Sembra il testo di una hit estiva, ma d'estate c'è solo il calcio, anche se le temperature iniziano ad aiutarci a rientrare nel mood della vita quotidiana. Juve e Napoli si sono già perse per poi ritrovarsi, e adesso aspettano la partita del weekend per capire un po' di più sulle proprie questioni esistenziali. Del tipo: chi siamo? Cosa faremo? C'è da avere fiducia nel futuro?
Hanno iniziato entrambe un percorso che si è annunciato indiscutibilmente virtuoso. Si sono prese entrambe le proprie rivincite sul mercato. Hanno gestito maluccio alcune situazioni. E hanno vissuto le possibilità così come gli imprevisti: affrontandoli, uno alla volta, ché non è che ci fosse tanta alternativa. Arrivano alla sfida dello Stadium con l'obiettivo di restare ancorati ai sogni, aggrappati alle prime certezze generate da quest'inizio di stagione, provando ad allontanarsi allo stesso tempo alle incongruenze riscontrate. Ce la faranno? Beh, di sicuro ci proveranno.
A prescindere da quello che è successo nelle ultime due partite - entrambe terminate con un pareggio a reti inviolate - alla Juve non mancano idee, coraggio, ambizione. Mancano i gol, però. E nel calcio non è sicuramente un dettaglio. Vlahovic è di nuovo tempestato dai suoi punti interrogativi, Empoli è stato un pugno nello stomaco: sa già che deve rialzarsi, e la stagione è solo alle battute iniziali. Thiago non ha alternative agli umori del serbo, neanche vuole averne, a prescindere dall'accumulo di partite che inevitabilmente richiama al turnover. Ma la Juventus, chiamata un po' già a inseguire, si sta facendo proprio adesso e al Castellani si è visto esattamente il "ritardo" della gestione.
Spieghiamo meglio: il mercato è stato tardivo per i motivi che conosciamo praticamente tutti. Ora la sfida più complicata è inserire queste nuove figure e provare a dare continuità ai risultati. E' una mission impossible, e a Thiago non basterà certamente il vestito scuro per recitare i panni di James Bond. Servirà molto più probabilmente battere Antonio Conte per re-iscriversi nella corsa al vertice, che non ha intenzione di mollare così facilmente. Nota a margine, fondamentale: la squadra inizia ad avere cambi pesanti e pressanti, pure per la gestione. Può variare. E può far male pure a partita in corso.
La disfatta alla prima è stata uno schiaffo rigenerante. Le vittorie tornate in serie hanno indicato come il Napoli, aspettando pure qui il gioco dei nuovi, abbia preso da Antonio Conte almeno il carattere, lo spirito, l'abnegazione. Lavori in corso ce ne sono, e ci saranno pure per un bel po'. Ma adesso iniziano a farsi vedere i benefici fisici, specialmente in un'annata con così tante partite per gli altri e non per gli azzurri. Conte punta sull'esuberanza e sulla continuità: a differenza di Motta, può schierare ancora lo stesso undici, e poi ancora, e poi ancora. Creare una mini-squadra, ma che si conosca perfettamente, a memoria.
Lukaku ha già fatto la differenza e può soltanto continuare a farla. Per tutto il resto c'è da stringere i punti, o mettere le mani giunte: si può pregare che vada tutto per il meglio e che si riesca a contenere le quattro frecce offensive della Juve, ancora un po' confuse, di sicuro non al meglio fisicamente. Per il resto, occhio al fascino ambientale: il Napoli sa di dover ancora lavorare per conquistare definitivamente i tifosi. Una vittoria a Torino equivale a una freccia scoccata da Cupido. Si lavora pure per questo.
Dal punto di vista tattico, non ci aspettiamo scossoni. Ci aspettiamo semmai che la Juve possa avere più concretamente il pallino del gioco, perché Thiago la vuole così e perché il centrocampo bianconero sembra più propenso a fare una partita di palleggio. A prescindere dagli interpreti, molto della gara si giocherà inevitabilmente sugli esterni. Le frecce del Napoli sono un fattore, soprattutto con i dribbling di Kvaratskhelia e quelli di Neres. Però la Juventus ha un Yildiz in rampa di lancio e Nico Gonzalez che si è visto finora solo a sprazzi (con tutte le attenuanti del mondo).
Sarà una gara di duelli, poi: Lukaku e Bremer ci faranno divertire, così come Vlahovic e Buongiorno. E sarà una gara di occasioni frammentate, piena d'intensità, aspetto che potrebbe favorire il Napoli, esentato dall'impegno di coppa. Pure dal punto di vista nervoso - non ci sono tanti giocatori juventini con esperienza in Champions -, potrebbe togliere tanto alla squadra di Motta.
Dicevamo degli attaccanti. Ma i protagonisti saranno i finti dieci. Koopmeiners, ad esempio, è una storia curiosa: più di 12 mesi fa sembrava in procinto di vestire d'azzurro, con il placet di tutti fuorché dell'Atalanta, che poi lo convinse a rimanere per provare a vincere insieme. Ricorda qualcosa? Eh, ricorda tutta la telenovela di questo mercato bello e atipico. Poi finito bene per Cristiano Giuntoli, altro protagonista e super ex della partita, al pari di Giovanni Manna: è stato il primo collaboratore di Giuntoli a Torino, è diventato poi l'uomo del mercato napoletano.
Raspadori può invece dare tanto, e a più riprese è stato pure segnalato nei radar della Juventus. Così come Buongiorno: ex capitano del Toro, desiderio di mercato bianconero, è andato al Napoli anche per non tradire la squadra che gli ha dato tutto, a cui ha già dato il suo cuore. Sarà bella, comunque. Soprattutto perché è incerta.