Calcio

Il Catania degli argentini e di Simeone

Al momento la squadra siciliana milita in Serie C, nel girone C. Ed è già una vittoria. Nell'ultimo periodo, infatti, i siciliani erano caduti in disgrazia, fino al fallimento.

"Questa è la conferma di una difficoltà che è diventata evidente. Ci troviamo di fronte alla storia del calcio italiano, di un grande club, della passione di migliaia di tifosi. Per questo da parte nostra c'è una grande preoccupazione, ma anche una grande attenzione affinché la storia non finisca", aveva dichiarato Francesco Ghirelli, presidente della Serie C. Niente da fare: toccato il fondo, si è ripartiti.

Dopo aver ricevuto il rapporto dei consulenti tecnici ufficiali e la documentazione fornita dagli avvocati del Catania, infine il tribunale ha dichiarato il fallimento in via provvisoria fino al 2 gennaio e ha nominato tre amministratori giudiziari.

La Corte siciliana, con la sentenza 263, ha deciso di non accettare le garanzie economiche presentate dai proprietari del Catania, (SIGI - Sport Investment Group Italia), club emblematico del calcio italiano con 75 anni di storia.

E con un'altra storia, tutta particolare: per un periodo della propria storia, forse il più florida, in rosa c'erano dieci giocatori argentini, che sono stati allenati da Simeone al Catania. Chi? Mariano Andújar, Nicolás Spolli, Pablo Álvarez, Mariano Izco, Sergio Almirón, Lucas Castro, Pablo Barrientos, Gonzalo Bergessio, Alejandro "Papu" Gómez e Mario Paglialunga.

Inoltre, prima che il Cholo assumesse il ruolo di allenatore o nelle fasi successive, decine di altri giocatori argentini hanno vestito la maglia del Catania, tra cui Pablo Ledesma, Juan Pablo Carrizo, Ezequiel Carboni, Cristian Llama, Matías Silvestre, Mariano Izco, Luciano Zavagno, Mariano Messera.

Guida il Cholo Simeone

È il 19 gennaio 2011, un mercoledì. La città accoglie il suo nuovo allenatore, Diego Pablo Simeone. L'annuncio, giunto come un fulmine a ciel sereno la sera prima, è stato sorprendente: quasi nessuno si aspettava quel nome e, pur senza una particolare ragione, tra i tifosi etnei e il Cholo è amore a prima vista. Anzi, ancor prima. È amore al primo annuncio.

Forse a causa di quell'indomito spirito argentino, ormai parte integrante del DNA rossoazzurro da anni, oppure per il ricordo indelebile di quel centrocampista tutto grinta e cuore, che incarna così perfettamente l'ideale di giocatore per una tifoseria appassionata come quella del Catania, resta il fatto che un'accoglienza del genere, per un allenatore esordiente nel nostro campionato, è stata rara nel passato e sarà altrettanto rara nel futuro.

Simeone è visibilmente emozionato. Pur avendo già vinto due titoli in Argentina (il campionato di Apertura con l'Estudiantes e quello di Clausura con il River Plate), non si lascia trasportare dal relax. È sorpreso dalla calorosa accoglienza, non lo nasconde, ma soprattutto comprende che quell'esperienza potrebbe fungere da trampolino di lancio per la sua carriera.

Tuttavia, l'avventura del Cholo in terra siciliana non inizia nel migliore dei modi. Anzi, il Catania esce sconfitto dalle prime due partite: perde 2-0 a Parma e poi, con lo stesso risultato, cede anche al 'Cibali' contro il Milan di Allegri e Ibrahimovic, squadra che a fine stagione avrebbe festeggiato lo scudetto.

Il percorso

Il primo punto giunge durante lo scontro cruciale per la salvezza contro il Cesena: il match si conclude 1-1, con Maxi Lopez che segna per gli etnei. Tuttavia, il Catania si ritrova completamente coinvolto nella lotta per evitare la retrocessione. Simeone è impegnato nella ricerca della formula vincente per la sua squadra, ma incontra difficoltà.

