Calcio

Il Barcellona di Guardiola: uno spartiacque per la concezione moderna del calcio

Ci sono squadre che hanno cambiato per sempre il gioco del calcio, come l'Olanda di Cruyff o il Milan di Sacchi. E poi, lassù nell'iperuranio, c'è il Barcellona di Pep Guardiola.

Il calcio è uno sport in continua evoluzione. Come un vaso d'argilla, si plasma costantemente e assume forme sempre diverse. Guardandosi indietro e osservando i mutamenti assunti nel corso dei decenni, possiamo raggiungere un assioma fondante.

Esiste un calcio prima e dopo il Barcellona di Guardiola. Quella squadra, quel metodo, quell'espressione di gioco ha rivoluzionato il moto rotatorio di questo sport, deviando per sempre la sua traiettoria.

Come ogni Deus ex machina, Pep Guardiola ha potuto usufruire della venuta del Messia. Anzi, molto più semplicemente di Messi. Lionel Andres Messi. Il Barcellona poggia il suo mito sulle prodezze del nativo di Rosario, ma non solo. Alle sue spalle, l'undici blaugrana di quel ciclo si può recitare a memoria.

L'ascesa del Barcellona di Guardiola: il Triplete

Victor Valdes tra i pali, supportato dalla coppia Puyol e Piqué. Ai loro lati Sylvinho e Yaya Touré, poi è pura poesia. In cabina di regia, l'intelligenza tattica di Busquets permetteva a Guardiola di schierare sia Xavi, il genio, che Iniesta, il prestigiatore. Chiude lo schieramento il tridente Messi-Eto'o-Henry.

Questo l'undici scelto da Guardiola nella finale di Champions League, vinta 2-0 grazie alle reti di Eto'o e Messi, contro il Manchester United. Giunti all'ultima partita della stagione 2008/2009 il Barcellona aveva già vinto Liga e Copa del Rey. Un ultimo passo e per i blaugrana sarebbe stato Triplete.

Nell'estate 2008, il Barcellona sostituisce Frank Rijkaard con Pep Guardiola, aprendo di fatto una nuova era. Lo si denota dalle illustri cessioni effettuate. Salutano la Catalogna Ronaldinho e Deco, ma anche Thuram e Zambrotta.

Allo stesso tempo, arrivano anche elementi cardine del nuovo ciclo. Un futuro perno della fascia, come Dani Alves, oppure colui che raccoglierà lo scettro di Puyol: Piqué. Oltre a loro, dalla cantera viene promosso un giovanissimo Sergio Busquets.

L'esordio del Barcellona di Guardiola, incredibile a dirsi adesso, è una sconfitta per 1-0 in casa del Numancia. Da quel momento, però, la truppa blaugrana non si ferma più. Rifila 6 reti al Gijón, al Valladolid al Malaga e all'Atletico Madrid, 5 all'Almeria e al Deportivo la Coruña, 4 a Numancia e Valencia.

Il mese di maggio nel 2009 è una sorta di mantra del Barcellona di Guardiola. Il 2 maggio batte 2-6 il Real Madrid al Bernabeu e il 13 ne rifila 4 all'Athletic Bilbao in finale di Copa Del Rey. La ciliegina sulla torta viene messa il 27, battendo il Manchester United a Roma.

La prima innovazione tattica: il Tiki - Taka

Filosoficamente parlando, notare che l'impero di Guardiola sia stato convalidato di fatto a Roma, risulta una particolare curiosità. Una squadra che segna 5 gol al Lione e poi 4 al Bayern, per trionfare ovunque abbia partecipato, raggiunge il suo apice nella Capitale.

L'idea di Guardiola è sfruttare al massimo la potenzialità tecnica della sua squadra. L'obiettivo è far viaggiare la palla. Per farlo, serviva dare precise indicazioni ad ogni componente del meccanismo. Il suo passato da cervello del Barcellona, col quale ha vinto tutto da giocatore, ha aiutato ad infrangere tutte le barriere.

In primis, da quel Barcellona 2008/2009 nasce un nuova tipologia di gioco: il Tiki Taka. Stop e passaggio di prima. Ritmo. Un, due, tre, quattro, Quella squadra impara lo spartito a memoria e inizia a suonare. Come un'orchestra, armonizza alla perfezione quei dettami, rendendoli spettacolo allo stato puro.

L'esperimento fallito Ibrahimovic

Nell'estate del 2009 il Barcellona campione di tutto piazza un colpo da novanta. La già apparentemente imbattibile squadra catalana inserisce nella propria scuderia Zlatan Ibrahimovic. All'Inter, in cambio, arriva Samuel Eto'o.

Il Barcellona lega a doppio filo il proprio destino con l'Inter, ma ancora non ne è consapevole. L'idea di Guardiola è quella di rinforzare il proprio attacco con una punta che possa aggiungere fisicità senza abbassare la qualità tecnica.

Inizialmente l'esperimento appare funzionare. Il Barcellona fa un sol boccone del Bilbao in Supercoppa di Spagna e dello Shakhtar in Supercoppa Europea. La squadra di Guardiola domina la Liga e vince, nel dicembre 2009, anche il Mondiale per club. In appena 18 mesi, il tecnico ha già conquistato ben sei trofei.

