Calcio

La Lazio di Tudor

Quando le cose vanno bene, i data vengono messi nel ripostiglio e dalla cantina vien tirato fuori il vino, quello buono. È una metafora familiare, ma è esattamente ciò che è accaduto con la Lazio tra lo scorso anno e quello attuale.

Il presidente Lotito, anziché vedere nel secondo posto in Serie A un risultato incredibile da cui ripartire, ha preferito bearsi del successo, creando prima un clima da trattoria in estate - tra cessioni illustri (Milinkovic) e acquisti assai meno illustri (Castellanos) - poi rimanendo a debita distanza dalle vicende di casa-Sarri, lasciato solo al suo destino - fino alla rottura avvenuta a marzo dopo la sconfitta casalinga (1-2) contro l'Udinese.

La Lazio non segna perché non tira

E allora ecco riemergere i data di cui sopra. Già lo scorso anno, tenendo conto della sola Serie A, la Lazio era 13esima per conclusioni in porta, ma era anche quella con la maggior percentuale di conversione in rete - quella quindi con la minor distanza tra valore xG e G.

Quest'anno la squadra produce meno - non troppo 'meno' rispetto allo scorso anno, comunque - ma, problema enorme, converte con molta più difficoltà in rete le occasioni che crea.

Nelle ultime tre gare, ad esempio, la Lazio di Tudor - e veniamo all'argomento principe della nostra riflessione - ha segnato un solo gol - certo, le partite erano tutte toste, contro Juventus (due volte) e Roma - non ha mai tirato in porta contro la Juve in Coppa e ha tirato una sola volta (Castellanos, mogio mogio) nella porta difesa da Svilar in campionato.

Attacco e centrocampo, rivoluzione in estate

La Lazio di Tudor, quella che verrà nella stagione 2024/25, dovrà dunque ripartire necessariamente dall'attacco.

Se lo scorso anno un Felipe in stato di grazia - e di falso nueve - aveva preso, e bene, il ruolo di un Immobile quasi sempre acciaccato, e Zaccagni, che contrariamente a quest'anno aveva continuità di minuti nelle gambe, era stato il miglior realizzatore dei suoi nel ruolo di ala, se a centrocampo i gol venivano - pesantissimi, quasi sempre - dalla mole serba di Milinkovic-Savic, quest'anno i due 'sostituti' di Sergej Kamada e Guendouzi hanno segnato appena un gol a testa in campionato.

Ciò su cui la Lazio può ancora puntare con fiducia è il reparto difensivo - almeno, quello dei centrali, con Gila che è esploso e con Romagnoli, Casale e Patric che, pur con qualche sbavatura, rimangono giocatori affidabili.

Con Tudor in panchina, sia l'Hellas che il Marsiglia hanno raggiunto i migliori risultati offensivi della loro storia, ma il tecnico croato chiede un calcio che le caratteristiche di molti giocatori della Lazio non hanno. Luis Alberto è compassato, non aggressivo. Immobile ha ormai un'età, e non può fare quel tipo di lavoro.

I centrali stessi, poi, abituati a un certo modo di difendere, dovranno faticare parecchio per poter vestire con gioia e credibilità il calcio di Tudor. Pensiamo soprattutto a Romagnoli, che a tre - ricordate con Pioli - ha sempre faticato. Gila, Patric e Casale, che con Tudor ha giocato e alla grande nel suo ultimo anno al Verona, sono invece tre profili ideali da questo punto di vista.

Una rivoluzione di mercato (im)possibile

Insomma, alla Lazio servirà una piccola rivoluzione in estate. Il problema è che senza l'Europa, soprattutto quella che conta, trovare i fondi necessari a consegnare a Tudor una squadra a sua immagine e somiglianza appare quantomeno utopico.

A meno che non si passi da cessioni illustri. L'addio di Felipe a zero alla Juventus è ormai cosa certa, ma anche Zaccagni potrebbe dire addio - sempre direzione Torino. E Immobile? Il suo procuratore ha detto che Ciro a Roma sta bene, ma i dati dell'ultimo anno sono impietosi, e la condizione fisica del bomber biancoceleste è ormai deficitaria.

La Lazio, insomma, dovrà rinforzare (esclusa la porta) qualsiasi reparto, compreso quello - fin qui non citato - degli esterni, che con Tudor devono fare un grande lavoro, una doppia fase che non è forse nelle corde dei vari Pellegrini, Hysaj, Marusic, Lazzari - meglio degli altri. Fabiani e Lotito sono attesi da una stagione di repulisti, in attesa di capire se il futuro della Lazio è al ribasso o al rilancio.