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Calcio

L'Atalanta di Emiliano Mondonico: dalla B all'Europa tutto in una volta

Ci vorrebbero più Mondonico in questo calcio. Anche adesso che il "Mondo" non c'è più, la sua capacità di trascinare squadre outsider e di lanciare giovani talenti è rimasta come esempio per tanti.

Poi naturalmente del tecnico di Rivolta d'Adda rimarrà per sempre la sedia alzata al cielo ("Un gesto da osteria") durante la finale di Coppa Uefa tra Ajax e Torino, quando allenava i granata, un misto di rabbia e laconica presa di coscienza; tuttavia le sue esperienze all'Atalanta sono state forse ancora più incisive e indimenticabili.

L'Atalanta in B ma in Europa

Sei stagioni, con due trienni diversi: una promozione in A, una retrocessione, una semifinale di Coppa delle Coppe. Questo il bilancio di Emiliano Mondonico con l'Atalanta, uno che ha saputo come pochissimi altri incarnare lo spirito della Dea come club; valorizzare i giovani, divertire e soprattutto divertirsi.

Il "Mondo" è stato l'unico allenatore capace di portare una squadra di Serie B a disputarsi una semifinale di una coppa europea. Questo, forse, è stato il suo vero capolavoro, quando nel 1988 l'Atalanta mentre sta lottando per tornare in A (vero obiettivo stagionale) si issa tra le migliori quattro della Coppa delle Coppe.

Nessuno a Bergamo si dimenticherà mai quella cavalcata iniziata in realtà nell'annata precedente quando a sorpresa l'Atalanta era arrivata in finale di Coppa delle Coppe, perdendo contro il Napoli di Maradona.

Tuttavia il contemporaneo trionfo in campionato degli azzurri aveva spalancato alla Dea le porte della seconda competizione continentale, almeno per l'epoca. Qualcosa che oggi non sarebbe possibile.

Piccolo problema, l'Atalanta nel frattempo era retrocessa in B. Poco male, dopo l'impatto un po' da marziani con il torneo, la sfida agli impronunciabili dilettanti gallesi del Merthyr Thydfil, piegati solo 3-2, ecco l'impresa contro l'Ofi Creta, ribaltato 2-0 in casa dopo la sconfitta 1-0 in Grecia.
Finita? Macché. Il crescendo raggiunge il suo apice quando ai quarti di finale cade nientemeno che lo Sporting Lisbona, una sorta di spauracchio per l'Atalanta in Europa, visto che nel 1963 aveva eliminato i nerazzurri in Coppa delle Coppe: stavolta è diverso, 2-0 a Bergamo, addirittura 1-1 in Portogallo e semifinale.
Garlini, Progna, Nicolini, Cantarutti lo svedese Stromberg rimasto anche nella serie cadetta: sono questi i nomi che stanno facendo la storia, fino alla semifinale contro il Malines o Mechelen, in base alla zona del Belgio da cui si vuole pronunciare il nome di questa nobilissima squadra del calcio europeo.

In migliaia partono da Bergamo in direzione delle Fiandre e tornano a casa quasi contenti dopo l'andata, persa solo per 2-1. Al ritorno poi un rigore di Garlini per 18 minuti promuove addirittura l'Atalanta in finale di Coppa delle Coppe, prima della rimonta dei belgi, che si impongono 2-1 e lasciano la Dea e Mondonico con l'amaro in bocca.
Il torneo che doveva essere un "di più" rispetto alla Serie B, il vero obiettivo da conquistare, è diventato una splendida cavalcata. Il doppio fronte diventa unico e solo con una gran volata l'Atalanta riesce ad arrivare quarta nel campionato cadetto, guadagnandosi il ritorno in A.

Il Mondonico-2: Vieri, Inzaghi e Morfeo

Il "Mondo" saluta l'Atalanta nel 1990 per andare al Torino, ma ci ritorna nel 1994 per riportare la Dea in Serie A. Missione compiuta al primo colpo, naturalmente, però il bello deve ancora venire.

Quando si parla di un club come quello bergamasco che pesca e valorizza i giovani, è con Mondonico in panchina per il successivo quadriennio che questo concetto si sublima.

Per due anni di fila l'Atalanta infatti cede il proprio centravanti alla Juventus dopo averlo lanciato in Serie A. Il primo è Christian Vieri, che esplode nella stagione 1995-96: un attaccante come non si vedeva da tempo e su cui Mondonico costruisce una squadra che si salva in carrozza.

Poi arriva la Juventus, si prende "Bobo" e per l'Atalanta è tempo di trovare un altro centravanti. Nessun problema, i nerazzurri vanno dal Parma e si fanno dare un 23enne che non sta trovando spazio in Emilia, chiuso da una concorrenza feroce: si chiama Filippo Inzaghi, ma tutti lo chiamano "Pippo".

Mondonico non ha bisogno di schemi raffinati, a volte basta un bomber di razza e molta fantasia dietro: per i gol ci pensa Inzaghi, che diventa addirittura capocannoniere del campionato con 24 reti, al resto una vecchia conoscenza del "Mondo" come Gigi Lentini, svezzato al Torino e un po' persosi al Milan, e soprattutto un fantasista mancino capace di passaggi al millimetro, Domenico Morfeo.

Di nuovo a fine stagione arriva la Juventus, che nel frattempo ha ceduto Vieri all'Atletico Madrid, e si porta via il centravanti dell'Atalanta: Inzaghi veste bianconero e al suo posto a Bergamo plana Cristiano Lucarelli.

Stavolta non andrà bene perchè la Dea nel 1998 retrocederà in B, ma Mondonico non viene esonerato durante la stagione, nonostante le difficoltà.

Per il tecnico di Rivolta d'Adda e il suo gioco pane e salame è l'ultima esperienza con l'Atalanta, anche se per sempre il suo ricordo rimarrà tra i tifosi bergamaschi. Una terra a cui comunque legherà altri momenti d'oro, come il biennio in B all'AlbinoLeffe tra il 2009 e il 2011.