Tutto il manto erboso, egregiamente occupato da una coperta di giocatori che non sembra mai essere troppo corta, una difesa elastica e mai statica formata da prospetti di grande interesse, un centrocampo dinamico e un attacco di qualità, sembrano essere una ricetta esplosiva per una squadra partita col solito obiettivo di una salvezza tranquilla per poi vedere "a marzo come siamo messi in classifica".
Lo start più che positivo della squadra emiliana, non è, in effetti, frutto del caso e bisogna dare ragione al suo allenatore se si esprime in questi termini.
La programmazione, una società seria che non permette ai propri tesserati voli pindarici, uno staff tecnico adeguato e un parco giocatori costruito nell'arco delle ultime due stagioni, che ha svecchiato e non di poco l'intera rosa, rinunciando a giocatori simbolo, Arnautovic su tutti, per puntare sulla freschezza e l'atletismo di una squadra nata per correre come faceva il suo allenatore nell'Inter del Triplete.
"Niente sconti a nessuno, qui si fatica se si vogliono ottenere risultati", disse Thiago Motta al suo approdo sulla panchina felsinea all'inizio della scorsa stagione, subentrato al compianto Sinisa Mihajlovic, dopo sei giornate e altrettanti punti, un bottino non in linea con gli obiettivi che si erano proposti i Saputo.
Ecco i Saputo. Meravigliosa realtà imprenditoriale di Montreal, in Canada, dalle chiarissime origini italiane, che di stampo italiano ha anche l'origine delle materie prime che produce, compone e vende in tutto il mondo, il formaggio.
Come il formaggio nel nord America? Sì, e pure di qualità come tiene a dire Joey Saputo, imprenditore illuminato che dei prodotti caseari ha fatto una ragione di vita e, lo avrete capito, un impero economico che non sembra conoscere limiti, tanto che il Bologna è solo una realtà che segue quella di un'altra società sportiva controllata dai Saputo, il FC Montreal, che milita nella Major League statunitense.
Ma a parte il vil denaro, quali sono le caratteristiche che rendono il giocattolino rossoblù così bello e qualitativamente superiore, almeno per ora, rispetto alle squadre di pari fascia?
L'obiettivo dello staff dirigenziale, in pieno accordo con quello tecnico, era quello di portare alla corte di Motta una decina di giocatori per sopperire alle cessioni che non sarebbero state esenti da pericolosi mugugni dei tifosi pronti a stare comunque vicini alla squadra al Dall'Ara.
Ed è così che sono arrivati giocatori con una voglia di emergere senza pari, a partire dall'esterno sinistro Jasper Karlsson, una delle sorprese più interessanti della Eredivisie della passata stagione, approdato a Bologna per 11 milioni di Euro, l'acquisto più costoso del mercato estivo dei Saputo.
Alla resa dei conti, però, lo svedese non è stato, almeno fin qui, esattamente il perno di questo inizio di stagione del Bologna, visto che raramente è partito titolare e nelle ultime due partite, quella vittoriosa contro l'Empoli in casa e quella ancor più significativa di San Siro contro l'inter, non ha nemmeno visto il campo.
Il difensore centrale Sam Beukema è l'altro giocatore acquistato dal supermercato AZ Alkmaar, pagato 9 milioni e lui sì, utilizzato con continuità da Motta, peraltro ripagato da prestazioni sontuose e senza sbavature, che ne hanno fatto fin qui l'acquisto più azzeccato del pacchetto difensivo. Inoltre sembra si stia affinando un felicissimo idillio con un altro giocatore approdato a Bologna in estate, Riccardo Calafiori che sulla propria carta di identità avrebbe la fascia sinistra come domicilio, ma che Thiago Motta sfrutta come centrale nella sua difesa a quattro grazie alla straordinaria duttilità dell'ex Basilea.
Thiago Motta non riesce a rinunciare nemmeno allo svizzero di origini senegalesi Dan Ndoye, lui sì esterno puro, ma con caratteristiche che fanno comodo agli allenatori che non amano la staticità dei ruoli, visto che Ndoye gioca senza problemi da una parte e pure dall'altra.
Saelemaekers, El Azzouzi, Fabbian, Freuler e Kristiansen, quest'ultimo infortunato, completano i nuovi arrivati, tra i quali forse manca il nome ad effetto, ma visti i risultati iniziali, questo qui sarebbe un dettaglio felicemente trascurabile.
