Calcio

Corea del Sud-Italia 2-1, 18 giugno 2002: lo scandalo Byorn Moreno

Byron Moreno. L'eliminazione dell'Italia di Trapattoni dal Mondiale del 2002 porta la firma di Seol Ki-hyeon, Jung-Hwan Ahn, ma ha soprattutto un nome ed un cognome.

Quelli del direttore di gara ecuadoriano, finito al centro della bufera a causa del suo pessimo arbitraggio in occasione di quell'ottavo di finale perso dagli Azzurri contro la Corea del Sud.

Un match scandaloso ed iconico, dannato ed eterno, immorale ed immortale. Una partita finita nella storia, ma dalla parte sbagliata.

La beffa di Euro 2000 e l'apertura del ciclo Trapattoni

La Nazionale che prese parte alla rassegna di Corea del Sud e Giappone 2002 "nacque" sportivamente dalla beffa di Euro 2000.

L'Italia perse 2-1 la finale contro la Francia a causa di un golden goal segnato nei tempi supplementari da David Trezeguet.

La regola, poi abolita insieme a quella del silver goal nel 2004, condannò l'Italia alla medaglia d'argento. La Francia, invece, conquistò il suo secondo titolo europeo, a due anni di distanza dal trionfo nel Mondiale casalingo.

Mentre la Nazionale italiana si trovava sul volo di rientro dall'Olanda, a poche ore dalla scottante sconfitta contro la Francia, Silvio Berlusconi criticò apertamente le scelte effettuate dal CT Dino Zoff contro i transalpini.

Quanto espresso dall'allora presidente del Milan nella conferenza stampa di presentazione della nuova stagione a Milanello spinse Zoff alle dimissioni. L'ex portiere della Juventus, colpito dal fatto che Berlusconi definì le sue come "scelte indegne", optò per l'uscita di scena.

Al posto di Zoff, convinto delle dimissioni nonostante la tentata mediazione del presidente FIGC Nizzola, subentrò Giovanni Trapattoni.

Il "Trap" poté fare affidamento su una squadra ricca di talento, con campioni giunti all'apice delle loro rispettive carriere e vogliosi di vincere con la maglia dell'Italia dopo la beffa del 2000.

Italia ricca di campioni all'apice della loro carriera

L'Italia contava tra le proprie fila campioni del calibro di Paolo Maldini e Gianluigi Buffon, ma annoverava anche Alessandro Del Piero, Francesco Totti e Christian Vieri. Questi sono solo alcuni dei grandi talenti presenti nella rosa italiana durante l'era Trapattoni.

L'Italia controllò il girone di qualificazione al Mondiale 2002 e si presentò alla rassegna iridata da imbattuta. I risultati sul campo non furono sfavillanti, ma la qualità della rosa rendeva la Nazionale italiana tra le favorite per la vittoria finale del torneo.

Tuttavia, nonostante le ottime premesse, il 4 febbraio 2002 ci fu un presagio di sventura per la Nazionale di Trapattoni: Roberto Baggio si ruppe il legamento crociato del ginocchio.

Quel Infortunio costrinse un ormai 35enne "Divin Codino", restio ad abbandonare le speranze, a rinunciare a quello che poteva essere il suo ultimo Mondiale.

Trapattoni decise di non convocare Baggio per il Mondiale, nonostante gli sforzi effettuati dal fantasista per rendersi disponibile, e dovette rinunciare anche Pessotto a causa di un infortunio patito contro l'Uruguay.

Il percorso Mondiale dell'Italia di Trapattoni

Il Mondiale di Giappone e Corea del Sud iniziò per l'Italia il 3 giugno 2002. L'avversario degli Azzurri, ironia della sorte, fu l'Ecuador (terra natìa di Byron Moreno).

Chissà che l'arbitro ecuadoriano non se la sia presa per quel 2-0 che la Nazionale rifilò ai suoi connazionali.

Protagonista di quel match fu Christian Vieri (lo stesso marcatore del nefasto ottavo di finale), autore di una doppietta.

L'Italia conduceva il girone a punteggio pieno dopo la prima uscita, ma già nella successiva incappò nel primo blackout del Mondiale, venendo sconfitta per 1-2 dalla Croazia.

Anche contro la Croazia aprì le marcature un'indomabile Vieri, ma ad un quarto d'ora dal termine l'Italia staccò la spina ed uscì inspiegabilmente dal campo per 5', permettendo ad Olic e Rapaic di firmare la rimonta.

Altro brutto presagio furono il palo colpito da Totti su punizione a 5' dal termine e il successivo gol annullato a Materazzi per fallo commesso da Inzaghi.

