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Giacomo Bonaventura: la luce esperta di una giovane Viola all'esame di Italiano

Il Napoli Campione d'Italia, ha perso già una barca di punti, l'Inter è partita col botto per poi arenarsi pericolosamente contro Sassuolo e Bologna, la capolista Milan ha assorbito il pesante KO del derby, la Juventus procede alternando ottime prestazioni a vistosi passi falsi, la Lazio non sembra confermare lo smalto dello scorso anno.

Poi c'è una squadra che, solida, ambiziosa, silente e, soprattutto aderente ad un progetto tecnico affidato ad un allenatore capace e professionale come Vincenzo Italiano, ha cominciato alla grandissima e non sembra volersi fermare, la Fiorentina.

La lungimiranza del Commisso viaggiatore

Non è un segreto per nessuno che l'acquisto della società viola da parte di Rocco Benito Commisso non più di 4 anni fa, portò i tifosi della squadra della città in cui "molti muoiono perché non tutti vi possono nascere", a dividersi in una sorta di riproponimento della faida tra Guelfi e Ghibellini.

La maschera per certi versi fin troppo popolare dello Yankee di Gioiosa Ionica, scatenò le ilarità per le quali i toscani più arditi e guasconi sono famosi in tutto lo stivale e, tra i quali, i più oltranzisti e talebani, non vedevano in Commisso un portatore di aria fresca, ma addirittura di fatal sventura e malaffare.

Il progetto di Bagno a Ripoli, dove è stato costruito un centro sportivo di spettacolare impatto e sostanza, formato da innumerevoli campi da calcio e uno stadio da 3.000 commensali dove giocano Primavera e Femminile, cominciò invece a mettere tutti d'accordo, prima che alcune scelte di carattere societario, alcune di esse più che coraggiose addirittura spericolate, elevassero il Presidente a vero e proprio idolo delle folle, tornate finalmente ad appropriarsi dell'ormai calcisticamente dimenticato "vanto e gloria" di stampo gigliato.

L'Italiano di cui andar fieri

Le due ultime stagioni la guida tecnica è stata affidata a Vincenzo Italiano, ex faticatore di un centrocampo di mezza fascia, nel senso più qualitativo che meramente posizionale del termine, che fece le sue discrete fortune azzannando palloni e caviglie, militando in squadre come Verona, Chievo, Padova e Perugia e passando dal campo alla panchina senza perdere tempo, partendo come vice a Venezia da vice di Alessandro Dal Canto, esonerato a metà del guado nel 2014, per poi fare la vera gavetta da Mister degli allievi della Luparense San Paolo e della Vigontina San Paolo, prima di approdare all'Arzignano.

Trapani, ancora prima dello Spezia, è stato nel 2018 il suo primo tuffo nel calcio che conticchia, ma le squadre appena citate, denotano una particolare attitudine al raggiungimento del risultato tramite il lavoro, il sacrificio, la poca paura di sporcarsi le mani, come quelle massaie che preparano i dolci più buoni, dopo ore, giorni ed anni passati a impastare farina e uova i cui dosaggi non smettono mai di essere ottimizzati.

Classe 1977, il tecnico di Karlsruhe ha sempre dato, e continua a dare, l'impressione di apparire come un cantiere le cui fondamenta hanno una certa idiosincrasia verso il pedissequo, dove l'esempio altrui si segue, ma con una certa parsimonia, al motto Marleyano di "evita di giudicare chi sbaglia, ma fallo con chi rimedia da solo".

Italiano esige tanto dai suoi ragazzi, probabilmente proprio in virtù di ciò che si è sudato nella carriera di giocatore prima e allenatore poi.

Per questo motivo, a chi vi scrive giova riportare un episodio accaduto nella partita contro il Napoli dell'ottava giornata, quando, in ben due occasioni, negli ultimo 15 minuti della partita, prima Kayode e poi Infantino, si fermavano a protestare con l'arbitro La Penna, mentre il Napoli ripartiva per provare a riacciuffare il pareggio. Italiano diventava una furia e, pugno destro alzato a ricordare i 200 metri di Mazzone per raggiungere i tifosi della curva atalantina, minacciava prima uno e poi l'altro come un padre di famiglia alle prese con la pagella di un figlio poco performante negli studi.

La carriera di Italiano da allenatore

STAGIONE

SQUADRA

2014

VENEZIA

2015/16

LUPARENSE

2016/17

VIGONTINA

2017/18

ARZIGNANO

2018/19

TRAPANI

2019/21

SPEZIA

2021-

FIORENTINA

Ai piedi di Bonaventura

Se invece vogliamo architettare una analisi meno arzigogolata e più tecnica, allora dobbiamo parlare dei mezzi che Italiano ha a disposizione, facendo riferimento all'uomo più importante a cui il tecnico rinuncia piuttosto raramente.

Giacomo Bonaventura ha, per certi versi, caratteristiche simili al suo attuale allenatore, non tanto per le qualità che i due dimostrano e hanno dimostrato sul campo, quanto per la tenacia, la serietà e la professionalità in virtù della quale i due hanno raggiunto, e/o stanno raggiungendo, gli obiettivi delle loro carriere.

