Gascoigne

Calcio

Gascoigne e il calcio bambino

Curiosamente, però, l'aneddotica è ricchissima anche quando si parla dei talenti sprecati: e d'altra parte quale santo non è prima passato per il crogiolo del fallimento?

È accaduto con San Paolo, con Sant'Agostino, con Sant'Ignazio. È accaduto e continua ad accadere - that's the difference - con Paul Gascoigne, uno dei calciatori più talentuosi e promettenti non solo della sua generazione ma dell'intera storia calcistica inglese.

Un tipo particolare

Per Gascoigne, come accade nelle agiografie, i racconti e gli aneddoti - anche di popolo - si sprecano.

Questi sembrano aumentare, nella sua biografia, nei momenti più tristi e disperati.

Così ad esempio, dalla voce di (un allora giovane) Alessandro Nesta:

"Io ero ai primi allenamenti con la prima squadra e lui era il giocatore più costoso della storia della Lazio. Mi fece un paio di falli pesanti in partitella ed io allora in un'occasione provai a fermarlo un tackle un po' troppo duro. Il primo a rincuorarmi fu Zoff. Ricordo che quando Paul tornò mi tranquillizzò e mi regalò un kit da pesca".

Era il 7 aprile del 1994 e (un già maturo) Paul Gascoigne giocava con la Lazio.

All'inizio di quella stagione Zoff, suo allenatore e secondo padre, lo aveva costretto a perdere 13 kili di troppo, altrimenti non avrebbe giocato.

Non era il primo infortunio di Gascoigne con la maglia biancoceleste. Un altro, tristemente noto, ne aveva caratterizzato le voci di acquisto quando Gazza - soprannome datogli da quelli del Newcastle, sua città natale - vestiva ancora la casacca Spurs.

Era il maggio del 1991 e Gascoigne si rompeva il legamento crociato a Wembley, nella finale di FA Cup vinta dai suoi compagni contro il Nottingham Forest (2-1), sotto gli occhi increduli del presidente Calleri, predecessore di quel Cragnotti di cui Gascoigne rappresenterà come il velo di un futuro ancor più radioso, ma già slabbrato.

Nonostante il calore riservato dai tifosi della Lazio a Gazza, che al suo arrivo a Fiumicino verrà accolto da una calca sovrumana ("io non ho mai visto niente del genere in vita mia. Ero spaventato, c'erano guardie del corpo ovunque. Lì ho capito che gli italiani sono ossessionati dal calcio", racconterà), nonostante quel gol novembrino al derby (1-1) ripreso sul più bello da un suo colpo di testa - cui seguì l'iconica esultanza a braccia in alto e all'indietro ai piedi di una Nord in delirio totale -, nonostante tutti i ricordi che continuano a legare Gascoigne alla Capitale, sponda Lazio, qui come altrove - al Tottenham, ma anche al Newcastle dove ha mosso i primi passi da calciatore - Gazza lascerà la piazza sotto il riso isterico del rimpianto collettivo.

Il giocatore Gascoigne

Da un punto di vista tecnico Gascoigne ha tutto: è forte fisicamente, ha due gambe tozze e lunghe che gli permettono di correre più veloce dei suoi avversari e faticando meno, soprattutto è dotato di una fantasia calcistica si direbbe fanciullesca, fa cose che gli altri non immaginano e le fa bene.

Come quel gol alla Scozia ad Euro 96, bellissimo e pesantissimo dopo una vigilia caratterizzata dalle polemiche per le foto pubblicate dai tabloid di Gascoigne e compagni ubriachi lerci su alcune sedie da dentista, in uno sperduto locale di Hong Kong, in preparazione della competizione appunto.

Dopo l'1-1 all'esordio con la Svizzera, la seconda partita del girone contro la Scozia era pure iniziata male, con lo svantaggio a fine primo tempo. Poi però il rigore parato da Seaman a McAllister, il gol di Shearer e il golazo di Gascoigne, che su lancio proprio di Seaman e giocata combinata di Sheringham ed Anderton superò Colin Hendry con un geniale sombrero di sinistro per poi battere Andy Goram con un tiro al volo di destro.

