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Bologna da impazzire: lo schieramento di Thiago Motta e i punti di forza di chi vuole stupire

Era il secondo match di campionato e il Bologna aveva appena pareggiato per 1-1 in casa della Juventus, chiudendo con un punto i primi due impegni della stagione in Serie A, dopo la sconfitta casalinga contro il Milan alla prima giornata.

In quella occasione, nonostante entrambe le prove positive, alzi la mano chi si aspettava i rossoblù emiliani al quarto posto a metà dicembre, quarto posto conquistato dopo un inseguimento proficuo e acciuffato proprio ai danni della Roma, battuta al Dall'Ara per 2-0.

Il lento e inesorabile profitto da lavoro

Nella partita antecedente la prima pausa per le nazionali, il Bologna comincia a racimolare punti, battendo il Cagliari, per una volta dalla parte sbagliata degli ultimi minuti, grazie alla rete di Fabbian al 89°.

Da quel momento il Bologna non sbaglia più nemmeno un colpo, o, se preferite, non perde più una partita, tranne quella contro la Fiorentina dello scorso 12 novembre.

Per il resto, oltra alla sconfitta col Milan e il pareggio contro la Juve dei quali abbiamo già dato conto, i rossoblù hanno fermato il Napoli per 0-0 in casa, l'Inter a San Siro sfiorando la vittoria con 2-2 e non poche recriminazioni, hanno battuto la Lazio al Dall'Ara 1-0 e infine rispedito al mittente l'attacco di Mourinho nel pomeriggio di domenica scorsa.

Proprio dal 2-0 di domenica 17 dicembre partiamo con la nostra analisi e, a prescindere dall'ottima stagione che alcuni uomini di Motta stanno disputando, grosso merito della macchina perfetta che sta facendo strabuzzare gli occhi ai propri tifosi, è proprio dell'allenatore brasiliano naturalizzato italiano.

Il lavoro, dicevamo. Una serietà che va oltre le ore di allenamento al centro di Casteldebole, una programmazione nata da una chiamata improvvisa, sanificata dal progetto studiato in collaborazione con una dirigenza, quella dei Saputo, che hanno accolto le richieste di Thiago Motta fidandosi della serietà di un allenatore che non aveva raccolto i risultati sperati in altre piazze, come Genova sponda rossoblù e Spezia.

Sulle orme di Sinisa

I sei punti in sei giornate dell'inizio della scorsa stagione, avevano fatto propendere lo staff dirigenziale del Bologna a congedare l'allora allenatore Sinisa Mihajlovic, che aveva comunque indirizzato i propri giocatori verso una mentalità di gioco non tanto differente da quella che Motta sta mettendo in mostra in questi mesi.

La problematica principale di allora faceva probabilmente capo a tutti quei problemi che Mihajlovic non poteva curare nel dettaglio, ma che aveva probabilmente intuito, senza avere il tempo per risolverli.

Motta è stato molto intelligente nell'arco della scorsa stagione, sperimentando tutta una serie di idee, poi maturate e messe in pratica originando una salvezza che considerare tranquilla sarebbe addirittura un eufemismo, visti i 23 punti di vantaggio sulle terz'ultime, Spezia e Verona, che si giocarono lo spareggio per rimanere in Serie A di questa stagione, poi vinto dagli scaligeri.

Nella seconda parte della scorsa stagione, già Thiago Motta aveva messo le cose in chiaro, portando il Bologna al piazzamento migliore da quando, nel 2015, i rossoblù sono tornati in Serie A, dopo una lunga serie di piazzamenti in quella che ancora chiamiamo come "la seconda parte della classifica", chiudendo al nono posto, seppur abbastanza lontano dalla lotta per la conquista di un posto in Europa.

Il Bologna ci andò solo vicino per la condanna che vide la Juve uscire dalle Coppe per far posto alla Fiorentina, oggi qualificata alla seconda fase di Conference League.

Giocare per qualcosa

Veleggiare con destrezza in un Campionato come il nostro, senza dover passare dei patemi di ogni sorta, è ovviamente un risultato che considerano a Bologna di grandissima importanza, ma quest'anno, quella che è la lotta per raggiungere un obiettivo importante, sembra aver acceso definitivamente gli ardori e le speranze dei tifosi.