Il centrocampista classe 1989, non ha mai nascosto il suo amore per il contrasto di centrocampo dopo un inizio di carriera in cui la fascia sinistra, 90% delle volte preferita a quella destra, era diventata il suo habitat naturale in un'Atalanta in cui c'era da correre, invece che disegnare sofismi dorati e dove, grazie alle straordinarie caratteristiche dinamiche di German Denis, imparò a dialogare con le punte di turno.

Il passaggio al Milan, datato 2014, gli permise di alzare l'asticella del proprio gioco anche per via dei compagni di gioco di altissima qualità, Ibrahimovic su tutti, dai quali apprese la straordinaria arte della difesa del pallone che non può prescindere dall'uso di entrambi i piedi.

Tale caratteristica, affinata in un ambiente rossonero che non attraversava certo il suo momento storico migliore prima del ritorno di Maldini, con il quale, peraltro, si chiuse la sua lunga parentesi milanista, gli ha permesso di mettere a punto la finta di tiro che è il suo marchio di fabbrica più conosciuto e più mortifero, quando si tratta di giostrare al limite dell'area, anche perché il passaggio filtrante, fondamentale tecnico che gli mancava ai tempi della Dea, farà quest'anno la fortuna di gente come Nzola o Nico Gonzalez, entrambi molto abili a prendere posizione in mezzo all'area.

Modulo e Jack

In questo contesto, Bonaventura si trova a giocare in una posizione che in tantissimi hanno provato a cucirgli addosso, primo tra tutti Vincenzino Montella ai tempi del Milan, quella di trequartista e/o mezz'ala di movimento, che, se si parlasse di un giocatore "normale", richiederebbe un dispendio di energie che una partita di pallone, un 34enne, farebbe fatica a finire, ma il marchigiano è come il calabrone, vola anche se la fisica non glielo permetterebbe.

La novità di questa seconda giovinezza di Bonaventura, sta però nella possibilità di non doversi preoccupare dei compiti di fascia, quelli dove la Fiorentina ha un'abbondanza da fare invidia a tutti.

Lo scorso anno capitan Biraghi tirava spesso la carretta quando Italiano aveva bisogno di maggiore equilibrio e non poteva permettersi l'utilizzo di Sottil, per questo motivo a Bonaventura veniva richiesto uno sforzo aggiuntivo, ma quest'anno, anche e soprattutto grazie ad una campagna acquisti attenta ed oculata, sono arrivati due nuovi elementi che hanno regalato a Italiano una serie di soluzioni altre che ne aumentano la varietà offensiva in modo esponenziale.

Parliamo di Fabiano Parisi che a Empoli ha disputato alcune stagioni ad altissimo livello, arando la fascia con una continuità qualitativa che anche gli allenatori del fantacalcio hanno apprezzato non poco e di Joseph Brekalo, che dopo la discreta stagione al Torino, rientrato al Wolfsburg non ha esattamente brillato, per poi approdare sulle rive dell'Arno a completare un pacchetto di esterni che tutte le squadre vorrebbero.

Risolto il dilemma offensivo e difensivo di ali e terzini sinistri, Bonaventura può così dedicarsi a ciò che più gli piace, ricevere palla da mezz'ala, cambia poco se 4-3-3 o 4-2-3-1 e smistare il gioco per i compagni grazie ad una visione di gioco comune a pochi colleghi in Serie A, senza disdegnare tiro da fuori area e inserimento tra i centrali, altre leccornie tentatrici dell'ex milanista.

Ne abbiamo parlato anche nel paragrafo precedente: la duttilità di Bonaventura nel trattamento di palla con il destro o con il sinistro, gli permette di sbilanciare l'avversario diretto in maniera celestiale, per questo motivo diventa per lui facile trovare spazio e soluzione in maniera sempre diversa dalla precedente e il movimento di una squadra che corre senza soluzione di continuità come quella di Italiano, potrebbe regalare ulteriori gioie ad un giocatore che, anche alla luce di due drammatici infortuni che ne hanno segnato fisico e tempra, non smette di sorprendere e, anzi, sembra essere diventato la forza d'urto di un gruppo che si prepara a vivere una stagione avvincente.

La carriera di Giacomo Bonaventura

STAGIONE

SQUADRA

PRESENZE

RETI

2007/09

ATALANTA

2

-

2009

PERGOCREMA

3

1

2009/10

ATALANTA

1

-

2010

PADOVA

16

-

2010/14

ATALANTA

127

23

2014/20

MILAN

155

30

2020-

FIORENTINA

101

16



Il fascino delle luci spente

La verità è che, rispetto a giocatori ben più acclamati e osannati dal pubblico e, altre volte, dalla stampa più o meno specializzata, Bonaventura è il crack silenzioso di cui tutte le squadre hanno fame e necessità.

Ai giorni nostri alle volte bastano due folate ben riuscite per strappare consensi e contratti, ma le aspettative vengono talvolta inghiottite dal pericolo che non risparmia nessuno, quando si tratta di dimostrare le proprie qualità nel medio e nel lungo periodo e il tutto si traduce in spreco di tempo, lavoro e, soprattutto, soldi.

Con Bonaventura, invece, non siamo di fronte all'usato garantito che serve a chiudere qualitativamente una rosa, un gruppo di giovani, qui si tratta di un giocatore la cui maturità, che, non vogliamo dimenticarlo, deve fare a pugni con l'età che avanza, tiene le partite in bilico e, come sta succedendo spesso quest'anno, addirittura le risolve.

Non fermarti, Jack.