Calcio

Italia-Malta, nel segno dell'esperienza

Da Spalletti, 'beccato' da Corona per aver difeso i suoi ragazzi, non si può già pretendere - né lo si poteva prima dell'intricata settimana appena trascorsa - un calcio fluido, fatto di fraseggi corti e veloci, (s)cambi di posizione tra gli interpreti in campo, aggressività massima e dominio del match. Contro Malta però i primi 22', e forse anche i successivi 68, qualche risposta in questo senso potevano darla. Poco importa: servivano i tre punti e i tre punti sono arrivati. Come, è tutto da vedere e analizzare.

In uno stadio gremito e generoso fin dal 1', nell'impianto che fu battezzato nel 1990 dal gioiello di Roberto Baggio nella finalina del Mondiale dei rimpianti, l'Italia è partita mogia mogia. Tanta imprecisione, appena l'ombra di quei principi spallettiani di cui sopra. Soprattutto, molta e forse troppa preoccupazione che l'ansia da risultato - obbligato - potesse avere il sopravvento, pur contro un avversario tutt'altro che imbattibile. Forse allora non è un caso che a sbloccarla - e poi a deciderla - siano stati due ragazzi della vecchia guardia: Giacomo Bonaventura, anni 34, e Domenico Berardi, anni 29. Voce 'esperienza'.

Il primo ha aperto le danze - fin lì impacciate - al minuto 23 con un destro a giro di rara bellezza. Nel post-partita Jack ha timidamente confessato delle scuse «per il ritardo», consapevole magari di essere diventato con questo gol il calciatore più anziano ad aver mai segnato con la maglia dell'Italia - 34 anni e 53 giorni, 'meglio' di Ciccio Caputo, che lo aveva realizzato a 33 anni e 62 giorni. 34 anni fa, curiosamente, eravamo alla vigilia di quell'Italia 90 che a Bari è stato vissuto in modo particolare.

Il gioiello architettonico di Renzo Piano, soprannominato l'Astronave, il San Nicola insomma, ieri ha dato una grossa mano all'Italia di Spalletti. Anche dopo il gol infatti gli azzurri sono parsi affetti dalla sindrome del braccino corto. Una cautela eccessiva contro un avversario battuto per la decima volta di fila, la sesta consecutiva senza subire reti.

A proposito di numeri: il possesso palla ha dato risposte confortanti, 66.8 a 33.2%, ma è la qualità del palleggio ad aver lasciato più di un dubbio in vista della fondamentale sfida di martedì sera contro l'Inghilterra. Hai voglia a dire, come molti hanno scritto, che quella partita in fin dei conti varrà meno di quanto la storia delle due nazionali potrebbe raccontare.

Si è detto che contro la Macedonia all'Olimpico l'Italia può assicurarsi il passaggio agli europei, per avere poi due risultati su tre contro l'Ucraina nell'ultima del girone. Calma, signori. Una cosa alla volta.

Lo sa bene Mimmo Berardi, l'uomo degli attimi sospirati, che con una splendida doppietta (al 46' del primo e al 19' del secondo tempo) ha spianato la strada per il 4-0 di Frattesi - quarto gol nelle ultime tre, ma anche quinto coinvolgimento (con un assist) negli ultimi dieci gol azzurri. «A Wembley cercheremo di giocare per vincerla», ha detto l'attaccante del Sassuolo nel post-partita. Appunto, pensiamo all'Inghilterra: che c'è tutto il tempo di farsi prendere dall'ansia macedone, poi.

Dovrà gestirla bene, l'ansia, Luciano Spalletti. Che intanto contro Malta è stato lucidissimo. Ha continuato a coccolare i suoi ragazzi nelle difficoltà evidenti di un momento psicologicamente tosto, per tutto ciò che sappiamo. Ha cambiato Kean con Raspadori, invertendoli nelle posizioni di partenza: Moise da esterno à la Zaccagni - generoso, ma soporifero - a punta centrale, Giacomino da falsa-punta a esterno. Ha ribadito, facendo l'eco a Berardi, che «a Wembley capiremo chi siamo davvero».

Forse è presto, di nuovo, per trarre dei bilanci sulla sua gestione. Ma una cosa è sicura: Luciano da Certaldo ci sta mettendo la faccia, e i suoi ragazzi lo stanno seguendo nell'impresa. Magari con difficoltà, ma con tenacia ed esperienza. È questo il segnale più bello, insieme all'amore di Bari, in vista dell'improba sfida contro l'Inghilterra di martedì sera.