Calcio

Il clamoroso debutto mondiale dell'Algeria

Mondiali di calcio Spagna '82. Basta questo per evocare ricordi incredibili di un trionfo che ha fatto storia. E no, questa volta non parliamo del grido di Tardelli che ha consacrato gli azzurri Campioni del Mondo, ma piuttosto di quello di Belloumi o di Madjer.

Ovvero, alcuni dei protagonisti di una vittoria che è entrata nella storia di una nazione intera: l'Algeria che esordisce al mondiale battendo i favoriti della Germania (che infatti ritroveremo poi in finale).

La prima volta dell'Algeria

Impegnata fino a metà degli anni sessanta in una guerra di Indipendenza che ha fagocitato qualunque possibile interesse calcistico, l'Algeria è poi riuscita sul finire degli anni settanta a far leva su quella che verrà poi definita una vera e propria "generazione d'oro".

Già nel 1980 riesce finalmente non solo a tornare a qualificarsi per la Coppa d'Africa, ma anche ad arrivare fino alla finale per il titolo, persa poi contro la Nigeria. Vale però come trampolino di lancio per una squadra che pian piano prende coscienza dei suoi mezzi, tanto da replicare in Coppa d'Africa con il quarto posto nel 1982, preambolo di una qualificazione storica anche al Mondiale di calcio in Spagna, a cui accede battendo in una doppia finale proprio la Nigeria.

Certo le ambizioni algerine in terra di Spagna sono marginali, alla loro prima presenza e in un girone invece di nazionali esperte e di lunga data, a cominciare dalla Germania (tra le favorite del torneo) oltre ad Austria e Cile. L'esordio mondiale contro i tedeschi, sembra poco più che una formalità. E invece.

La sicumera tedesca

Quando hanno chiesto all'allenatore della Germania, Jupp Derwall, un commento prima della partita contro l'Algeria, l'assai poco lungimirante mister si era lasciato andare a una promessa lapidaria: "Se non dovessimo vincere, prenderò il primo treno per tornare a casa".

Sullo stesso tenore erano ovviamente tutti i titoli delle testate dei giornali tedeschi, ma anche spagnoli e inglesi, che non stavano minimamente considerando l'Algeria come avversario attendibile per questo scontro.

La sicurezza teutonica era tale che molti di loro molto semplicemente non avevano nemmeno mai visto giocare l'Algeria fino a quel momento. Del resto quando sai di avere in squadra talenti come Rummenigge, Matthaus, Littbarski, Fisher, oltre a una difesa di ferro guidata da Schumacher tra i pali e con alcuni elementi che poi impareremo a conoscere bene, come Briegel sulla fascia.

Insomma, nessuno di loro aveva minimamente preso in considerazione un possibile risultato diverso da una netta vittoria. Le cose però, andarono in maniera decisamente diversa.

Algeria: talento e riscatto

Già, perché mentre tutto il mondo era impegnato a mettere in fila le possibilità di vittoria della Germania, così come del fenomenale Brasile di Zico e Falcao (e infiniti altri) o dell'Argentina di Maradona, gli algerini leggevano di questi commenti assai poco lusinghieri nei loro confronti e meditavano riscatto.

Perchè in un mondiale ricco di grandi campioni, anche l'Algeria poteva contare su un nome forse sconosciuto ai più di quel periodo, ma che presto in molti avrebbero ricordato. Tedeschi in primis.

Parliamo ovviamente di un Lakhdar Belloumi che viene non a caso considerato anche oggi come uno dei migliori talenti mai espressi dal calcio algerino (e forse africano in generale), un autentico fuori categoria da quelle parti, costretto però a giocare solo nel suo paese per le leggi che al tempo impedivano di venire messi sotto contratto all'estero fino ai ventisette anni di età (fu lo stesso Helenio Herrera a chiederne il trasferimento mentre allenava il Barcellona).

La classe di Belloumi ha ispirato molti suoi compagni di squadra in quel periodo, andando a creare sinergie difficilmente ripetibili e un gioco corale alla "brasiliana" che esaltava ancora di più il suo talento. Insieme a lui, una generazione di ottimi giocatori molti dei quali militavano o militeranno poi nei campionati europei: da Madjer (che sarà poi protagonista con il Porto nella finale di Coppa Campioni vinta contro il Bayern, proprio grazie a una sua rete) ad Assad, passando per Kourichi o Mansouri (che troveranno fortuna in Ligue 1).

