retrocede in B, di nuovo, nel 2011. Caracciolo comunque saluta a testa alta, segnando i suoi soliti 12 gol: di testa soprattutto, ma non è che coi piedi se la cavi male.
Un anno tra Genoa e Novara, in A (coi piemontesi si toglie il lusso di segnare una rete bellissima e storica che vale l'1-0 a San Siro contro l'Inter) prima del quarto ritorno alla base, stavolta per un periodo lunghissimo. Sono sei stagioni in cui Caracciolo diventa il terzo giocatore con più presenze nella storia del Brescia (400) nonché il miglior marcatore per distacco (173), annichilendo il precedente record di Virginio De Paoli che resisteva da quarant'anni.
Un grandissimo attaccamento alla maglia, insomma. ""Tutti questi traguardi raggiunti col Brescia - ammetterà - mi fanno enormemente piacere e ripagano di tutte le scelte e rinunce fatte. Non avevo mai pensato di arrivare così in alto con questa maglia, ma mi ripaga di tutte le rinunce fatte. Avrei potuto fare qualche anno in più in A, ma sono comunque contento e onorato di aver fatto tutto quello che ho fatto a Brescia, dove mi sono sentito come un supereroe".
Dal 2012 al 2018 Andrea è il leader assoluto, in campo e fuori, di una squadra che non riesce più a lottare per la Serie A. A lui questo non importa, anche se le battaglie servono solo a galleggiare tra i cadetti. Ci sarebbe anche una retrocessione in Lega Pro, cancellata per via del ripescaggio visto il fallimento del Parma (2015) e una salvezza agguantata all'ultima giornata battendo 2-1 il Trapani (gol di Caracciolo, naturalmente).
I compagni di reparto cambiano di continuo e gli allenatori pure, è una sarabanda incredibile, ma Andrea è sempre lì, in mezzo all'area, a raccogliere cross e palloni sporchi per buttarli in rete. Sempre e comunque miglior marcatore del Brescia, anno dopo anno, fino a diventarlo in assoluto. Gli ultmi sussulti da professionista sono sempre in zona, ma alla Feralpisalò e al Lumezzane, di cui Caracciolo è diventato addirittura presidente. Guai ad allontanarsi da Brescia, comunque, guai a spiccare il volo verso altri lidi.