Il termine "overperformance" indica una prestazione, da parte di un giocatore o di una squadra, che va molto oltre non solo le previsioni, ma le stesse qualità e caratteristiche.
Per capirne meglio il significato, tuttavia, è sufficiente guardare qualche partita, come ad esempio la finale di Champions League 2005 di Jerzy Dudek, portiere del Liverpool e protagonista di una delle rimonte più clamorose nella storia della competizione.
Una notte che ben ricordano i tifosi del Milan, e che da trionfo si trasformò in un incubo che forse neanche la vendetta di due anni dopo, riuscì a cancellare del tutto.
Per una squadra che ha vinto 6 Champions League, perdere una finale ci può stare. Almeno questa era, potenzialmente, la prospettiva che un tifoso del Milan avrebbe potuto adottare dopo il 25 maggio 2005.
Del resto, in finale, per una squadra che vince deve per forza essercene una che perde. Ma quanto accaduto allo Stadio Olimpico Ataturk di Istanbul rimane comunque una ferita dolorosa, per chi ha il cuore rossonero, anche a distanza di 18 anni.
Adriano Galliani amava dire che di quel match ha riguardato svariate volte il primo tempo, nella piacevole illusione che tutto potesse finire lì. E infatti, all'intervallo nessuna persona in possesso delle proprie facoltà mentali avrebbe potuto sostenere che quella coppa sarebbe andata a una squadra diversa dal Milan. Eppure, nello spazio di soli 6 minuti, tutto cambia. Ma facciamo un passo indietro.
Quando vai in vantaggio dopo 1 minuto di gioco, è abbastanza ovvio sostenere che la partita si sia messa su binari favorevoli. La girata al volo di Paolo Maldini sulla punizione di Andrea Pirlo era stata peraltro bellissima, e da lì in avanti il Milan avrebbe potuto controllare le operazioni. Poi, quando in rosa hai un calciatore di nome Kakà, può anche succedere di dilagare.
Quella era la seconda stagione in rossonero di Ricardo Izecson dos Santos Leite, in arte Kakà. Numeri alla mano, era stata inferiore alla precedente.
Ma lo spettacolo offerto dal brasiliano a Istanbul era stato qualcosa di strabiliante. Al minuto 38, con un semplice e delicato "scavino" salta di netto la linea difensiva del Liverpool, mettendo Shevchenko nelle condizioni per servire Crespo, per il più facile dei 2-0.
Non pago, dopo poco più di 5 minuti riceve nella sua metà campo una palla recuperata da Pirlo, la lascia scorrere liberandosi così di Steven Gerrard (e scusate se è poco) e poi, di prima, effettua un lancio di irreale bellezza per il solito Crespo, che insacca di esterno sull'uscita di Dudek.
Dal recupero di Pirlo nella sua trequarti la palla è stata toccata solo altre due volte, per il 3-0 che sembra gioco, partita, incontro. Non sarà così.
Si diceva delle overperformance, ma si potrebbe partire dalle underperformance.
Nelson Dida era stato sontuoso appena due anni prima, nella magica serata dell'Old Trafford in cui aveva parato di tutto, sempre in finale di Champions, alla Juventus.
A Istanbul va invece in scena una copia un po' sbiadita del portierone brasiliano, che prima è incerto sul colpo di testa di Gerrard che dà l'1-3 ai Reds, poi lo è ancora - anche se un po' meno - sul gran tiro di Smicer che fa 2-3.
Si rifà poi parando il rigore di Xabi Alonso 3 minuti dopo, ma è troppo tardi: lo spagnolo ribadisce in rete per il clamoroso 3-3. E anche nella lotteria dei rigori non è decisivo come due anni prima. Respinge bene il penalty di Riise, ma il suo dirimpettaio farà molto meglio...
Appunto, Jerzy Dudek. Fino al 3-0 la partita del portiere polacco era stata abbastanza mediocre, qualcosa in meno se si pensa alla mezza papera a inizio secondo tempo che per poco non fa fare tripletta a Crespo.
Poi però si rincuora con una bella respinta su punizione di Sheva e, dopo che i compagni l'hanno clamorosamente impattata, decide di lucchettare la porta.
Clamorosa è la doppia respinta, prima sul colpo di testa di Shevchenko e poi sulla ribattuta del campione ucraino da zero metri. Sì, zero metri, e Dudek la respinge - Dio solo sa come - rialzandosi, col guanto.
Giunti ai rigori, prima Serginho gli facilita il compito sparando altissimo, poi Dudek in prima persona para altri due tiri, contro Pirlo e contro Shevchenko. E, anche qui, scusate se è poco. Jerzy Dudek non aveva mai vissuto una serata del genere, né la vivrà ancora.
La sua si può dire una carriera incastonata in questa unica, singola, strabiliante performance.
Chiudo questo ricordo della nottata di Istanbul con un pensiero per uno dei centravanti più forti che abbiano mai giocato in Italia.
Hernan Crespo era un goleador formidabile e lo ha dimostrato con le maglie di Parma, Lazio, Milan e Inter, oltre che nella parentesi inglese col Chelsea.
Purtroppo per lui, però, non è mai riuscito a vincere la Champions League. Nemmeno quella in cui aveva segnato una doppietta in finale e la sua squadra aveva chiuso il primo tempo per 3-0.
Da impazzire, se ci pensate.