L'Italia si ritrovò dunque obbligata a vincere, o quanto meno pareggiare (in base al risultato di Ecuador-Croazia), l'ultima partita di quel girone G, contro il Messico primo a 6 punti.

Inzaghi rivestì nuovamente il ruolo dello sfortunato protagonista contro il Messico, vedendosi annullare un gol regolare al 14' per fuorigioco. L'Italia ritrovò Nesta ma finì sotto nel punteggio a causa della rete di Borgetti.

Il gol del Messico eliminò virtualmente l'Italia, che rientrò in corsa grazie al vantaggio dell'Ecuador sulla Croazia. Nella ripresa la Nazionale chiuse i conti con la rete di Del Pier, che permise agli Azzurri di qualificarsi come secondi dietro all'altro Tricolor.

Il controverso percorso della Corea del Sud nel girone

L'Italia strappò con fatica il pass per la fase ad eliminazione diretta di quel Mondiale 2002, dove si ritrovò accoppiata alla Corea del Sud, paese ospitante insieme al Giappone.

L'alone di perplessità attorno alle decisioni arbitrali prese in quel Mondiale non restò circoscritto ai match giocati dall'Italia.

Molti dubbi giunsero anche sulla bontà del percorso effettuato dalla Corea del Sud, supportata dal calore del proprio pubblico, ma anche da alcune scelte controverse dei direttori di gara a loro favore.

La Corea del Sud eliminò infatti il Portogallo tra mille polemiche. Ai lusitani non vennero fischiati svariati falli a favore ma, anzi, furono sventolati in faccia due rossi.

L'accaduto intensificò le prime voci di aiuti, decisi dalla FIFA nei confronti dei due paesi ospitanti, per permettergli di fare più strada possibile. Sia Corea del Sud che Giappone si qualificarono per gli ottavi di finale di quel Mondiale.

Lo scandalo Byron Moreno: i tempi regolamentari

Il solo ipotizzato complotto si tramutò in un tragicomico scandalo sportivo il 18 giugno 2002, giorno di Corea del Sud-Italia.

La FIGC si impuntò e, dopo i quattro gol annullati più o meno giustamente all'Italia nel girone, chiese per gli ottavi di finale un fischietto di caratura internazionale. La FIFA replicò sorteggiando il semi sconosciuto Byron Moreno, che da quel giorno diventò un nome popolare nello Stivale e non solo.

L'atmosfera del World Cup Stadium di Daejeon ricordò terribilmente quella del Mondiale 1966, quando l'Italia venne eliminata dalla Corea del Nord, alimentando il timore degli Azzurri di poter rivivere una seconda "Corea", divenuta nella cronaca sinonimo di tragedia sportiva.

Byron Moreno mise subito in chiaro quale sarebbe stato l'andamento della partita, ammonendo Coco al primo fallo dopo 2' e fischiando rigore sugli sviluppi di tale calcio di punizione.

Gianluigi Buffon si dimostrò più forte delle avversità e parò quel penalty, allungandosi sulla sua destra e rispedendo al mittente il tiro di Jung-Hwan Ahn. L'episodio fornì nuova linfa vitale agli Azzurri, che si portarono in vantaggio al 18' grazie ad un colpo di testa di "Bobo" Vieri.

Il vantaggio sembrò mettere in discesa la gara per l'Italia, ma da quel momento fu un susseguirsi di episodi controversi. Al 50' Moreno non mostrò il cartellino rosso a Kim-Tae Young, già ammonito e colpevole di aver colpito al volto Del Piero con una gomitata.

Del Piero lasciò il campo con un occhio nero, sostituito da Gattuso, mentre Coco fu costretto ad indossare un'ampia fasciatura a causa di un colpo alla testa, ovviamente non sanzionato da Moreno.

Anche Zambrotta rimase vittima dei contrasti impetuosi (ma sempre regolari secondo Moreno) dei calciatori della Corea del Sud. Il fallo subito dal terzino azzurro sarebbe da rosso diretto secondo regolamento, ma l'arbitro ecuadoriano non punì l'accaduto.

L'atteggiamento permissivo di Moreno incentivò quello belligerante della Corea del Sud di Guus Hiddink, che continuò quindi a recitare lo stesso spartito per tutta la durata del match.

Al minuto 80, però, accadde un episodio che fugò ogni dubbio sull'orientamento dell'arbitraggio di Moreno. Totti saltò mezza squadra, arrivò al limite dell'area di rigore della Corea del Sud e, poco prima di poter scagliare la conclusione, venne abbattuto.

Un fallo solare, oggettivo, ma non per Moreno, che indicò di proseguire il gioco lasciando i giocatori dell'Italia in campo, la panchina azzurra e Bruno Pizzul in preda alla perplessità più totale.

