Calcio

It's coming ROME - Italia-Inghilterra Euro 2020

Non home, ma Rome. I brividi, solo a ripensarci: perché questo è il grido che possiamo sollevare ancora oggi, senza per questo mancare di rispetto.

Perché il calcio non è soltanto patrimonio degli inglesi, ma è anche un'inestimabile ricchezza italiana, dipinta con i colori dell'azzurro.

Sul palcoscenico europeo, nel 2021 siamo di nuovo al vertice, ritornando a sollevare il trofeo sotto gli sguardi del presidente Mattarella, a distanza di 53 anni dall'ultimo trionfo, proprio nel giorno del 39° anniversario della conquista mondiale in Spagna: la squadra di Mancini non avrebbe potuto scegliere una data più significativa.

La vittoria arriva ai calci di rigore, grazie all'ennesima prova eroica di Gigio Donnarumma, che ha respinto i tiri inglesi due volte dopo il pareggio 1-1 nei tempi supplementari (con gol di Shaw e Bonucci). Il tutto nel loro stesso territorio, di fronte a sessantamila tifosi che hanno vibrato per 120 minuti.

I Leoni sono stati però domati, "trasformati in gattini", come recitano le cronache di allora. Il CT Mancini, prima del fracasso mondiale, era riuscito a raggiungere questo traguardo divertendosi e divertendo i suoi ragazzi per un intero mese. Abbiamo trionfato da protagonisti, non da opportunisti come talvolta ci è stato attribuito: questo è stato il nostro più grande merito.

L'Italia vince contro un'intera Nazione

L'Europeo è stato un viaggio fatto di tappe diverse, dall'inizio alla fine. Abbiamo attraversato moltissime fasi: dall'eccellenza tecnico-tattica e dal divertimento, alla sofferenza e infine alla maturità di andare a conquistare la coppa sul terreno degli avversari, in uno stadio completamente bianco.

Mancini ha coronato un percorso virtuoso iniziato tre anni prima e completato in tempi eccezionalmente rapidi, regalandoci un titolo che non solo ha aggiunto lustro alla sala trofei di Coverciano, ma ha anche contribuito al rilancio dell'intera nazione sotto ogni punto di vista. Una vittoria sportiva, economica e sociale.

La formazione di Wembley

Mancini ha optato per la stessa formazione che ha affrontato la Spagna, premiando coloro che lo hanno accompagnato in finale, anche se questa squadra vantava certamente più di undici protagonisti. Il dubbio principale riguardava l'utilizzo di un falso nove al posto di Immobile, ma alla fine è stato confermato il numero 17. Quindi, affiancato da Chiesa e Insigne, con la mediana composta da Barella, Jorginho, Verratti e la linea difensiva con Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini ed Emerson.

Southgate, d'altro canto, aveva cambiato approccio rispetto alle previsioni della vigilia, una scelta che in qualche modo onorava gli azzurri. Tendeva infatti a chiudersi, modificando interamente l'approccio. Uno schieramento prudente, insomma: niente 4-3-3 o 4-2-3-1, ma un 3-4-3 che aveva permesso di rinforzare la difesa con cinque uomini.

A pagare le conseguenze è stato Saka, con Trippier schierato sulla corsia destra. Tutti gli altri sono stati confermati, con Kane centravanti, Mount sulla sua sinistra, Sterling sul centrodestra e il duo Phillips-Rice in mediana. Un modulo più compatto, certo, ma come dicono gli allenatori, l'atteggiamento è ciò che conta davvero. E gli inglesi hanno iniziato meglio di noi.

Il vantaggio dell'Inghilterra

Una doccia fredda: dopo appena un minuto e 55 secondi di gioco, i britannici sono davanti. Un cross dalla trequarti di Trippier ha seminato confusione in area, con tre giocatori italiani (Bonucci, Barella e Di Lorenzo, mentre Chiellini era spostato verso la fascia) che si sono trovati a marcare due avversari (Sterling e Kane), ignorando completamente l'inserimento di Shaw sulla sinistra. Di Lorenzo non è riuscito ad intervenire e il terzino dello United ha segnato indisturbato di testa a pochi passi da Donnarumma.

