Calcio

Denilson: una carriera a scappare in dribbling

Sembrava davvero che non si potesse giocare a calcio senza Denilson a cavallo tra i due millenni. Uno così non si era mai visto, con un piede sinistro divino e doti tecniche da far impallidire chiunque.

Invece il brasiliano si rivelò essere semplicemente ciò che era, poco più di un funambolo senza reali qualità con una carriera che presto sarebbe finita in picchiata nonostante un indubbio talento.

Denilson e quello spot pubblicitario

In previsione del mondiale del 1998, che agli occhi di chi vi scrive e che allora aveva quasi 16 anni è rimasto il più spettacolare di sempre, l'azienda di abbigliamento che sponsorizzava il Brasile (quella col nome che significa "vittoria" in greco) aveva deciso di fare le cose in grande.

Per presentare quella squadra ricchissima di nomi e pompare il marchio ecco scodellato quindi uno spot che più "samba" non si può: i Verdeoro in attesa di salire su un aereo e intanto alle prese con un pallone per ammazzare il tempo.

Due, tre giocate, e via alla festa in mezzo agli altri passeggeri: Ronaldo (il fenomeno dell'Inter), Rivaldo, Roberto Carlos e di colpo Denilson con il suo pezzo forte, il doppio passo. Poi "palo" di Ronaldo, a concludere lo spot, un tiro dell'attaccante che centra un paletto nella zona del check-in, sempre nello spot, s'intende.

Cattivi presagi anche in vista di quel mondiale, perso in finale contro la Francia.

Estate 1998 e Denilson è all'apice della fama, convocato per il mondiale e carta a sorpresa da giocarsi dalla panchina più che altro, perché tra Ronaldo, Bebeto, Rivaldo e Leonardo i posti offensivi erano già tutti occupati.

Pazienza per la sconfitta in finale, partita in cui il mancino brasiliano entra dopo l'intervallo al posto di Leonardo sullo 0-2, in tempo per vedere il terzo gol francese di Petit. Brasile a pezzi, ma Denilson in rampa di lancio soprattutto sul mercato.

Il primo club che riesce ad accaparrarselo non è proprio uno di prima fascia europea, visto che è il Betis Siviglia. I biancoverdi non si fanno scrupoli nel rompere il salvadanaio e spendere una cifra pari a 63 miliardi di lire, record di tutti i tempi.

A Siviglia Denilson, che sognava di andare al Barcellona invece, rimarrà fino al 2006 con presenze sempre più in calando e una forma mitigata dalle sue magie palla al piede, i doppi passi, i dribbling, i tunnel e le giocate spettacolari a dire il vero con poco costrutto.

Dopodiché un anno al Bordeaux per poi svernare in Arabia Saudita, a 29 anni appena. Fine della carriera ad alto livello, con comparsate nel campionato vietnamita (!) e al Kavala, in Grecia.

Che giocatore era Denilson

Si dice che il presidente del Betis, Manuel Luis de Lopera, fosse stato invitato all'acquisto vedendo Denilson in versione virtuale, nei vari videogiochi che tanto andavano di moda all'epoca.

Non c'era nessuno con quelle qualità tecniche, con quel piede sinistro. Il brasiliano era magia allo stato puro, metterlo all'ala significava teoricamente far impazzire i difensori avversari. Risultato per il Betis nelle otto stagioni con l'acquisto più caro della storia, una Coppa del Re nel 2005 (e senza il diretto interessato in campo).

Forse Denilson è stato il primissimo caso di "Youtuber senza Youtube", nel senso di fenomeno gonfiatosi più mediaticamente che attraverso reali prestazioni sul campo.

Esploso in pubblico al Torneo di Parigi del 1997, esibizione tra Francia, Brasile, Italia e Inghilterra un anno prima del mondiale per "scaldare" l'ambiente, Denilson al San Paolo sembrava semplicemente uno dei tanti, molto dotato tecnicamente ma nulla più. Un po' troppo monodimensionale, tutto con quel sinistro e per il resto niente.

Lo vincerà comunque un mondiale, nel 2002, anche se da comparsa, carta da giocare a partita in corso in uno dei Brasile più forti e compatti della storia.

Piccola soddisfazione, entrare al 90' della finale per concedere la standing ovation a Ronaldo, lui sì un filo più decisivo, autore della doppietta alla Germania.