Chissà perché, a volte nei grandi trionfi sportivi di squadra l'immaginario collettivo si affeziona a partite diverse dalla finale.
Ad esempio, del trionfo nei mondiali di calcio del 1982 molti ricordano il 3-1 in finale alla Germania e il "campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo" di Nando Martellini, ma la partita del cuore è per tutti Italia-Brasile 3-2.
Una cosa analoga è accaduta nell'ultimo grande successo dell'Italia del calcio, quello dei mondiali 2006.
I Mondiali di Germania 2006 ebbero una signora finale come Italia-Francia, con tantissime cose da ricordare tra cui la famigerata testata di Zidane al petto di Marco Materazzi e i rigori mozzafiato.
Tuttavia, ancora oggi, se si chiede a qualcuno un momento da ricordare di quel mondiale, quasi tutti risponderanno "la semifinale tra Germania e Italia".
Tutti sanno che l'Italia del 2006 era in una situazione molto particolare, con lo scandalo calciopoli in piena esplosione e diversi che avevano chiesto a gran voce le dimissioni di Marcello Lippi e la cacciata di alcuni elementi come gli juventini Cannavaro e Buffon.
Ma non saranno in molti a ricordare che la mattina stessa del match, ovvero il 4 luglio 2006, c'era stata la notizia delle richieste del PM Stefano Palazzi riguardo alle squadre coinvolte: Serie C per la Juve, Serie B per Milan, Fiorentina e Lazio.
Poi le cose andarono in maniera leggermente diversa, ma la marcia di avvicinamento a quella partita era tra le più dure che si siano mai viste.
Si giocava a Dortmund, in quello che al tempo si chiamava Westfalenstadion mentre oggi ha il nome commerciale di Signal Iduna Park.
Lo stadio del Borussia era gremito di tifosi tedeschi e la nazionale teutonica aveva insistito per giocare lì la propria semifinale, in uno stadio che non l'aveva vista mai sconfitta in 30 anni.
Il match è una battaglia, che vede l'Italia meritare qualcosina in più ma certo non senza rischi. Buffon è chiamato a diversi interventi decisivi, da Schneider a Podolski a Ballack.
L'Italia però ha una solidità gigantesca, che nasce probabilmente anche dall'orgoglio ferito di molti suoi elementi chiave come Cannavaro e il già citato portiere.
I supplementari sembrano accontentare più la Germania che l'Italia, per quanto prodotto.
Ad ogni modo, gli azzurri sembrano sempre in controllo nonostante i già citati rischi, l'Italia prende due legni con Gilardino e Zambrotta. Sembra tutto stregato, fino al minuto 119.
Pirlo si era guadagnato il corner con un sinistro da fuori area, ben respinto da Lehmann.
Sugli sviluppi del calcio d'angolo, la palla arriva proprio al numero 21. In questo caso, il merito di Pirlo non è tanto il filtrante che ha permesso a Grosso di battere a rete, ma l'averlo pensato.
La corsa di Fabio Grosso impazzito di gioia è qualcosa che avremmo tutti riguardato almeno 100 volte, tenendosi stretti.
Ad accompagnare le immagini, l'urlo un po' sguaiato di Fabio Caressa, che a quella partita deve buona parte della sua carriera da telecronista sempre un po' esuberante, ma quella sera era perfettamente nel posto dove doveva sedere, e l'urlo ripetuto "gol di Grosso" fa quasi tutt'uno con le immagini.
Un minuto dopo c'è l'altro capolavoro, una sorta di cortometraggio d'autore con diversi protagonisti.
L'irresistibile caparbietà di Cannavaro nel rubare il pallone, la classe di Totti che serve Gilardino millimetricamente sulla corsa, la grande scelta del Gila che vede con la coda dell'occhio Del Piero arrivare come un treno sulla sinistra, e poi il morbido destro all'incrocio del Pinturicchio.
Per chi come me aveva sofferto gli anni difficili di ADP quasi come se fosse un fratello, con quelle occasioni mancate in finale degli Europei 2000 che pesavano come macigni, quel gol fu una goduria multipla.
E nella corsa di Alex dopo la rete c'era tutta la rabbiosa liberazione da un incubo che non meritava, lui che alla Nazionale aveva sempre dato tutto.
Finisce così, con la povera ragazza tedesca che piange mentre noi tutti godiamo.
Con Jurgen Klinsmann, magnifico perdente, che consola i suoi. Il sottofinale perfetto, per un film che ha fatto da contrappunto felice alle nostre vite.