L'esultanza? Ovviamente la dentis chair. Gossip a parte, è la descrizione del gol dello stesso Gascoigne a restituirci l'essenza del suo calcio-bambino:

«Ho visto arrivare Colin Hendry così gli ho fatto un pallonetto, poi ho colpito la palla al volo. Certe cose non si insegnano ai bambini, è stato puro istinto. Mi allenavo con Andy Goram ogni giorno e quindi sapevo che per batterlo dovevo colpirla forte e bassa. Quando ho segnato è stato magnifico! Sono davvero orgoglioso di quel gol».

Non è l'unico gol di cui andrà orgoglioso Gascoigne in carriera. All'epoca Gazza giocava coi Rangers, in Scozia, e qui aveva riprovato a risalire la china di una carriera ormai segnata da infortuni e delusioni, da attese disilluse e illusioni disattese.

Rimane, del Gascoigne calciatore, l'immagine pura e profonda della gioia: "Qualunque cosa faccia nella vita deve essere divertente: se non lo è vuol dire che ho fallito". Lo diceva da calciatore Gascoigne, lo ripeterà come mantra per tutta un'esistenza, portata all'eccesso non in virtù di qualche vizio morale, ma a causa di una vitalità prorompente e incontrollabile.

Come quando in televisione lo presentarono come personaggio di un celebre reality: "Paul è noto fuori dal campo per la sua personalità trasgressiva ed eccentrica ma ora è pronto a rimettersi in gioco. Riuscirà ad andare a segno nella grande sfida dell'Isola?".

La risposta è no, chiaramente. Ma è bastato poco per entrare nei cuori dei telespettatori, persino in quel caso. Gascoigne, nato e cresciuto a Newcastle, è - secondo il parere di uno dei più importanti sociologi britannici, Paul Gilroy - come il simbolo di una possibile etnia (parole sue) Geordie. E niente riesce meglio ai Geordie che divertirsi e divertire.

Perché Gascoigne è così speciale?

Ma Gascoigne è stato anche l'oggetto - non solo il soggetto - dei rimpianti di tanti grandi allenatori. Abbiamo già citato Zoff, citiamo anche un altro gigante come Sir Alex Ferguson - prima del passaggio al Tottenham nel 1988, Gazza fu vicinissimo ai Red Devils:

"Se c'è un giocatore che rimpiango di non aver allenato? Dico senza dubbio Paul Gascoigne. E' stato il miglior calciatore inglese dai tempi di Bobby Charlton. Era fantastico, ma purtroppo non riuscimmo a prenderlo ed io credo che lui abbia fatto un grosso errore a non venire da noi. Nel nostro club c'erano persone che si sarebbero prese cura di lui".

Cosa aveva di speciale Gascoigne? Quali drammi lo turbarono così tanto e a lungo?

In primis la morte del fratellino del suo migliore amico, quando aveva appena dieci anni. Poi l'allontanamento improvviso dal calcio infantile - un dramma spesso sottovalutato, che pure uno come Zigoni, Gazza di casa nostra, ha sottolineato parlando della sua persona - e la chiamata - meglio, l'occhiolino - di Jack Charlton, leggenda del calcio inglese che nel 1984 si innamora di Gascoigne da allenatore dei Magpies.

Anche qui però, non bastò a far di lui un titolare inamovibile della squadra, e poi il Newcastle all'epoca aveva un dannato bisogno di soldi: "Nelle giovanili non giocavo mai, tornavo a casa e mi riempivo di bibite gasate e fish and chips. Fu lui a chiedermi se potevamo parlare. Mi disse 'non puoi avere la pancia a diciassette anni, hai due settimane per perdere peso'. Mi faceva pesare ogni giorno. In un mese sono passato dalla panchina all'essere il capitano della squadra. Un giorno poi mi chiese quali programmi avessi per il sabato ed io gli risposi che sarei rimasto a casa. Lui mi guardò e disse 'No, tu sabato prossimo giochi in prima squadra'. È così che è iniziato tutto".

Quell'anno, al primo anno in prima squadra, Gascoigne segnerà nove gol in trentuno partite di campionato.

Il pubblico era incredulo, uno di loro, fino a poco tempo prima presente nelle tribune del St James' Park, ce l'aveva fatta: ed era one of a kind - uno di quelli che spostano, una gemma del calcio britannico pronta a risplendere in tutta Europa.

Sarà venduto a peso d'oro nel 1988, a Newcastle non tornerà più se non come amante di birra, donne ed eccessi.

Da adulto come da ragazzino, una vita sempre al massimo: la vita al massimo di Paul Gazza Gascoigne.