Calcio

Nicolas Anelka, il ragazzaccio del pallone

Nicolas Anelka è sempre stato un tipo irrequieto. Non esultava mai quando segnava, sembrava sempre in prestito in campo, quasi annoiato dal proprio talento.

Ha vinto una Champions League con il Real Madrid, un Europeo con la Francia, a lungo è stato l'uomo-mercato più ricercato del mondo, ma il retrogusto che ha lasciato è stato sempre amaro.

Anelka giovane fenomeno

Nicolas Anelka è figlio della banlieue parigina, di quella periferia un po' complicata da dove sono usciti comunque decine di fenomeni di tutti gli sport: basti pensare che a Le Chesnay, la città natale dell'ex attaccante, un po' più recentemente è venuto al mondo anche Victor Wembanyama, giovanissimo campione di basket al momento ai San Antonio Spurs nella Nba.

"Nessuno ha mai capito nulla di lui: voleva solo giocare a calcio, rifare in campo quello che faceva per strada nel suo quartiere; ma i giornalisti volevano che parlasse, i politici che li incontrasse, gli sponsor metterlo sotto controllo. A lui tutto questo non interessava: era semplice, modesto, non ha mai voluto essere una stella come invece molti pensano". Queste parole su Anelka sono di Bernard Mendy, suo ex compagno al Paris Saint-Germain, la squadra dove Anelka esplode ancora minorenne, siamo nella stagione 1996-97.

Alto e veloce, Nicolas è una pantera con delle doti tecniche fuori dal normale, forgiato dalle partitelle di marciapiede e rifinito dalla scuola di Clairefontaine: insomma, l'arma offensiva perfetta.

Arriva l'Arsenal che per 500mila sterline lo mette sotto contratto con una delle tante operazioni "al limite" all'epoca dei Gunners, e di tutta la Premier in realtà. Un colpo alla Fabregas, preso ancora minorenne per trasformarlo in professionista, perché in Inghilterra si poteva e altrove no.

L'allenatore dell'Arsenal peraltro è un francese, Arsene Wenger, che sta riempiendo la sua squadra di giocatori talentuosi, da Bergkamp a Overmars. Vittoria in campionato e in FA Cup, ma è chiaro che Anelka è uno da grandissimi palcoscenici, la giovanissima stella destinata a dominare il calcio mondiale.

Sul carattere, meglio sorvolare in realtà. Il primo a rendersene conto è Aimé Jacquet, ct della Francia, che per il mondiale (poi vinto) del 1998 invece di convocare Nicolas sceglie Dugarry, perché "la vecchia guardia preferisce così".

Dal Real al Chelsea

L'estate del 1999 è quella in cui tutto il mondo inizia a conoscere davvero Anelka, che rompe con l'Arsenal e di fatto si mette sul mercato alla ricerca del miglior offerente.

La Lazio arriva a un passo dall'accordo, ma non si concretizza niente fino a quando il Real Madrid compie l'affondo decisivo: 22 milioni di sterline all'Arsenal (oggi sarebbero 25 milioni di euro) e Anelka veste di blanco.

Sarà una stagione del tutto assurda in cui il francese è un corpo estraneo alla squadra anche letteralmente, visto che dopo l'ennesimo allenamento saltato a un certo punto il Real lo "squalifica" per 45 giorni nel marzo del 2000, incluso un taglio dello stipendio per motivi disciplinari.

Quando si pente però i blancos diventano una macchina perfetta. Assieme a Morientes e Raul forma un tridente completissimo che spazza via il Bayern Monaco e 3-0 il Valencia rispettivamente in semifinale e in finale di Champions League.

Il club spagnolo tuttavia si è già rotto le scatole delle bizze di Anelka e lo scarica a fine campionato, con il Psg che si riprende il figliol prodigo.

Inizia un decennio in cui il francese cambia varie squadre senza molta logica: Liverpool, Manchester City, Fenerbahce, Bolton e infine Chelsea. Ai Blues di nuovo trova centralità e un ambiente capace di accettarlo per quello che è, un enorme talento adesso cresciuto e forse maturato.

