Calcio

L'ultimo saluto a Gigi Riva, il campione silenzioso

Gigi Riva ci ha lasciato nella serata di lunedì 22 gennaio, dopo un ricovero in ospedale per quello che all'inizio sembrava un malore di poco conto, che si è invece poi tramutato in qualcosa di decisamente e tragicamente più serio.

Gigi Riva bandiera tra le bandiere

Il concetto di "bandiera" nel calcio italiano, ha sempre richiamato alla mente quei giocatori che hanno legato il proprio nome e la propria carriera ad una squadra, tenendo fede a quei valori che ognuna di queste realtà offrono e propongono ai propri tifosi.

Nel calcio dei nostri giorni il significato del termine "valore", ha lasciato spazio a quelle che sono caratteristiche altre di un mondo che strizza l'occhio all'essenziale e alla carriera del singolo, molto più che al percorso calcistico, influenzato dai crismi del professionismo, più che dall'attaccamento alla maglia.

Ma Gigi Riva è stato ben di più di un patrimonio di un'isola, Gigi Riva è ancora oggi il giocatore italiano che ha segnato più reti in nazionale di chiunque altro, e solo questo, basterebbe per sintetizzare quanto amore i tifosi azzurri, possano riconoscergli.

Di provincia in provincia

Gigi Riva nacque a Leggiuno in provincia di Varese il 7 novembre del 1944 e, dopo le giovanili trascorse nel Legnano, appena maggiorenne gli fu proposto il trasferimento al Cagliari.

Dal temperamento e dal carattere schivo, durante la sua carriera da giocatore prima e da dirigente della nazionale, poi, fu sempre restio a rilasciare interviste e dichiarazioni, ma in una di queste tenne a sottolineare che il trasferimento sull'isola, fu all'inizio una opzione da non considerare.

All'epoca, infatti, si parlò con insistenza dell'interessamento di squadre come il Varese, la Juventus, il Torino e delle milanesi e del Bologna, ma a volerlo fortemente furono i dirigenti della squadra del capoluogo sardo, anche per via di una particolare contingenza che voleva che il Cagliari giocasse alternativamente due partite in casa e due in trasferta per contenere le spese e, quando i rossoblù giocavano nel nord Italia, rimanevano nel varesotto per una quindicina di giorni ogni mese, notando questo marcantonio dal sinistro poderoso, che riuscirono a strappare alla concorrenza per una cifra intorno ai 37 milioni di Lire.

Gli artefici del trasferimento in terra sarda furono l'allora allenatore Arturo Silvestri e il vice presidente rossoblù Andrea Arrica che, nonostante il parere contrario del giocatore, riuscirono a portarlo sulle rive del Poetto per fargli disputare la stagione 1963/64, nel campionato di Serie B.

Conosciuto staff tecnico e compagni di squadra, Riva si mise in contatto con un mondo simile al suo se ci riferiamo al modo di affrontare la vita: poche parole, tanto rispetto.

I cagliaritani prima e i sardi in generale, poi. lo accolsero come uno di loro e da quel momento Gigi Riva diventò per gli isolani "la nostra punta di diamante", ancor prima che "Rombo di tuono".

Subito la promozione

Riva aiutò la squadra a conquistare da subito la promozione in Serie A, siglando sette reti e facendo impazzire di gioia lo storico Stadio Amsicora, che qualche anno più tardi diventerà la casa dell'unico scudetto cagliaritano.

In Serie A la prima segnatura di Riva giunse presto, alla prima partita casalinga contro la Sampdoria, che permise ai rossoblù di pareggiare, ma mise a segno anche una rete che permise al Cagliari di conquistare una vittoria storica contro la Juventus, il 31 gennaio del 1965 e che contribuì alla salvezza dei rossoblu.

Riva diventò un punto fermo della squadra e della nazionale e di lì a poco, nonostante un brutto infortunio occorsogli proprio in nazionale, Riva diventò capocannoniere della Serie A nella stagione 66/67, realizzando 18 reti, ripetendosi anche nelle due stagioni successive.

Nella seconda di queste, Riva condusse compagni e tifosi all'unico storico scudetto dei rossoblù, quello del 1970, quello che cementò definitivamente il rapporto tra la Sardegna e l'uomo venuto da Varese.

Rombo di tuono

Ma Gigi Riva fu tutto tranne che un idolo circoscritto ad un popolo come quello sardo.

In nazionale scatenò l'amore verso la maglia azzurra in più di un'occasione. sfidando i titani dell'epoca, come Pelè e Beckenbauer, e dando vita a partite indimenticabili della nostra nazionale.

Chiamato da Edmondo Fabbri nel 1965, per cui in un momento della sua carriera durante il quale non aveva ancora fatto vedere tutto ciò di cui era capace, Riva esordì in nazionale il 27 giugno, subentrando al posto di Ezio Pascucci e guadagnandosi la possibilità di far parte del gruppo azzurro nella spedizione ai mondiali inglesi del 1966, seppur come aggregato e non come convocato ufficiale.

Da protagonista giocò invece in nazionale i tre anni successivi, condottiero nelle qualificazioni ai mondiali del Messico, dopo essersi laureato Campione d'Europa nel 1968, la cui fase finale si giocò proprio in Italia.

Riva chiuse la sua carriera in azzurro il 19 giugno 1974, ai mondiali tedeschi contro la Polonia e, con 35 reti in 42 partite, detiene ancora oggi il record di reti segnate con la maglia azzurra.