Calcio

Euro2024 e il dato sugli attaccanti: mancano le grandi firme

Non è un Europeo per centravanti, o almeno così si è capito, percepito, analizzato. Ma è vero? Ecco: in parte.

Nel senso che le eccezioni ci sono, sono però "carneadi". Cioè quasi sconosciuti come Mikautadze. Oppure Fullkgrug, che solo gli esperti davano come potenziale craque di questo torneo. Prima della super Champions del Borussia, in pochi l'avevano sentito nominare.

Sono rispettivamente primo e secondo della classifica capocannonieri, ferma a un massimo di 3 reti e grazie al talento della Georgia, che agli ottavi di finale affronterà la Spagna. La Spagna di Morata. Presente nella classifica, ma con un solo gol all'attivo. Lo stesso di Harry Kane. O di Lewandowski (che ha già salutato). O di Mbappé. Naturalmente più di Scamacca. E pure di Cristiano Ronaldo. Dunque, tocca "preoccuparsi"?

Mettiamola così: il vero bomber si vede nel momento del bisogno. E a prescindere da un'ultima giornata thriller della fase a gironi, non è che ci sia stato tanto bisogno degli attaccanti. In particolare se hai mezze punte di rilievo, vedi la stessa Germania con Musiala. Però è oggettivamente un dato importante, vedere i più forti (sulla carta) avere una serie di problemi di realizzazione niente male. Andiamo a vedere caso per caso.

Gli attaccanti flop, già eliminati

Partiamo da un po' di volti noti, in particolare chi bazzica la Serie A. E' stato un flop l'Europeo di Dusan Vlahovic, che con Mitrovic al suo fianco non ha mai trovato realmente la dimensione. Tre partite troppo brutte per essere vere, tanto lavoro sporco ma mai una concreta occasione per rompere il sortilegio della porta avversaria. Questione tattica, la sua. Ma pure d'ambiente, soprattutto di zolle di terreno. In patria non hanno dubbi: bisogna comunque ripartire da DV. E magari da un nuovo CT.

Parecchia difficoltà anche per Robert Lewandowski. L'attaccante polacco ha giocato solo l'ultima partita da titolare ed è stato fuori nelle prime due. Un'assenza pesantissima, in particolare se consideriamo l'infortunio di Arek Milik poco prima dell'inizio del torneo. La Polonia è già uscita, in un girone giocato sottotono, male, senza ambizione. Lewa ha chiuso qui?

Tra le squadre eliminate, anche la Croazia di Modric - in gol proprio contro l'Italia -, non ha potuto beneficiare della continuità di Kramaric. Lo stesso Budimir ci ha provato, senza successo.

Le grandi firme, che mancano

I pacchi di gol, a prescindere, non sono arrivati. Neanche da chi se li aspettava, da chi vorrebbe magari metterli in cascina per farsi vedere in un'altra ottica al prossimo Pallone d'Oro. Sarà sfida a tre, perché siamo generosi. Al primo posto c'è Jude Bellingham, costruito da uomo in missione (per gli spot pubblicitari e non solo) ma alla fine in balia del nuovo lavoro che gli chiede Southgate, impossibilitato a rendergli percorribile lo spazio centrale. Lì c'è Harry Kane. Il capitano. L'uomo delle reti pesanti, sebbene finora non siano arrivate.

Appena una rete per Kane, che viaggia al ritmo di Kvaratskhelia (però che partite...), Morata e Weghorst. Ci aspettavamo di più, da questi? Sì, chiaro. La punta spagnola riproverà la strada della continuità, l'olandese si divide palloni e minutaggio con Depay. Koeman non sembra proprio preferirlo al talento più puro.

Ah, chiaramente si può aprire - come in ogni torneo - il capitolo Belgio. Spesso deludente. Lukaku senza Var sarebbe capocannoniere? Tutto vero, però non ha fatto abbastanza per prendersi un gol regolare. De Bruyne lo assiste a metà, è a quota un gol e pare un pochino sottotono. Ricorda qualcuno? Certo, ora arriviamo agli Azzurri. Prima però va aperto il capitolo Cristiano Ronaldo: Gonçalo Ramos si è distinto finora per un fallaccio subito da un invasore di campo, CR7 ha fatto bene inizialmente e sprecato nell'ultima gara. Impossibile da togliere dall'undici, ecco perché è l'emblema di qualcosa che proprio non funziona.

Le difficoltà dell'Italia

Retegui o Scamacca? Siamo ancora qui. E non siamo esattamente felici di esserlo. Nelle difficoltà generali degli attacchi nazionali, esistono le situazioni particolari da cui il tricolore non è affatto esente. Nelle prime due partite del girone, Spalletti ha avuto uno Scamacca molle, imballato, preoccupato della giocata e mai libero di forzarla veramente. Per questo gli ha preferito l'esuberanza di Mateo nella gara decisiva, perché Retegui combatte senza fare sconti, ancor meno a se stesso.

Contro la Svizzera partirà di nuovo l'atalantino, subentrato a partita in corso con la Croazia e comunque mai in grado di pungere. Oh, poi non è lui che in realtà gli italiani stanno aspettando. Se pensi agli ultimi Europei, la mente non può non andare a Federico Chiesa. Con l'Austria fu decisivo. Con la Spagna fu formidabile. E pure nelle complicate, prime giornate, l'Italia ha avuto e visto in lui la spinta decisiva per crederci, per non avere paura. Specialmente se c'è da tentare la giocata negli ultimi venti metri. Un passo doppio alla volta.

Saranno gli Azzurri a inaugurare gli ottavi di finale. E sarà Chiesa, chissà, a poter cambiare la dinamica di un Europeo che non sembra tagliato per uno spettacolo emozionante, più per la paura di evitare figuracce. Cambierà qualcosa? L'adrenalina del dentro o fuori, alle volte, è la più grande iniezione di calcio.