Il destino fu crudele verso l'Italia di Trapattoni in quel 18 giugno 2002, perché una respinta sbagliata da Panucci al 88' permise a Seol Ki-hyeon di pareggiare la sfida e un errore sotto porta di Vieri a pochi secondi dallo scadere, di portarla ai tempi supplementari.

Lo scandalo Byron Moreno: i tempi supplementari

L'Italia vide gli stessi spettri del Portogallo ai gironi e, come i lusitani, si innervosì, una volta iniziati i tempi supplementari. Totti venne steso in area di rigore e punito da Moreno con un giallo per simulazione che, sommata a quella precedente, gli valse l'espulsione.

Gli Azzurri in quel momento smisero di credere nella bontà dell'operato di Moreno e gli si scagliarono contro, con Di Livio primo furente scudiero di una giustizia che pareva ormai scomparsa dal rettangolo verde di gioco.

Il tentativo di far cambiare idea a Moreno non andò a buon fine e Trapattoni, preso atto dell'ennesima decisione a sfavore, scagliò un pugno contro il plexiglass della panchina, dietro il quale si trovavano gli addetti FIFA. Uno di loro, tra l'altro, allargò le braccia come per dissociarsi da quanto stava accadendo.

Manca solamente la ciliegina su questa tragicomica commedia, che viene messa dall'assistente di Byron Moreno, l'argentino Jorge Horacio Rattalino. Il guardalinee infatti valutò in fuorigioco la posizione di Tommasi che, innescato da Vieri, realizzò il gol qualificazione.

Immagini successive mostrarono come la posizione di Tommasi fosse regolare, ma in mezzo a quel calderone di errori divenne difficile trovare un errore principe, soprattutto per quanto accadde poco dopo.

Non bastò nemmeno l'acquasanta di Trapattoni in panchina quel giorno. Nella ciclicità dell'universo la fine è anche l'inizio. Lo stesso valse per quella sfortunata Italia, condannata ancora da un golden goal, dopo quello di Trezeguet.

Al minuto 117 gli Azzurri di Trapattoni, ormai sulle gambe e in inferiorità numerica, dovettero andare incontro al proprio destino. Jung-Hwan Ahn svettò su Maldini e infilò con un preciso colpo di testa la sfera alle spalle di Buffon.

Una seconda Corea, dopo il Mondiale del 1966

Che non fosse una sfida come le altre lo si era capito dalla scritta "Again 1966" comparsa sugli spalti del World Cup Stadium di Daejeon, ma nessuno si sarebbe mai aspettato quanto visto in quel match del 18 giugno 2002.

Dopo il 1966 ci fu davvero un'altra Corea per l'Italia, che venne eliminata agli ottavi di finale di quel Mondiale 2002. La squadra allenata da Guus Hiddink si piazzò al quarto posto in quella edizione, eliminando la Spagna ai rigori in un'altra sfida che fu segnata da infinite polemiche.

Un Mondiale iniziato con l'Italia tra le candidate alla vittoria finale, con una rosa ricca di campioni all'apice della loro carriera, passò alla storia come una delle spedizioni peggiori della Nazionale azzurra.

Che fine ha fatto Byron Moreno?

Maldini lasciò la Nazionale dopo quel Mondiale, un paese intero gridava allo scandalo ma Moreno non venne sanzionato dalla FIFA. Già, a proposito, Byron Moreno...che fine ha fatto dopo il 18 giugno 2002?

Nel settembre 2002 Moreno venne accusato di aver truccato il big match dell'Ecuador tra Barcelona e Liga de Quito, in seguito ad un arbitraggio che fu determinante per il risultato finale di quella sfida.

Quell'episodio non valse a Moreno la squalifica a vita, che comunque arrivò il 10 giugno 2003, dopo un secondo caso: l'apparizione nel programma RAI "Stupido Hotel" del 9 gennaio 2003.

Nel febbraio 2003 Byron Moreno partecipò al "Carnevale di Cento", dove fu oggetto di insulti e fischi e dove venne preso d'assalto con lancio di uova e monetine. In seguito ricevette anche il "Tapiro d'oro". Dallo scherno, però, la vità dell'ex fischietto passò ad una fase ben più seria.

Il 21 settembre 2010 Byron Moreno fu trovato in possesso di 6 chili di eroina all'aeroporto JFK di New York, arrestato e condannato a due anni e mezzo di reclusione. Fu scarcerato anticipatamente nel 2012 ed estradato in Ecuador, dove si aprirono per lui le porte delle indagini per evasione fiscale.