Ernesto Chevanton

Calcio

Chevanton, l'uruguaiano di Lecce

Il Milan aveva Sheva? Nessun problema: il Lecce rispondeva con "Cheva". Andriy Shevchenko, il Pallone d'Oro nonchè uno degli attaccanti più forti della sua generazione: Ernesto Javier Chevanton, nel suo piccolo un attaccante fortissimo nonché di culto, un tutt'uno con la terra che l'aveva adottato sia calcisticamente che "letteralmente", il Salento di sua moglie Alessandra.

L'uruguaiano di Lecce, lui in coppia con il "gemello" Giacomazzi, indissolubili nel loro viaggiare a braccetto anche se il suo connazionale era un centrocampista di lotta e di governo. Anche se in giallorosso è rimasto "solo" cinque stagioni da calciatore, Chevanton ha lasciato un segno indelebile nell'immaginario collettivo. Tanto da diventare in seguito vice-allenatore della Primavera del club salentino.

"Tira da tutte le posizioni"

"Ho avuto la fortuna di indossare delle maglie importanti come quella del Monaco o del Siviglia, dove ho avuto la fortuna di vincere dei trofei internazionali, ma non ho mai tolto la maglia del Lecce. Ho sempre dato il massimo, mi sono legato smisuratamente alla città, alla gente, perché io mi nutro del loro affetto e passione ed è quello che mi portava a spingere sempre di più. Ho dato tutto quello che avevo, anzi sicuramente ho dato di più al Lecce rispetto alle altre squadre. In un'altra vita sono nato proprio a Lecce". Parole e musica di Chevanton in una recente intervista. Cosa gli si può chiedere di più?

Cinque stagioni da calciatore, come detto, con 59 gol segnati in tutte le competizioni, dalla Serie A alla Lega Pro. Pochi? Tanti? A volte le reti non si contano, ma si pesano.

Come la prima in assoluto realizzata dall'uruguaiano con la maglia giallorossa, la più veloce del campionato 2001-02, scippando la palla col petto al portiere del Parma, Frey, durante il rinvio, poi pallonetto delizioso: Cheva è appena arrivato dal Danubio, catapultato in ritiro in fretta in furia, ma è descritto nei resoconti di quella partita che finisce 1-1 come un "tipo tosto, ha continuato a tirare da tutte le posizioni".

E l'allenatore Alberto Cavasin: "Confermo le prime impressioni, è proprio bravo". Il servizio sulla Rai di "Novantesimo Minuto" forse esagera: "Ci sono giocatori destinati a cambiare la storia: Chevanton è uno di questi".

A scovarlo è stato Pantaleo Corvino, assoluto prestigiatore dei mercati sconosciuti, che l'ha strappato per ben 7 miliardi di lire (3,5 milioni di euro circa) al club di Montevideo: del resto è stato il capocannoniere del campionato uruguaiano segnando ben 36 gol in 35 partite, roba da Haaland o, per rimanere in Uruguay, da Luis Suarez.

Quando Corvino cederà Cheva al Monaco, nell'estate 2004, i milioni che entreranno in cassa saranno ben 10.

Lo spaesamento di Ernesto all'inizio comunque dura pochissimo, come molti sudamericani trova nel meridione italiano una sorta di seconda patria.

A Lecce, poi, ricordavano ancora con piacere gli argentini Juan Barbas e Pedro Pasculli, atterrati a Lecce nel 1985 e rimasti in Salento anche in Serie B: Pasculli, soprattutto, per sette anni in giallorosso e unico calciatore nella storia giallorossa ad aver mai vinto una coppa del mondo, nel 1986.

Al primo anno leccese Chevanton segna 11 gol, ma la squadra retrocede. Ha già diverse offerte per rimanere nella massima categoria, ma non vuole sentire ragioni.

Resta anche in Serie B e contribuisce con 16 reti. Una di queste, nel derby contro il Bari, è poesia pura: siluro quasi da fermo all'incrocio dei pali al limite dell'area. In diagonale, così, senza pensarci, puro istinto. Del resto, "tirava da tutte le posizioni".

Giocatore e allenatore

Il bello in realtà doveva ancora venire: campionato 2003-04, di gran lunga il migliore nella carriera di Chevanton in Italia, ma forse in assoluto.

Di nuovo tra i grandi, l'uruguaiano segna 19 gol diventando uno degli attaccanti più ricercati d'Europa. Alcune di queste reti sono assolutamente da cineteca a cominciare dal "gol olimpico", cioè direttamente da calcio d'angolo, il 16 maggio del 2004 in Lecce-Reggina 2-1. Un gol che gli vale l'aggancio a Pasculli nella classifica dei marcatori all-time dei salentini.

Oppure, pochi mesi prima, la punizione all'incrocio dei pali contro il Milan, che poi vincerà lo scudetto: una rasoiata perfetta, come se non esistesse nemmeno la barriera. Ma forse il più bello di tutti è il pallonetto da 40 metri, in diagonale, con cui beffa il portiere del Perugia, Tardioli, il 9 novembre del 2003. Tre gol, uno più spettacolare dell'altro, nello stesso campionato.

A quel punto, l'abbiamo già anticipato, il mercato porta Chevanton lontano da Lecce ma solo con il corpo. Monaco e poi Siviglia, dove diventa "El Loco", "Il Matto", e ogni tanto delizia i tifosi andalusi con altri gol spettacolari. Contribuisce anche in parte alla vittoria in Coppa Uefa nel 2007, anche se rimane in panchina nella drammatica finale terminata ai rigori contro l'Espanyol.

Il ritorno in Italia è alle porte: sei mesi all'Atalanta in prestito, poi nell'estate del 2010 riecco Lecce, il Salento, la moglie Alessandra, figlia di Pasquale Bruno, leggendario difensore tra gli altri del Torino, "O' Animale".

Chevanton è appesantito, non è più quello che aveva salutato i giallorossi in lacrime. Becca subito cinque giornate di squalifica dopo essere stato espulso in Lecce-Sampdoria, alla fine segnerà appena due gol e i salentini torneranno in B.

Dopo una fugace parentesi al Colon di Santa Fé, in Argentina, il richiamo di casa è troppo forte: e anche se il Lecce è piombato in Lega Pro per via di un illecito sportivo, Ernesto risponde presente e gioca pure in terza serie, con un contratto al minimo sindacale. "Il mio stipendio è l'affetto della gente", spiega.

L'ultimo gol che segna tanto per cambiare è una gemma, un missile all'incrocio dei pali contro l'Entella, nella semifinale playoff di Lega Pro del 2013. Poi si fa male alla spalla e deve abbandonare la contesa nella finale che il Lecce perderà di fronte al Carpi. Il ritiro definitivo, l'anno successivo, in Uruguay, al Liverpool di Montevideo: un ciclo che si chiude.

Lecce, però, continua ad attirarlo. E quando giunge la chiamata per fare il tecnico delle giovanili Chevanton risponde presente, di nuovo.

L'under-15 e poi un ruolo come vice-allenatore della Primavera, nell'ultima stagione conclusasi con un inaspettato scudetto. L'ennesimo regalo di Ernesto alla sua terra d'adozione.