Dopo qualche problemino di troppo immediatamente dopo il suo arrivo nel 2022, per Thiago Motta è diventato indispensabile cambiare qualche cosa alla luce della forza della sua squadra, quel centrocampo sul quale ha poi costruito tutta la squadra.

Allora come oggi, il mantra è diventato il 4-2-3-1, con la caratteristica maggiore di chiedere alla squadra di aumentare il proprio pressing sulla difesa avversaria mano a mano che la partita entra nel vivo, chiedendo ai suoi giocatori di adattarsi alle caratteristiche dei propri omologhi e provando a rubare il pallone quando ancora sta uscendo dai piedi dei difensori avversari e non dei centrocampisti, possibilmente sulla trequarti.

La differenza con la scorsa stagione sta negli infortuni che quest'anno stanno lasciando tutto sommato tranquillo il tecnico italo-brasiliano. Per una lunga parte di stagione, Motta ha dovuto fare a meno dei lungodegenti Zirkzee e Arnautovic, utilizzando in alcuni frangenti Ferguson addirittura come prima punta, o, se preferite, come Falso Nueve!

Quest'anno, anche se l'infermeria non è del tutto vuota ma deve fare i conti con infortuni meno seri rispetto a quelli dello scorso campionato, ci sono tutta una serie di giocatori che stanno dando del loro meglio, perché proprio Motta ha trovato loro una collocazione corretta e adatta a ciò che meglio essi sanno fare.

Senza Arnautovic

Già nella passata stagione Thiago Motta aveva fatto a meno in qualche occasione della presenza di Arnautovic, anche in frangenti nei quali la punta austriaca non soffriva di alcun infortunio.

Si era parlato di dissapori con l'allenatore, tutto rientrato qualche settimana dopo, ma rimane il dubbio, dopo che il Bologna non ha tenuto in considerazione un'altra stagione a Bologna del nativo di Vienna, che non fosse tutto tranquillo.

La verità, almeno quella sotto gli occhi di tutti, è che Thiago Motta aveva bisogno di un paio di interpreti che dessero quella spinta offensiva senza la palla, che apparecchiasse la tavola delle ripartenze tenendo ficcante la presenza dei giocatori più avanzati, pronti a inserirsi alla luce delle imbeccate dei compagni di reparto, o dei tre di centrocampo.

Questo tipo di aggressività fa pensare ad una distinzione poco netta dei ruoli di uno schieramento in cui tutti hanno un compito principale: quello di correre.

Il ruolo di falsa punta imparato l'anno scorso da Ferguson può essere servito in questa stagione, visto che lo scozzese è diventato molto più pericoloso anche vicino all'area di rigore, non tanto come realizzatore, sono comunque già tre le sue reti quest'anno, quanto come suggeritore delle imbeccate di cui sopra, magari non per forza in veste di assist man decisivo.

Manca ormai da qualche giornata Orsolini, ma Ndoye, che negli ultimi match sta giocando nelle zone del campo che erano di Orsolini, sta giocando alla grandissima, senza pensare all'ex Milan Saelemaekers, che sembra tutto un altro giocatore rispetto all'esperienza rossonera.

Zirkzee segna con continuità e non può essere solo merito suo, anche se l'olandese vede la porta come se fosse un ulteriore campo da calcio e la manca raramente.

Freuler e Moro giocano da mediani, ma se state guardando con una certa continuità le partite del Bologna, vi renderete conto che i ruoli hanno una sorta di significato fluido, in cui ognuno, pur abbandonando con continuità quella che dovrebbe essere la sua zona di competenza, sa benissimo cosa fare per supplire a quella lasciata sguarnita dal compagno di turno.

La difesa a 4 sembra l'unico punto fermo del modulo di Thiago Motta, ma anche qui, quanto corrono Posch da una parte e Kristiansen dall'altra?

Insomma, pressing e baricentro altissimo, per una squadra che può stupire. Il limite è il cielo, come dicono negli USA e questa frase, i Saputo, la conoscono benissimo