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Calcio

Inter-Milan 0-6: Sheva, Comandini e il più strambo e indimenticabile dei derby

Con quasi 240 precedenti in partite ufficiali, il derby Inter-Milan ha regalato al calcio italiano moltissimi momenti forti, belle partite, spettacolo, tensione.

E infatti sono diversi i derby che ciascuna delle due tifoserie tiene nel cuore. Uno, però, è particolarissimo.

11 maggio 2001: va in scena l'eccezione

Quello che non ti aspetteresti mai dal Derby della Madonnina, tra due società che hanno vinto e vincono tantissimo, è che a entrare nel cuore sia un match disputato in una stagione fallimentare per entrambe.

Il campionato 2000/01 è infatti il primo, dopo svariati anni, in cui nessuna delle due milanesi si qualifica tra le prime 4.

L'Inter aveva cacciato Lippi dopo una sola giornata, affidando la squadra a Marco Tardelli che comunque non era stato in grado di invertire la rotta di una rosa teoricamente forte ma fragile.

Il Milan aveva atteso la ventiduesima giornata per esonerare Alberto Zaccheroni, l'artefice del più inatteso e incredibile degli scudetti rossoneri, ovvero quello del 1998/99. Un anno e mezzo dopo, Zac era uscito dalle grazie di società e tifosi, venendo rimpiazzato da un evergreen come Cesarone Maldini a cui veniva affiancato un altro jolly buono per tutte le stagioni come Mauro Tassotti. Neanche questa accoppiata riesce a sortire gli effetti sperati.

Per effetto di ciò, si arriva alla giornata numero 30 con Inter e Milan che si ritrovano mestamente appaiate al quinto posto, a 20 punti dalla capolista Roma.

Così, quello in programma l'11 maggio era facilmente etichettabile come "derby tra deluse", oltre a essere il primo - e tuttora unico - derby a venire disputato di venerdì.

Al sabato mattina, però, la delusione dell'Inter aveva raggiunto livelli forse mai toccati in precedenza, mentre quella del Milan si era trasformato in un giubilo per forza di cose effimero, essendo la seppur nettissima vittoria totalmente inutile a risollevare le sorti di una stagione comunque negativa. Eppure, quel giubilo è diventato indelebile.

Così come Gianni Comandini è entrato nel cuore dei milanisti, anche se quelli segnati l'11 maggio 2001 saranno gli unici due gol realizzati con la maglia rossonera.

Gianni Comandini, quando può bastare essere eroe per un giorno

Appunto, Gianni Comandini da Cesena.

Il centravanti romagnolo era arrivato in quella stagione dopo aver gonfiato le reti l'anno prima in serie B, a Vicenza. A 23 anni era l'occasione della vita per lui, ma sopportare la pressione del Milan non è cosa così semplice e i compagni di reparto erano gente come Andriy Shevchenko e Oliver Bierhoff.

Quel giorno, Gianni si traveste da Gerd Muller e tramortisce l'Inter con una doppietta nei primi 20', grazie alla fattiva collaborazione di un Serginho in versione extra-lusso.

Non riuscirà mai più a infiammare San Siro, anche perché viene ceduto quella stessa estate. Dall'Atalanta inizia un girovagare in parabola discendente, che lo porterà a un ritiro piuttosto precoce.

La ragione ufficiale di quel ritiro sono i tanti infortuni, e almeno in buona parte era sicuramente vero. In realtà, Gianni Comandini ha poi dimostrato di saper vivere il calcio come una parentesi della vita, bella ma che non diventa schiavitù.

Quindi è tornato a fare quello che gli piaceva, e lo fa ancora oggi: viaggi e tanta musica rock, nel suo locale in Romagna.

La partita

I due gol di Comandini erano arrivati entrambi da sinistra, con Serginho lasciato colpevolmente libero di far danni.

In questo, probabilmente, qualche colpa Tardelli ce l'aveva.

Racconta Zanetti nella sua autobiografia che il tecnico preferì tornare alla difesa a tre, dopo che i calciatori lo avevano faticosamente convinto a passare a quella a 4.

L'approccio al derby in questo senso era stato disastroso. L'Inter riesce ad andare all'intervallo sotto di sole due reti, ma poi nella ripresa le cose vanno ancora peggio: Giunti, due volte Sheva e il meritatissimo sigillo finale di Serginho disegnano un KO tennistico.

L'Inter, il pozzo senza fondo e la resilienza

I 6 gol incassati nel derby erano una ferita profonda, forse indelebile, per i supporter nerazzurri.

Tuttavia, in quel periodo la frustrazione dei tifosi era a livelli talmente alti da poter quasi considerare uno 0-6 come ferita leggera. Appena una settimana prima c'era stato l'assurdo episodio dello scooter lanciato dalla Curva Nord. Ok, quel povero Booster non era stato bruciato e lanciato per protesta contro il pessimo rendimento dell'Inter: era stato rubato a un tifoso dell'Atalanta, ed era proprio agli ultras della Dea che il folle gesto era destinato.

Ad ogni modo, la febbre della frustrazione nerazzurra era in quegli anni altissima, e sarebbe cresciuta ancora di più negli anni immediatamente seguenti, dal 5 maggio al famoso striscione del 2004 "non so più come insultarvi".

Poi la resilienza degli interisti ha pagato, e il popolo nerazzurro ha trovato il modo di rifarsi, con uno dei cicli più esaltanti della sua storia. Ma quel tennistico 0-6 è ancora occasione di immancabile sfottò, tra cugini