Calcio

Maifredi al Bologna e il calcio champagne

Nella stagione 1989-90 gli emiliani raggiunsero la qualificazione alla Coppa Uefa grazie a un gioco spumeggiante che fece conoscere l'allenatore bresciano.

Se Gigi Maifredi avesse fatto qualsiasi altro mestiere prima di essere allenatore di calcio non sarebbe successo niente. Forse non gli avrebbero costruito addosso la fama di vate o di guru del pallone.

Purtroppo per lui la panchina era stata la seconda tappa della sua vita lavorativa dopo quella precedente: rappresentante di champagne.

È un attimo poi diventare un tutt'uno con la vita e il calcio: se ne sarebbero accorti in molti tra il 1989 e il 1990 quando Maifredi alla guida del Bologna toccò vette mai più sfiorate in seguito.

Maifredi, una rapidissima gavetta

Ex calciatore mancato, Maifredi è un uomo a cui piace godersi la vita pur lavorando. E il pallone sembra più un hobby almeno all'inizio, quando c'è da costruire basi un po' più solide rispetto al football.

Nella sua zona, comunque, il bresciano, per chi ha un po' di spirito d'iniziativa le opportunità non mancano. Così dalle categorie inferiori Maifredi inizia una rapida scalata che nel giro di tre anni lo porta addirittura in Serie B: Lumezzane, Orceana, Ospitaletto e infine Bologna, appunto, nella categoria cadetta.

Il filo conduttore è un presidente vulcanico che però ha intuito qualcosa a proposito di quel signore, quell'omone a dire il vero, che gioca con un 4-3-3 offensivo e vincente, dove giocatori sconosciuti sembrano campioni fatti e finiti: è Luigi Corioni, detto Gino, massimo dirigente dell'Ospitaletto che poi andrà a ricoprire lo stesso ruolo anche al Bologna.

"Venivano da tutta Italia a vederci giocare all'Ospitaletto", ricorderà anni dopo Maifredi, che in anni di zona e di sacchismo pare proprio l'erede ideale dell'Arrigo, nel senso di Sacchi, che al Milan sta accumulando successi e trofei.

Le sirene su Maifredi cominciano a ronzare già quando porta dalla B alla A il Bologna, nel 1988. Gli ci vuole una stagione di ambientamento ulteriore alla categoria, una salvezza sofferta, e poi con i rossoblù Gigi può davvero spiccare il volo.

"Pronto per la Juventus"

Il gioco prima dei giocatori, quante volte l'abbiamo sentita questa frase? O comunque l'allenatore con la sua figura a tratti ingombrante che "mangia" nell'immaginario collettivo il resto della squadra.

Ecco, il Bologna del 1989-90 che arriva ottavo in un campionato durissimo con dentro i migliori club d'Europa (Milan campione d'Europa, Sampdoria vincente in Coppa delle Coppe, Juventus e Fiorentina che si disputano la Coppa Uefa, più l'Inter reduce dalla stagione dei record e il Napoli che conquista la Serie A) è il Bologna di Maifredi.

Più ancora di Bruno Giordano che vive una seconda giovinezza segnando 7 gol, più di Antonio Cabrini rigenerato quando tutti lo davano per finito: più ancora di capitan Renato Villa, pretoriano di Maifredi che l'aveva allenato anche quando era all'Orceana, tra professionismo e dilettantismo.

È una squadra, quel Bologna, che disputa un campionato eccellente pur sbagliando quasi del tutto gli acquisti degli stranieri, perché né il bulgaro Iliev, né il tedesco Waas né il brasiliano Geovani saranno dei fattori.

Anzi, meglio puntare sul blocco italiano, gente di fiducia di Maifredi come Luppi e De Marchi, difensori moderni che sanno giocare a zona e non solo a uomo, perché il calcio sta cambiando, le mode portano la rivoluzione e il primo che le capisce si avvantaggia molto.

Il rendimento del Bologna in casa rasenta la perfezione, una sola sconfitta in 17 partite, il 2-4 con cui il Napoli di fatto vince lo scudetto, il 22 aprile del 1990.

Poi la telefonata: "Pronto Maifredi, sono Boniperti". Si dice risponda la moglie di Gigi, non convintissima. Boniperti, quindi la Juventus, che vuole rifarsi il trucco dopo il periodo con Dino Zoff in panchina: Coppa Uefa in bacheca, certo, ma senza "champagne", senza un grande gioco.

"Sì, sono pronto", Maifredi alla fine accetta e andrà incontro nella stagione successiva a un flop epocale, quasi da proverbio, senza Boniperti che nel frattempo ha lasciato la poltrona di massimo dirigente operativo della Juventus a Luca Cordero di Montezemolo.

Da allora Maifredi è sinonimo di disastro, di allenatore fuori contesto, fuori da tutto. Questa però è un'altra storia, davvero.

Meglio ricordare quel Bologna, le serate a cantare all'Osteria dei Poeti con Lucio Dalla, Francesco Guccini e Luca Carboni, fino alle 3 di notte. E l'ottavo posto, quel capolavoro, l'ultimo prima di inabissarsi.