E come lo stesso Belloumi ha più volte ricordato, dalla loro parte c'era in quel 16 giugno, tutta la voglia di riscatto dopo le tante parole spese (male) nei loro confronti. Là, dove l'unica risposta è possibile, il campo.

La sorpresa delle sorprese

Ed è così che a Gijon le due squadre si presentano in quel pomeriggio: da una parte una Germania Ovest sicura della propria forza, dall'altra una nazionale Algerina che voleva dare tutto e di più, pur di portare a casa il risultato e farsi grande agli occhi del proprio paese (e del mondo).

Che il match non sia quella passeggiata che molti tedeschi auspicavano, lo si vede subito, con l'Algeria decisamente più combattiva e veloce tanto che nei primi quarantacinque minuti il risultato è fermo sullo zero a zero senza che la Germania riesca a proporre niente di che.

Nella ripresa, le cose si fanno ancora più interessanti. Al minuto 54 è Belloumi a lanciarsi verso la porta avversaria nel più classico dei contropiedi, con Schumacher costretto all'uscita riparatrice che salva il pallone dal talento algerino ma non può fare niente su Madjer che raccoglie il pallone respinto e lo insacca per il momentaneo 1-0.

La reazione tedesca è meno impetuosa di quanto si possa attendere a un risultato del genere, quasi spaesati e tramortiti. Per loro fortuna ci pensa Rummenigge a infilare la porta di Cerbah al minuto 67, rimettendo la gara in parità.

Ci si aspetta allora una Germania diversa ora. Ma invece non passa nemmeno un giro di lancette d'orologio, un tempo in cui l'Algeria mette in scena una fitta rete di passaggi (saranno ventitre alla fine) che riporta la palla in area tedesca e vede Belloumi (non poteva che essere lui), insaccare ancora nella rete tedesca.

A nulla vale l'assalto tedesco (nemmeno troppo veemente) del finale, con l'Algeria che ribalta il pronostico e vince la sua prima partita al mondiale, niente meno che contro la grande Germania. Per Derwall, però, il treno del ritorno deve ancora aspettare.

La favola senza lieto fine

Ci sono due aspetti diversi da considerare in questa favola algerina. Uno prettamente calcistico, di cui parleremo tra poco. L'altro è evocativo e non è ben quantificabile. Quella prestazione storica, insieme peraltro alla successiva vittoria contro il Cile, è qualcosa che ha formato tutta una serie di generazioni a venire del calcio algerino. Una memoria storica che è rimasta nel tempo e che ancora oggi fa (ri)vivere momenti magici al paese.

E poi c'è, come si diceva, quella prettamente calcistica. Che è sì una pagina di storia, ma purtroppo non piacevole da ricordare. Dopo il successo contro la Germania, infatti, il gruppo si ritrova all'ultima partita con l'Algeria e l'Austria a quota 4 punti, mentre la Germania è ferma a 2. Per passare il turno, i tedeschi devono vincere contro l'Austria che però perdendo solo per 1-0, avrebbe comunque il ticket per la fase successiva.

Come è finita lo dicono le cronache: 1-0 con gol di Hrubesch dopo dieci minuti, seguito da una melina di ottanta da parte di entrambe le squadre. Un match che è finito poi negli almanacchi con il soprannome di "Patto di non belligeranza di Gijon" (o ai più come "La disgrazia di Gijon"), che è un modo per definire quello che fu uno dei "biscotti" più vergognosi della storia, tanto da costringere poi la FIFA a cambiare le regole passando alla contemporaneità negli ultimi scontri (in questo caso, invece, la partita fu giocata il giorno dopo quella conclusiva dell'Algeria vittoriosa sul Cile, quindi con già tutti i calcoli possibili da poter fare nel mentre).

Morale, Algeria eliminata nonostante le due vittorie e Germania che volerà poi in finale contro l'Italia. Ma questa, è un'altra storia.