Calcio

La doppia finale tra Italia e Jugoslavia ad Euro 1968

Era il 1968. E l'Italia si impose ai Campionati Europei di calcio e no, non fu una cavalcata come nel 2021.

Prima di immergerci in una storia così differente, ricordate la macro-premessa: quella del Sessantotto fu una competizione caratterizzata da una formula più lineare rispetto agli standard attuali. Con quattro squadre soltanto, qualificate alla fase finale disputata in patria, l'Italia si trovò a contenderla con Inghilterra, URSS e Jugoslavia.

Tra i momenti indimenticabili di quel torneo, due episodi emergono in modo particolare: il 5 giugno, l'Italia affrontò l'URSS a Napoli in un match estremamente tattico, che si trascinò senza sbloccarsi, terminando sullo 0-0 anche dopo i tempi supplementari. Il secondo: per decidere l'esito delle partite non si ricorreva ai rigori, bensì al sorteggio, il quale avvenne negli spogliatoi del San Paolo.

Il capitano Facchetti rientrò in campo esultante, con le braccia alzate, e il pubblico comprese subito che la sorte era stata favorevole: l'Italia si era qualificata per la finale.

Il percorso della Nazionale

Prima di arrivare lì, gli azzurri hanno però dovuto affrontare durante la stagione un girone di qualificazione. Concluso ampiamente al primo posto. Ai quarti di finale ci attende allora la strana Bulgaria.

Il quarto di finale con la Bulgaria

La sfida di andata si svolse a Sofia, in uno stadio gremito che sosteneva vigorosamente la squadra di casa per l'intera durata della gara. Il tecnico Valcareggi, costretto a sostituire l'infortunato Riva, optò per Pierino Prati, una mossa che si rivelò azzeccata nel lungo termine. Il confronto si trasformò in una battaglia epica, che ancora oggi produce ricordi in chi c'era, in chi ne aveva sentito parlare. La vittoria fu dei padroni di casa: risultato di 3-2. Tutto sarebbe stato deciso nel match di ritorno a Napoli, un evento che segnò il primo capolavoro del percorso europeo degli azzurri.

Il commissario tecnico fece esordire Dino Zoff in quella partita, altra mossa che si rivelò cruciale. In avanti? Si riaffidò a Prati, perno centrale. Proprio Prati segnò il gol del vantaggio italiano nei primi quindici minuti di gioco, mentre nel secondo tempo Domenghini trovò la rete su punizione, sigillando la vittoria.

La nazionale conquistò così l'accesso alla fase finale del torneo, mentre il neo presidente della Federazione, Artemio Franchi, riuscì nell'impresa di ottenere l'organizzazione della manifestazione in Italia.

Le semifinali

Il sorteggio stabilì che le semifinali vedessero di fronte Italia e URSS, e Jugoslavia e Inghilterra. Valcareggi decise di convocare anche Gigi Riva, scelta che suscitò pesanti polemiche dato che il calciatore non aveva ancora risolto i suoi problemi fisici.

La semifinale contro i sovietici si disputò allo Stadio San Paolo di Napoli, di fronte a un pubblico che secondo fonti ufficiose ammontava anche a 100.000 persone, sebbene ufficialmente si parli di circa 75.000 spettatori. Sin dall'inizio, fu evidente che la squadra russa presentava una notevole superiorità tecnica e fisica rispetto alle avversarie affrontate fino a quel momento. Si scatenò così un'altra battaglia. Stavolta con il timore di poterla realmente perdere.

Il confronto fu durissimo. Gianni Rivera s'infortunò dopo soli 3 minuti, con il regolamento dell'epoca che non permetteva sostituzioni. Di fatto, l'Italia si trovò praticamente a giocare l'intera partita in inferiorità numerica. E al termine dei tempi regolamentari il punteggio rimase bloccato sullo 0-0.

Durante i tempi supplementari, un altro infortunio, stavolta a Bercellino, costrinse gli azzurri a difendere strenuamente la propria porta, riuscendo a mantenere il risultato di parità fino alla fine dell'extra time.

Adesso era solo il destino, il fato, la fortuna a portare in dote l'epilogo degli Europei. A quei tempi, infatti, non esisteva la lotteria dei rigori, quindi la squadra finalista sarebbe stata decisa dal lancio della monetina. Dopo momenti di tensione palpabile, il capitano Facchetti uscì dallo stanzino dell'arbitro esultando, portando gioia all'intera Italia e garantendo l'accesso alla finale europea. Qui avrebbero affrontato la Jugoslavia, che nel frattempo aveva superato di misura l'Inghilterra.

La finale, numero uno

La Jugoslavia di quei tempi era ritenuta una vera e propria forza della natura, capace di sconfiggere qualsiasi avversario quando si trovava nella giusta giornata.

Valcareggi apportò alcuni cambiamenti rispetto alla gara contro l'URSS, sostituendo i due infortunati Rivera e Bercellino con Lodetti e Guarneri. In attacco, non potendo ancora contare su Riva, il commissario tecnico confermò Prati e lo affiancò a Pietro Anastasi.

La partita si irrigidì a fine primo tempo, quando la Jugoslavia si portò in vantaggio. Un vantaggio solidissimo, all'apparenza: per gli azzurri non sembravano esistere varchi.

Il secondo tempo, dopo strenuo combattimento, portò al pareggio tanto atteso, con Domenghini che segnò a dieci minuti dal termine. L'1-1 non subì ulteriori cambiamenti e si arrivò al termine dei tempi supplementari. A differenza della semifinale, stavolta non fu necessario ricorrere al lancio della monetina per determinare il vincitore del trofeo, ma la partita venne rinviata e riprogrammata per due giorni dopo. Qui si compie il grande miracolo sportivo. Targato Valcareggi.

La finale, numero due

Il tecnico operò cinque sostituzioni rispetto alla formazione precedente, schierando (stavolta sì!) Gigi Riva, affiancato nuovamente da Anastasi. Il rischio era elevato: Riva non giocava una partita dal mese di marzo e certamente non si trovava in forma fisica ottimale. Fin da subito dimostrò comunque grande impegno: voleva ripagare la fiducia concessagli dal commissario tecnico.

Riva fu l'elemento di distrazione della difesa avversaria. Non impiegarono tanto, i difensori della Jugoslavia, a capire subito che quella sarebbe stata una partita molto diversa rispetto a due giorni prima.

Succede tutto in poco tempo: Riva tenta una semi-rovesciata su assist di Anastasi; poi due tiri dalla distanza: il primo sfiora il palo e il secondo costringe il portiere alla deviazione in angolo. La difesa slava vacillava pericolosamente e alla fine, al 12' del primo tempo, un tiro deviato di Domenghini mise Riva davanti alla porta per segnare il gol del vantaggio, permettendogli finalmente di esultare. Venti minuti dopo, un assist di De Sisti consentì ad Anastasi di segnare uno spettacolare gol in rovesciata.

Nel secondo tempo, la partita non ebbe più storia: l'Italia riuscì a gestire il doppio vantaggio e a riportare un trofeo calcistico in Italia dopo le vittorie di Pozzo ai mondiali degli anni '30. Gigi Riva fu acclamato come eroe nazionale. E ci manca tutti i giorni.