Cominciamo subito col dire che il mercato a cui abbiamo appena fatto riferimento, ha fatto capo alle indicazioni del tecnico dei rossoblu, per il quale abbiamo già fatto riferimento alla sua feroce idiosincrasia verso le idee statiche e gli atteggiamenti troppo rigidi del proprio disegno statico.
Come tutti gli allenatori di questo mondo, però, esiste un modulo dal quale l'ex centrocampista di Inter e PSG ama far partire il proprio undici iniziale, per poi svilupparlo e adattarlo partita per partita a seconda del materiale a disposizione, degli avversari di turno e di come si mettono le partite, il 4-2-3-1.
Quello del doppio mediano davanti alla difesa è ormai uno dei moduli che gli allenatori più amano per coprire il campo in maniera esaustiva e, soprattutto, mettere in difficoltà gli avversari nella doppia fase di interdizione e costruzione della tanto vituperata manovra dal basso per non perdere il pallone.
I piedi buoni, anzi buonissimi, dei due mediani sono il segreto di una composizione equilibrata e solida che Aebischer e Freuler interpretano nel migliore dei modi, peraltro senza mai risparmiarsi in copertura, perché, non dimentichiamolo mai, correre è la parola d'ordine.
Ferguson è l'altro centrocampista che gioca qualche passo indietro alla punta, in questo particolare momento della stagione Zirzkee e che fa da raccordo tra i due appena citati mediani e il reparto di attacco, pronto a trasformarsi velocemente dal 4-2-3-1 al 4-3-3 con l'uomo che finalizza più degli altri, Orsolini, che si accentra spesso e volentieri dalla destra per andare a concludere e/o dialogare con la punta centrale e il trequartista.
Il tutto senza mai dimenticare che Posch e Lucumi sono ai box per infortunio, che se non è un bene per l'immediato, di sicuro lo è in prospettiva.
La partita contro l'Inter di sabato pomeriggio, era cominciata malissimo per il Bologna, per via di un avvio asfissiante da parte dei nerazzurri che hanno sorpreso gli avversari con ficcanti galoppate dei due esterni, Dimarco e Dumfries che ormai non hanno quasi più compiti difensivi quando giocano con squadre di livello tecnico inferiore, soprattutto in casa, ma pensano quasi esclusivamente alla fase offensiva partendo da una posizione in linea con le mezze ali, in quel caso Barella e Mkhitaryan, e Calhanoglu, punto di raccordo tra i tre difensori e le due punte.
L'atteggiamento di Motta subito dopo entrambi i gol dei nerazzurri, è stato rivelatore rispetto al periodo felice che vivono in Emilia, visto che la sua proverbiale calma palesata anche da giocatore, è venuta tutta fuori in un fotogramma dove predica tranquillità anche dopo lo splendido jolly pescato dalla distanza da parte di Lautaro Martinez in occasione del 2-0.
Il rigore di Orsolini, causato da una sciagurata distrazione della stessa puna argentina, ha dimezzato lo svantaggio e da quel momento l'Inter ha esaurito la sua verve atletica e, seppur mantenendo il predominio del possesso del pallone, a fine partita la percentuale sarà superiore al 60%, diventava via via sempre meno pericolosa.
Il Bologna aveva la forza di prendere in mano la partita a cavallo dei due tempi, prima che Zirkzee imbeccato da Ferguson regalasse il secondo dispiacere al popolo nerazzurro.
Inzaghi decideva di cambiare entrambi gli esterni e la punta d'appoggio a Lautaro, ma le cose non miglioravano come sperato.
Motta leggeva perfettamente la situazione e teneva la sua squadra in campo fino a 10 minuti dal 90°, preferendo solo Saelemaekers in luogo di Ndoye, peraltro ammonito.
Il possesso palla dell'Inter diventava improvvisamente sterile e inconcludente, con Alexis Sanchez a fare il diavolo a quattro e Augusto a sgroppare sulla sinistra senza però trovare compagni pronti a concretizzare le sue imbeccate.
Ma il merito va ai due centrali difensivi del Bologna, Beukema e Calafiori, ordinati, attenti alla linea difensiva per tenere il più possibile bassi gli avanti interisti e veloci nel ripiegare quando gli esterni nerazzurri, lo stesso Carlos Augusto da una parte e Cuadrado dall'altra, riuscivano a saltare il centrocampo bolognese.
È una caratteristica comune a tutte le partite del Bologna, quella della maniacale attenzione difensiva. Aspettiamoci di ammirarla per buona parte delle partite della squadra di Motta.
"E poi vedremo a marzo dove siamo".