Il talento del "Papu" Gomez si manifesta a tratti, ma, fino a poche settimane prima, è stato oscurato dalla presenza nel roster del beniamino della tifoseria rossazzurra, Giuseppe Mascara (poi ceduto all'ultimo momento al Napoli), e non ha ancora trovato la sua posizione tattica. Anche Morimoto fatica ad assimilare i movimenti richiesti dal Cholo, mentre a centrocampo Pablo Ledesma non riesce a garantire la qualità di gioco necessaria alla squadra.

La sconfitta contro il Bologna scatena il panico tra i tifosi. Con soli quattro punti raccolti in quattro partite e con un solo punto di vantaggio sul Brescia, terz'ultimo in classifica, la situazione nel quartier generale rossoazzurro è tutto tranne che serena.

In questo clima di tensione, il 13 febbraio, il Catania ospita il Lecce di Gigi De Canio per una partita che si rivelerà decisiva. I rossoazzurri conducono al termine del primo tempo, ma subiscono la rimonta salentina con i gol di Jeda e Munari.

È in quel momento che la stagione, e forse anche la carriera di Simeone, prende una svolta: Lodi, subentrato nell'intervallo, realizza due punizioni impeccabili nei minuti finali e regala al Catania una clamorosa vittoria per 3-2, scatenando un'esplosione di gioia al Massimino.

Inoltre, durante quella giornata, un infortunio occorso a Capuano dopo pochi minuti di gioco costringe Simeone a ideare quella che definirà successivamente in conferenza stampa "la difesa a tre e mezzo".

Spolli, Silvestre e Terlizzi si posizionano come marcatori, con Schelotto che retrocede per dare supporto sulla destra in fase difensiva, mentre i tre difensori centrali si spostano rapidamente verso sinistra. Un sistema tattico raramente visto prima, che Simeone utilizzerà più volte fino al termine della stagione.

Cambio di passo

Il Catania diventa una squadra quasi imbattibile tra le proprie mura, vincendo sei delle ultime sette partite, ma in trasferta i risultati non sono altrettanto positivi, impedendo a Maxi Lopez e ai suoi compagni di allontanarsi dalla zona retrocessione.

Durante una di queste trasferte, a Firenze, la squadra subisce una pesante sconfitta contro il duo Mutu-Gilardino, provocando preoccupazione tra i tifosi. La società, per cercare di rasserenare l'atmosfera, organizza un allenamento a porte aperte nel nuovo Centro Sportivo di Torre del Grifo, ma l'iniziativa si trasforma in contestazione da parte di alcuni tifosi.

Durante l'allenamento, alcuni giocatori vengono presi di mira e la situazione sfugge di mano quando un gruppo di tifosi inizia a protestare. Simeone, senza esitazione, ordina ai giocatori di spostarsi su un altro campo per evitare ulteriori tensioni. Tuttavia, decide di affrontare direttamente i contestatori, invitando uno di loro a un confronto sotto la tribuna.

Con fermezza, Simeone rassicura i tifosi sul suo impegno per la squadra, chiedendo il loro sostegno incondizionato. La sua determinazione conquista il rispetto anche dei più critici, e la tregua viene raggiunta, permettendo alla squadra di tornare all'allenamento principale.

Nel successivo match contro la Sampdoria, Simeone dimostra ancora una volta la sua leadership, schierando Giovanni Marchese, oggetto di contestazione, nell'undici titolare. Marchese ricambia la fiducia con una prestazione eccezionale, contribuendo alla vittoria finale della squadra grazie a un gol straordinario di Cristian Llama.

La salvezza

Il Catania viene accolto tra gli applausi dopo una serie di vittorie che li avvicina alla salvezza. Nel tanto atteso derby con il Palermo, il club siciliano ottiene una rivincita schiacciante, vincendo 4-0 con gol di Bergessio, Ledesma e Pesce. Successivamente, pareggia in rimonta contro la Juventus, un risultato definito un "capolavoro mentale di Simeone" dai giocatori.

La matematica salvezza arriva durante un volo di ritorno da Brescia, quando la sconfitta della Sampdoria garantisce al Catania la permanenza in Serie A.

Simeone, in un'intervista, rivela il desiderio di allenare club come Lazio, Inter, Atletico Madrid e la Nazionale Argentina. A una delle quattro sì, ci arriverà.