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Quando Milan-Tottenham diventò un match tra Gattuso e Joe Jordan

La vera sorpresa, di tutta questa storia che stiamo per raccontarvi, è che sia passato oltre un decennio.

Del resto, siamo ormai abituati a vedere Gennaro Gattuso nei panni di allenatore - fino a qualche settimana fa al Valencia, in Spagna -, ma rivederlo in maglia Milan deve ancora diventare un forte effetto nostalgia. Tempo al tempo, naturalmente.

Anche perché Ringhio è stato un giocatore unico nel suo genere: tanta rabbia, tanta legna, tanta corsa. Ma anche un discreto senso degli affari del centrocampo. E - perché no? - una sostanziale tecnica di base, anche se certamente non era il pezzo forte.

Ma con Gattuso in campo, ecco, anche il Milan poteva permettersi tutto il proprio peso offensivo. E con il suo carisma, anche le partite più difficili ardevano come il fuoco negli occhi dell'ex numero otto: campione d'Italia, campione d'Europa, campione del mondo nella Nazionale del 2006. Ha vinto tutto e l'ha meritato fino in fondo. Pure con qualche atteggiamento fuori le righe.

Ricordate le mani al collo di Joe Jordan?

La storia

Alla fine è tornato da lui, lo ha affrontato e l'ha colpito alla testa mentre si stavano separando.

È stato Gattuso, in quel gesto, nel senso "meno riconoscibile" ma comunque sostanziale del termine. Focoso in campo ma umile e concreto fuori, a detta di chi lo conosce, Ringhio non si è lasciato in maniera pacifica con la Champions League.

Contestualizziamo: Milan-Tottenham è il ritorno degli ottavi di finale della massima competizione europea. La squadra di Allegri si ritrova a sfidare il Tottenham di Harry Redknapp, di cui Joe Jordan è un collaboratore. Dopo il vantaggio di Peter Crouch, i rossoneri riescono a pareggiare nei minuti di recupero grazie al solito Ibra: la rete viene però annullata, generando ulteriore animosità tra i giocatori.

Gattuso su tutti è incontenibile: è stato già ammonito al 76', a fine partita va dritto contro Joe Jordan, tra l'altro ex calciatore rossonero dal 1981 al 1983. "Mi ha infastidito con i suoi commenti da bordo campo (lo ha chiamato "f***ing Italian bastard", dirà l'agente del giocatore), ma questo non giustifica quello che ho fatto. Ho perso la testa e me ne assumo la piena responsabilità", le parole del centrocampista italiano.

Ovviamente, l'UEFA ha aperto un procedimento contro di lui e decise poi la sua punizione, ben oltre la semplice squalifica: cinque giornate per Ringhio, che non tornerà più in campo nella massima competizione europea

La celebre intervista

"You and me, you and me". Così Gattuso a Joe Jordan, frase rivelata in un'intervista a Le Iene che è diventata cult sui social.

"Mi sono avvicinato per chiarire, sono scappate altre parole e si è levato gli occhiali in segno di sfida", il racconto di Rino. Che è fedele al personaggio, perché di personaggio c'è veramente poco: "Lì mi è scattata l'ignoranza". E giù di sorrisi. Rideva molto meno Jordan, che aveva al suo fianco anche il centralone del Tottenham Bassong: "Lui che è 1.88 ha visto questa mezza sega e ha pensato: 'Lo distruggo questo'. Ha cominciato a dire: 'You and me, you and me, you and me...'".

Prosegue Gattuso: "Anche nel sottopassaggio mi ha detto you and me, mi sono fatto rispettare. Voleva lo you and me e io glielo ho dato". Il parapiglia nel tunnel di San Siro è diventato oggetto di storie e leggende, con quel gesto istintivo la vena ribelle di Gattuso è diventata subito storia, dopo anni a battagliare su ogni tipo di campo. "Ma la cosa più bella è stata che per due mesi abbiamo detto che ero il tutor di Cassano, bel tutor del ca...o!", ha chiosato Rino, sempre a Le Iene.

Gattuso d'Albione

Che abbia pesato anche il passato "britannico" di Gattuso in quel gesto? Ringhio, in effetti, aveva colpito un ex giocatore scozzese, il paese che l'aveva accolto proprio da ragazzo, dov'era iniziata la grande storia di Gattuso e dove ha conosciuto sua moglie Monica, i cui genitori gestivano una pizzeria a Glasgow.

Ecco: quando firmò per i Rangers fu un'altra signora ad attirare però la sua attenzione, la vedeva in foto e manifesti ovunque, ma non la conosceva. "È la Regina d'Inghilterra", gli dissero. Quando lasciò "l'abito cattolico" per tornare in Italia, l'attore Sean Connery gli chiese di restare.

Ai Rangers era un idolo, nonostante i dieci minuti più espulsione nel suo primo derby contro il Celtic. Gattuso ha detto a Connery di farsi gli affari suoi, a dichiararlo è stato proprio l'ex allenatore del Valencia. Ora immaginate questa scena: you and me, ma con James Bond.