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Calcio

Cassano è stato tanto genio e troppa sregolatezza

Definire Antonio Cassano dovrebbe essere uno sport estremo, ma di quelli riconosciuti dai vari comitati ufficiali.

E' che, nell'ordine, il talento di Bari Vecchia è stato di tutto: calciatore incredibile, attaccante micidiale, meme e ancor prima che andassero di moda. Problema del Real Madrid, sollievo della Sampdoria, manna dal cielo dei giornalisti.

E' stato, Cassano, persino opinionista scomodo, elevando la BoboTV e portandola a programma più clippato del web italiano. Se non sapete cosa voglia dire, ecco: Cassano è un passo in avanti pure su questo.

Cos'è che accomuna tutte queste situazioni? Molto semplice: sono il frutto di un carattere che ha grandissimo carisma e altrettanta attitudine nel gioco al di fuori degli schemi.

Del resto, è l'uomo pure di frasi celebri. Tipo: "Non essere impulsivo. Fai come me. Prima di esplodere, conta sempre almeno fino a 1...". Oppure: "Errori? Nella mia vita ne ho fatti un paio... al minuto però". Non di certo il George Best italiano: a quei livelli, per sua ammissione, non è nemmeno mai arrivato. Rimpianti? Zero.

Un talento davvero sprecato?

Cassano è questa roba qui: è un talento coltivato e infine sperperato.

Ha iniziato a 17 anni e nel 2017, cioè a 35, aveva smesso ed è sembrato tutto sommato una scelta coerente.

Partito dal Bari, città d'origine, ha toccato il cielo con un dito: ha vissuto la Roma più forte e post scudetto, è stato il super colpo del Real Madrid, dov'è durato solo un anno.

Si è reinventato alla Sampdoria per quattro stagioni - lì le sue migliori annate, paragonabili solo al grande exploit avuto nei primi colpi alla Roma -, poi Milan e Inter, quindi il Parma e infine ancora la Samp, due anni in cui aveva ormai deciso di chiudere con tutto e tutti. Soprattutto con la fatica.

Attaccante poliedrico, Cassano si distingueva per la sua forza fisica e la versatilità nel reparto offensivo, occupando ruoli che spaziavano dal trequartista all'ala sinistra, seconda punta e centravanti.

Dotato di eccezionale controllo di palla, eccelleva nel dribbling e nei calci piazzati, dimostrando abilità nel fornire assist con passaggi filtranti o giocate creative.

Ha esordito in Nazionale nel 2003, segnando al debutto. Nonostante non abbia partecipato al Mondiale 2006, fu protagonista all'Europeo 2008, contribuendo alla vittoria contro la Francia. Il suo ritorno all'Europeo 2012 fu notevole, fornendo assist e segnando, ma l'Italia perse in finale. Carriera internazionale comunque di tutto rispetto: 39 presenze e 10 gol.

Dunque: un talento davvero sprecato? A guardare i numeri, a guardarli in maniera fredda, si direbbe un'ottima traiettoria di un giocatore che ha vestito maglie gloriose e fatto la differenza pure in azzurro.

A guardarlo in campo, ecco, viene il lecito dubbio: avrebbe meritato ancor di più, perché per tanto tempo ha avuto davvero pochi rivali. Nel gioco e nella genialità delle stesse giocate.

Estremamente superiore, anche in un'Italia che poteva vantare talenti come Totti e Del Piero, Pirlo e Di Natale.

Le Cassanate

In realtà, ad aver sporcato il ricordo di Cassano è stato sempre il suo atteggiamento.

Il menefreghismo che spesso diventava risposta sopra ogni riga. Fantantonio ha inevitabilmente lasciato il segno non solo per le sue abilità tecniche, ma anche per il suo comportamento fuori dagli schemi e il suo spirito estroverso. A tal punto che tali gesti e stravaganze sono stati ribattezzati come "cassanate" da Fabio Capello, suo ex allenatore a Roma e Madrid, entrando così nel gergo comune del giornalismo sportivo.

Mettiamola così: il suo rapporto con le regole è sempre stato un po' complicato.

Il primo? Nel 2001. Durante un incontro Italia-Romania con la nazionale Under-21, il tecnico Claudio Gentile lo lasciò in panchina, provocando la sua improvvisa partenza dal ritiro della squadra. Da lì in poi, Cassano ha continuato a collezionare episodi discutibili.

Come questo: nel corso della finale di Coppa Italia 2002-2003 con la Roma, è stato espulso e ha rivolto insulti all'arbitro, compreso il gesto delle corna. Nel 2006 al Real Madrid, ha persino imitato in modo beffardo il suo allenatore Capello, che ha reagito escludendolo dalla squadra.

La sua carriera è stata - sempre - punteggiata da momenti di indisciplina, come le minacce all'arbitro nel 2008 con la Sampdoria, che gli sono costate squalifiche e multe consistenti. Litigi con allenatori, presidenti, e dichiarazioni controversie hanno caratterizzato ogni suo percorso, compreso un episodio discriminatorio nei confronti di giocatori omosessuali, sanzionato dalla UEFA con una multa nel 2012.

Nel 2013, all'Inter, un litigio con il tecnico Stramaccioni lo ha portato fuori rosa e gli è costato una multa. Nel 2016, con la Sampdoria, una discussione con un membro della società ha rischiato di causare il licenziamento, ma la decisione è stata successivamente annullata.

Tutto più chiaro, no? Cristallino, anzi. Come il suo talento. Che avrebbe meritato di stare sopra al cielo per un periodo di tempo più lungo, ma che è stato forse più abbagliante così.

Cassano ci ha infatti donato lampi di qualità assoluta, e un'onda anomala fa sempre più effetto di una corrente continua...