Anno nuovo, vita nuova. E così è per quel Barcellona. Ad inizio gennaio 2010, i blaugrana salutano la Copa del Rey, venendo eliminati a sorpresa dal Siviglia. La squadra di Guardiola scopre di essere battibile, tornando in alcune occasioni sulla terra. Anche gli avversari, nel frattempo, capiscono di non giocare contro degli alieni.

Se la Liga è pratica acquisita, in Champions League il bivio è la semifinale contro l'Inter. L'acquisto di Ibrahimovic sembra aver creato un effetto calamita con la compagine nerazzurra, già affrontata nella fase a gironi. Il Biscione elimina Messi e compagni, andando poi a vincere il Triplete a sua volta.

Il rapporto tra Ibrahimovic e Guardiola si sgretola nell'arco della stagione. Con l'eliminazione dalla Champions League proprio per mano dell'Inter, entrambi capiscono che le loro strade sono destinate a separarsi.

L'apoteosi: dalla Manita alla seconda Champions

L'estate 2010 è quella della cessione di Ibrahimovic al Milan. Pep Guardiola torna all'origine e all'attacco leggero, puntando tutto su David Villa. L'attaccante prelevato dal Valencia si inserisce alla perfezione nello spogliatoio e negli schemi dei blaugrana. Oltre a questo, a rinforzare la mediana arriva un veterano come Javier Mascherano.

Dopo questa campagna acquisti, il Barcellona dichiara al mondo la volontà di vincere tutto, ancora. In Liga demoliscono uno alla volta tutti gli avversari, avanzando senza intoppi. Otto giorni prima del grande scontro col Real Madrid, gli uomini di Guardiola vincono 0-8 sul campo dell'Almeria.

29 novembre 2010. Questa data è scolpita nella storia del calcio. Quella sera, il Barcellona di Guardiola gioca la gara simbolo di quel ciclo. Quella è la sera della Manita inflitta al Real Madrid di José Mourinho. Quella, considerando il valore dell'avversario, è forse la maggiore prova di forza mai vista su un campo da calcio.

Il Barcellona non fa di fatto mai vedere la palla ai giocatori del Real Madrid, che soccombono senza nemmeno riuscire a reagire. Dopo una prova tanto convincente, il Tiki Taka è ufficialmente religione. Quella prestazione è il momento esatto in cui il calcio entra in una nuova era.

Ancora una volta, la vittima sacrificale nella finale di Wembley è il Manchester United. Memore del ko di due anni prima, Ferguson, Rooney e compagni ce la mettono tutta. Semplicemente, quel Barcellona è ingiocabile per chiunque. Una sorta di lesa maestà da parte dell'Europa intera va in scena quella sera del 28 maggio 2011.

Lionel Messi supera i 47 gol segnati nella stagione precedente, realizzandone addirittura 55 tra tutte le competizioni. Come nel 2009, è l'argentino il simbolo di questo trionfo, ma la portata di esso è decisamente maggiore del precedente.

Pep Guardiola arriva ad un passo dal secondo Triplete in tre anni, ma non lo raggiunge. A rovinare il filotto del tecnico del Barcellona ci pensa il Real Madrid, capace di imporsi sui blaugrana per 0-1 nella finale di Copa del Rey.

La fine del mito: l'ultima stagione di Guardiola al Barcellona

Se per risultati e titoli la stagione 2011/2012 è la peggiore, per così dire, di Guardiola al Barcellona, allo stesso tempo è la migliore di Messi. L'argentino segna ben 73 reti tra tutte le competizioni, raggiungendo vette sfiorate prima solo da Maradona e Pelé.

Come Guardiola, anche Messi stava entrando a suon di giocate fenomenali nell'Olimpo del calcio. Il Barcellona, nel frattempo, inserisce anche Fabregas e Alexis Sanchez nel proprio roster.

La stagione si apre con la vittoria della Supercoppa Europea e della decima Supercoppa Spagnola della propria storia contro gli acerrimi rivali del Real Madrid. I Blancos, tuttavia, mettono in seria discussione la lotta per il trono in campionato, chiudendo davanti il girone d'andata.

Come due anni prima, il Barcellona ritrova nella fase ad eliminazione diretta una squadra di Milano già affrontata ai gironi: il Milan. I blaugrana superano l'ostacolo e accedono alle semifinali. In quel turno, però, il cammino degli uomini di Guardiola si interrompe.

Ad eliminare il Barcellona dalla Champions League è il Chelsea di Di Matteo, che come l'Inter due anni prima vince il trofeo. I blaugrana, inoltre, chiudono per la prima volta al secondo posto in Liga, dietro al Real Madrid.

Con la vittoria della Copa del Rey e del Mondiale del Club, il Barcellona vince 4 titoli anche in quella stagione, ma rinuncia ai due più prestigiosi. Quella è la stagione del record di gol segnati: 190, cifra che supera anche i 158 del 2008/2009. Allo stesso modo, quella è anche l'ultima stagione di Guardiola in panchina.