È suo l'errore decisivo dal dischetto nella lotteria dei rigori della finale di Champions League del 2008 contro il Manchester City, ma per il resto con i Blues è evidente che Anelka rinasca ad alto livello vincendo di nuovo la Premier e la FA Cup.

"Va te faire enculer"

Sotto sotto però qualcosa cova. Non al Chelsea, dove forse grazie all'amico Drogba riesce a tenere a freno i bollenti spiriti; piuttosto, la polveriera è la nazionale francese.

Curiosissima, l'esperienza di Anelka con i Bleus: scartato nel 1998, convocato nel 2000 ma come centravanti di riserva, vince l'Europeo ma non è assolutamente un protagonista.

Dopodiché sparisce per un bel pezzo fino a quando ormai al Chelsea rientra nel giro della nazionale grazie a Raymond Domenech, che in maniera quasi cocciuta vuole mettere Nicolas al centro del villaggio per il mondiale 2010.

L'esperienza è a dir poco fallimentare, visto che la Francia dopo due partite del girone è già eliminata: 0-0 con l'Uruguay e 0-2 con il Messico. Anelka è sostituito all'intervallo del secondo incontro ed è chiaro che non tiri una bella aria.

La bomba la sgancia il quotidiano "L'Equipe", con la prima pagina del 19 giugno 2010. C'è una scritta in caratteri cubitali, "Va te faire enculer, sale fils de pute": tradotto, "Vaffanculo, figlio di puttana". Scritto proprio così, senza censura.

Autore della frase, Nicolas Anelka. Destinatario, Domenech. Le storie tese della squadra vengono allo scoperto e sfociano nel celeberrimo ammutinamento del gruppo pochi giorni dopo, i giocatori si rifiutano di allenarsi dopo che la federazione ha deciso di mandare a casa l'attaccante. Con Domenech costretto all'umiliante lettura di un comunicato che spiegava la decisione della squadra.

E intanto la politica ad aggiungerci il carico con il Ministro dello Sport, Roselyne Bachelot in parlamento: "Una Nazionale dove dei capibanda immaturi comandano su ragazzini impauriti e un allenatore senza autorità".

Anelka a livello internazionale, di Francia soprattutto, è finito. In realtà ha già imboccato la parabola discendente, inclusa la comparsata dal gennaio al giugno del 2013 con la Juventus, nientemeno. Tre presenze complessive e zero gol: per la cronaca, vince lo scudetto.

Anelka e la "quenelle"

Carriera agli sgoccioli per Anelka, ma non le polemiche.

Dopo la Juventus c'è il West Bromwich Albion, si torna quindi in Premier League: dopo aver segnato un gol al West Ham il 28 dicembre del 2013 Nicolas si lascia andare a un'esultanza diversa dal solito, si tocca l'avambraccio destro con la mano sinistra, è un gesto che qualcuno ha già visto da un'altra parte.

Sì, era stato un attore comico francese, Dieudonné, anche attivista politico e negazionista dell'Olocausto, amico di Anelka, finito nell'occhio del ciclone. "Un gesto di solidarietà nei suoi confronti", glissa l'attaccante, immediatamente bersagliato di critiche persino dallo stesso West Bromwich, specie dopo che uno degli sponsor straccia il contratto col club per quell'esultanza, la "Quenelle", così si chiama, per la comunità ebraica si tratta di un gesto dalle connotazioni quantomeno controverse. Anelka becca 80mila sterline di multa e cinque giornate di squalifica, prima che il WBA lo licenzi.

Un altro Ministro dello Sport francese, Valerie Fourneyron, su Twitter, lo attacca: "Una provocazione scioccante e disgustosa". Per la Football Association, la Federcalcio inglese è stato qualcosa di "indecente".
È l'ultima prima pagina in cui Nicolas Anelka (che già ai tempi dell'Arsenal si è convertito all'Islam cambiandosi il nome il Abdul-Salam Bilal) è stato protagonista. Incorreggibile e talentuoso ragazzaccio.