Un gol che vale un colpo durissimo, soprattutto perché durante gli Europei non ci eravamo mai trovati in svantaggio. Non solo: la rete ha ulteriormente galvanizzato gli inglesi e ha minato la sicurezza degli azzurri, che hanno faticato a reagire. Fino a metà del primo tempo, non siamo riusciti mai a prendere il controllo del gioco, e quando ci siamo riusciti, abbiamo mostrato un giropalla spesso approssimativo. Tanti errori. Tutti banali.

L'Inghilterra, brava a rimanere compatta in difesa, decisamente più compatta degli azzurri, provava a ripartire con le incursioni di Sterling, con gli incroci costanti di Shaw, con le aperture di Kane e gli inserimenti di Mount. Contratti e imprecisi, gli azzurri avevano provato qualche timido tentativo con Insigne e costruito una sola vera occasione grazie all'instancabile impegno di Chiesa, che arriva a pochi centimetri dal palo.

Il secondo tempo

Il più lesto a cambiare la storia? Roberto Mancini. Nella ripresa, il tecnico modifica l'assetto quasi subito: al nono minuto, via Barella (che era stanco e ammonito) e Immobile, dentro Cristante e Berardi. Insigne diventa falso nove, con Berardi sulla destra e Chiesa spostato a sinistra. Quella che era stata una tentazione prima della partita, era diventata una necessità durante il match.

Con il passare dei minuti, l'inerzia si era completamente spostata dalla nostra parte, con il pallone sempre più sotto il nostro controllo. Al 17', Chiesa, il più ispirato dei tre attaccanti, costringeva intanto Pickford a una parata complicata. Dopo un tentativo inglese (con un grande intervento di Donnarumma sull'inzuccata di Stones), ecco l'agognato pareggio.

Da un calcio d'angolo dalla destra, con rara confusione in area, Chiellini viene atterrato da Stones, ma prima che potesse essere valutato un eventuale rigore, l'azione e il pallone proseguono verso il proprio destino: Verratti la prende di testa e colpisce il palo, sfera che va proprio dove deve andare. Sui piedi di Bonucci. Porta sguarnita sotto lo sguardo dei tifosi azzurri: è tripudio.

A quel punto, il copione del primo tempo è completamente ribaltato. L'Inghilterra smarrisce sicurezza e controllo, cedendo campo all'Italia che aveva tutto di nuovo in mano. A cinque minuti dal termine dei tempi regolamentari, Mancini ha sostituito Chiesa, infortunato, con Bernardeschi, posizionando Insigne nuovamente sulla sinistra.

Supplementari e rigori

All'avvio dei tempi supplementari, altro cambio. Belotti al posto di Insigne, con Bernardeschi che si è spostato sulla fascia sinistra. Pochi minuti dopo, ecco il turno di Verratti, sostituito da Locatelli. Nonostante l'ansia e la ressa dell'extra time, l'Italia resta saldamente al controllo del match: noi con il possesso palla, loro in fase di rimessa, senza vere occasioni da gol.

Nel secondo tempo supplementare, oltre a un momento di terrore su un'uscita a vuoto di Donnarumma, il gioco è proseguito senza altre azioni particolarmente pericolose. La direzione era una e una soltanto: col cuore in gola, ci siamo diretti verso i rigori.

Gol di Berardi. Pure di Kane. Belotti sbaglia: fa male. Maguire porta avanti Southgate, Bonucci lo riacciuffa. Rashford è un abbraccio di speranza: colpisce il palo. Bernardeschi fa sognare: rete. Sancho? Donnarumma. Jorginho: altro errore. Quindi Saka.

Luca Vialli è di spalle, non ha visto neanche un rigore. Guarda l'inglese avvicinarsi al dischetto, Mancini poco distante. Sente un urlo strano, strozzato in gola: capisce. Capisce che Wembley ha perso, l'Italia ha vinto. Sono lacrime, sul tetto d'Europa.