Calcio

Come è nata la leggenda del Bayer "Neverkusen"

Uno dei primati più prestigiosi nel calcio è senza dubbio il triplete. La vittoria di tre competizioni ufficiali nel corso della stessa stagione (campionato, coppa nazionale e coppa europea) non è cosa di tutti i giorni

C'è una squadra, però, nella storia del calcio che riuscì nell'impresa al contrario. Infatti, il Bayer Leverkusen, ribattezzato per l'occasione "Bayer Neverkusen", nella stagione 2001/02, e nel giro di 11 giorni, perse Meisterschale, DFB-Pokal e Champions League.

Il Bayer sembra incarnare perfettamente la cosiddetta "paura di vincere", ed è stato proprio così. Ma anche per i peggiori incubi c'è una ragione scatenante e quella dei rossoneri fu da attribuire al finale amaro della stagione di due anni prima.

Le origini

La storia inizia proprio nel maggio del 2000 quando, nell'ultima giornata della Bundesliga, il Bayer Leverkusen, primo in classifica, andò di scena sul campo dell'Unterhaching mentre il Bayern Monaco, secondo, ospitò il Werder Brema. Al Leverkusen sarebbe bastato un punto per portare a casa la gloria del Meisterschale, forte del +3 in classifica. Due risultati su tre.

Davanti l'Unterhaching che non aveva più nulla da chiedere al campionato e invece, in quella giornata di maggio, accadde quello che non ti aspetti. Su un cross proveniente dalla destra, Michael Ballack si allunga per fare una di quelle chiusure che non spetterebbe a lui, dato essere un centrocampista offensivo, nel bel mezzo della propria area di rigore, realizzando l'autogol che spalancò la porta su un dirupo.

Il Leverkusen perderà la partita 2 a 0 e al fischio finale fu festa per il Bayern Monaco. I bavaresi, infatti, chiusero la pratica Werder Brema in 15 minuti e con il 3 a 0 si portarono a casa uno dei campionati più pazzi di sempre. Cedette di schianto il Leverkusen, a mezzo centimetro dal traguardo, generando nei cuori dei tifosi, ma anche dei calciatori, un solco enorme che verrà colmato solo dalla paura. La paura di vincere...

"Fallisci ancora, fallisci meglio"

Che fosse una stagione particolare, quella del 2002, lo si capisce subito. Infatti, in un giorno di luglio del 2001, Lucio, con una doppietta, stese il Wolfsburg, non proprio il marcatore che ti aspetti. La prima sconfitta in campionato arrivò il primo dicembre dopo 14 risultati utili consecutivi. Una striscia importante, di cui ci furono i pareggi negli scontri diretti contro Bayern Monaco, Schalke 04 e Borussia Dortmund, la partita dove segnò, tra l'altro, il primo goal Berbatov.

Il Bayer si laurea così campione d'inverno e, nel frattempo, fa anche strada nelle coppe. In particolare, in Champions, dopo aver passato i preliminari contro la Stella Rossa, nel primo gruppo eliminò Lione e Fenerbahce, passando assieme al Barcellona. Quella Champions, però, prevedeva il doppio girone, e il sorteggio fu terribile. Dall'urna uscirono Arsenal, Juventus e Deportivo La Coruña.

Verso la Gloria

Il 10 marzo, quando finirono i match di Champions, a passare alla fase a eliminazione diretta sono i tedeschi, tra l'altro insieme agli spagnoli. Ma andò anche meglio dato che cinque giorni prima il Bayer batté il Colonia in semifinale di Coppa di Germania, prenotando un posto nella finalissima contro lo Schalke 04.

Eppure no, non è neanche questa la cosa migliore perchè il 24 febbraio, con un 4 a 0 al Borussia Dortmund, i rossoneri si ripresero la vetta della Bundesliga. I numeri parlano chiaro: una squadra che al massimo ha vinto una Coppa di Germania e una Coppa UEFA può puntare a un clamoroso Triplete.

All or Nothing

È il 20 aprile 2002, terzultima giornata di Bundesliga. Il Bayer Leverkusen ospita il Werder Brema. La corsa al titolo questa volta è con il Borussia Dortmund, ma la squadra rossonera, allenata da Klaus Toppmöller, è stata in testa per metà stagione e, salvo un crollo tra gennaio e febbraio a cui ha posto rimedio in seguito, ha dominato il campionato. Sembra tutto scritto per la vittoria del titolo finale.

Dunque, mancano solo 270 minuti al termine della stagione e sono 5 i punti di vantaggio rispetto al Dortmund. Ma nel primo dei 3 match point, il Bayer fallisce miseramente cadendo in casa. Si arriva al 27 aprile con i rossoneri che vantano due punti di vantaggio sul Borussia. La partita è in trasferta in casa del Norimberga dove però il Leverkusen non riesce a ritrovarsi. Un colpo di testa di Marek Nikl fissa il punteggio sull'1 a 0, mentre il Dortmund, ad Amburgo, vincerà per 3 a 4.

I gialloneri sorpassano in vetta il Leverkusen, che cade nello sconforto. L'ultima giornata è ancora peggio dato che il Bayer fa il suo battendo l'Hertha, mentre al Westfalenstadion il BVB soffre andando sotto contro il Werder Brema ma che alla fine rimonta vincendo la partita e il Meisterschale, che prenderà la via di Dortmund.

Ed ecco il 15 maggio 2002, finale di Champions League. Il Leverkusen ci arriva con il morale a terra dato che quattro giorni prima ha perso contro lo Schalke 04 la finale di DFB-Pokal, in una partita completamente regalata all'avversario e finita 2 a 4. Zero su due dunque fino a quel giorno di metà maggio. Ma la finale di Champions League è una partita a sé e tutto il resto conta poco. A Glasgow di fronte c'è il Real Madrid dei Galacticos.

Raul e Lucio fissano il punteggio sul 1 a 1 nel primo quarto d'ora, poi Zidane si inventa una magia che rimarrà negli annali della storia della storia della Champions League e porta avanti le merengues. Il Leverkusen si spegne man mano che arriva la fine e viene fermato sugli ultimi tentativi da un giovanissimo Iker Casillas. Triplice fischio. Il triplete al contrario è servito.

Cosa lascia alla storia del calcio il "Neverkusen"?

Forse una delle squadre più forti degli ultimi vent'anni a non vincere il titolo di campione di Germania. Quello del Leverkusen non era semplicemente un exploit, ma il punto di arrivo di un percorso iniziato già diversi anni prima.

Una rosa costruita per vincere anno dopo anno, aggiungendo pezzi pregiati, alcuni poi rivenduti a cifre importanti (vedi i vari Emerson, Zé Elias o i fratelli Kovac). Altri, invece, tenuti stretti come Neuville, Ramelow, Kistern, Butt, Schneider, Nowotny, oltre ad autentici campioni come Berbatov, Lucio e soprattutto Michael Ballack, stella di quel Bayer Leverkusen.

Insomma una squadra fortissima, che ha sognato il Triplete ma che nonostante le sconfitte verrà ricordata nei libri di storia del calcio.