Eppure la finale mondiale Argentina-Francia lo è già, e difficilmente si troverà un essere umano sul pianeta Terra che sostenga il contrario.
Un concentrato di bellezza calcistica e di emozioni in quantità, dosate con una cadenza talmente perfetta da far dubitare che potesse essere artefatta.
Argentina-Francia non era una "semplice" finale mondiale, era come il mostro finale in un videogame degli anni '80-90.
Da una parte la nazionale campione in carica con il giocatore potenzialmente più dominante di oggi e ancora per qualche anno a venire. Dall'altra l'Albiceleste del giocatore più forte dai tempi di Maradona, e che infatti la Coppa del Mondo l'avrebbe riportata in Argentina 36 anni dopo el Pibe.
Ma in questa finale c'era e c'è stato spazio per altri e per altro, compresi i complottisti che si sono inevitabilmente attivati quando Messi e Mbappe, compagni in un club di proprietà dell'emiro qatariota, si sono ritrovati uno contro l'altro nella finale del mondiale ospitato proprio in Qatar.
Ma come detto, quella domenica al Lusail Iconic Stadium c'erano fette di gloria disponibili per altri, dal "Dibu" Martinez re per una notte agli "incompiuti" della Serie A Dybala e Lautaro Martinez, che hanno impreziosito in maniera indelebile le rispettive carriere. E poi El Fideo, che in Serie A sembrava il nonno di quel fantastico 34enne ammirato nella serata più importante del torneo più importante di tutti.
E proprio Ángel Fabián Di María, che alla Juve indossava il numero 22 ma non sembrava certo forte il doppio rispetto al canonico 11 indossato con l'Albiceleste, stappa la partita.
A circa metà del primo tempo, da individuo nato per stare su un campo di calcio e capire cosa sta per succedere con qualche secondo di anticipo, Di Maria capisce che Ousmane Dembelè in marcatura su di lui può far danni, e così lo supera di slancio per poi rallentare con divina sapienza, facendosi rovinare addosso il giocatore del Barcellona appena dentro l'area di rigore.
Sul dischetto non può che andare lui, l'uomo più atteso da almeno 12 anni, ma che di mondiali ne aveva fallito 3. E Messi non fallisce, perché non poteva fallire: 1-0.
Non passano nemmeno 15 minuti dal rigore di Messi, che il fuoriclasse entra nel gol del raddoppio, un capolavoro collettivo che non ci si stancherebbe mai di riguardare.
Montiel pressa come un mastino e recupera sulla sua trequarti difensiva, la porge ad Alexis Mac Allister, che serve di prima Messi sulla linea di metà campo e poi inizia a correre, per riempire le corsie in un contropiede destinato ad entrare nella storia del gioco.
Leo fa una cosa meravigliosa, forse la più bella della sua finale: spalle alla porta, controlla di interno sinistro e poi, prima che la palla ricada, la gira di esterno a Julian Alvarez che ha capito tutto e si è proposto sulla destra. Di prima, il neo acquisto del Manchester City la recapita - con il contagiri - all'accorrente Mac Allister, che a sua volta vede Di Maria solo soletto sulla parte sinistra dell'area e lo serve, ancora di prima. El Fideo sogna da una vita di mettere le mani a cuoricino proprio in un momento del genere, e con il suo sinistro da donare al museo del calcio fulmina Lloris.
Sette tocchi, 2-0.
La partita sembra in ghiacciaia, anche se dall'altra parte c'è una Francia che non vuole e non può accettare di fare da sparring partner.
Ma ci mette un po', e nel frattempo l'Argentina continua a dominare, pur senza trovare il 3-0. A 20 minuti dal termine Kylian Mbappe si sveglia dal torpore e tenta un paio di sortite, ma alla terza induce Otamendi al fallo da rigore.
Lo stesso numero 10 se ne incarica e trasforma, ma dopo neanche un minuto Mbappe si supera, portandosi sui livelli del suo rivale: riceve un pallone alto di Rabiot, servendo di testa Thuram e proponendogli subito il triangolo. Il figlio di Lilian esegue ridandogliela con un pallonetto e... tac, Kylian si esibisce in una mezza rovesciata volante. Pallone forte e rasoterra e stavolta non c'è niente da fare per Martinez.
Si va ai supplementari, ma la girandola di emozioni prosegue con magistrale alternanza.
Al minuto 108, subito dopo l'inizio del secondo supplementare, Lautaro fa la cosa più bella della sua partita, dopo aver divorato un paio di occasioni.
Qui invece riceve da Messi e tira una sassata ravvicinata che Lloris può solo respingere corto. Sulla ribattuta si avventa ancora Messi, che di destro la appoggia in porta da due passi. Koundé prova il salvataggio disperato, ma è abbondantemente oltre la linea.
Sugli oltre 800 gol segnati da Lionel Messi in carriera, appena circa il 13% è stato realizzato di destro, ma uno di questi proprio nella serata più importante.
Poi Mbappe si guadagna (fallo di mano di Montiel) e trasforma il suo secondo rigore di giornata, il terzo nella finale dopo il primo accordato all'Argentina.
Segnare una tripletta in finale e non vincerla deve essere duro da buttare giù, non era mai successo prima e chissà quando succederà un'altra volta.
Ad ogni modo, prima della lotteria dei rigori c'è un episodio di quelli perfetti da commentare con il classico "era destino!".
Siamo al minuto 123, i CT stanno già preparando la lista dei tiratori, ma potrebbe essere tutto inutile perché Kolo Muani sfrutta un buco difensivo dell'Argentina per presentarsi da solo davanti a Emiliano Martinez.
Dibu si esibisce in una parata tanto incredibile quanto parzialmente casuale, ma che lo eleva a un momentaneo status da semi-dio che mette paura ai rigoristi transalpini.
Ne subiranno le conseguenze Coman, che se lo fa parare, e anche Tchouameni, che tira fuori.
Così, il rigore decisivo di Gonzalo Montiel chiude anche l'ultima sub-plot che era rimasta senza una degna conclusione.
Era stato proprio il laterale del Siviglia a causare il rigore del 3-3 con un maldestro fallo di mano.
Se l'Albiceleste avesse perso la Coppa "El Bombero" non se lo sarebbe mai perdonato. Ma il rigore segnato rimette tutto a posto, scrivendo la parola fine su una partita che sarà leggenda anche tra 50 anni.