Non è iniziata male la stagione dell'Inter di Simone Inzaghi, dopo quello che sarebbe potuto diventare un ingombrante pareggio di fine estate, quello di Marassi contro il Genoa, che ha poi però dato il LA alle due convincenti vittorie contro il Lecce, battuto 2-0 e contro l'Atalanta, ridimensionata dal cappotto nerazzurro che ne ha rifilati ben 4 alla banda di Gasperini.
A Genova non si era vista l'Inter della passata stagione, nemmeno un lampo, nemmeno sprazzi di gioco. Pur conducendo il gioco fin dai primi minuti, il centrocampo dell'Inter non ha messo gli artigli sulle palle recuperate nella trequarti e scatenato la forza propulsiva di esterni e mezzali, ma ha provato a prendere la partita senza aspettarla come di solito fanno i nerazzurri, o meglio, è stato Gilardino a non accettare il possesso della palla,quando la partita è stata in equilibrio.
Intendiamoci, con questo incipit, lungi da noi dare notizie o sensazioni fuorvianti: ad Inzaghi piace il possesso palla, piace a tal punto che le prime tre giornate giornate di questo campionato ha sempre avuto due terzi del tempo attivo di gioco con la palla tra i piedi dei giocatori.
Nella passata stagione i nerazzurri hanno chiuso l'annata con la conquista del gradino più basso del podio virtuale nella speciale classifica che ha conteggiato i momenti della partita con il pallone tra i piedi di ognuna delle squadre e, secondo i dati di "Lega Serie A", i campioni d'Italia hanno terminato dietro Napoli e Bologna.
La stagione disastrosa del Napoli certifica che il possesso palla come parametro isolato, serve a poco per raggiungere gli obiettivi di stagione, qualsiasi essi siano e un obiettivo della squadra campione d'Italia, non può mai essere il decimo posto a più di 40 punti dai vincitori.
Il possesso di palla dell'Inter della passata stagione era di qualità, praticamente mai fine a sé stesso, con la straordinaria capacità di Barella e Mkhitaryan di accompagnare Calhanoglu nel momento in cui l'azione si sviluppa dai tre di difesa, con l'intenzione di fare sempre del male nella ricerca degli esterni, la maggior parte delle volte Dimarco da una parte e Darmian o Dumfries dall'altra.
Ma la caratteristica fondamentale che si è fatta peculiarità nel corso del lavoro estivo della passata stagione, corroborata dalla sbornia di Champions League mancata in una finale in cui l'Inter non ha affatto sfigurato, è il recupero della palla su tutta quella porzione di campo che va, partendo dallo schieramento difensivo dell'Inter, dal vertice alto linea di centrocampo sulla trequarti avversaria, fino agli anticipi richiesti agli interni di centrocampo a ai tre difensori.
Provate a seguire una partita della squadra nerazzurra e concentratevi sulla dinamica degli anticipi dalla tre quarti difensiva in su: ogni volta che la palla arriva in quella zona, l'Inter diventa addirittura soffocante e permette alle squadre avversarie, solo le linee esterne di gioco, poiché con giocatori come Bastoni, o Pavard, o de Vrij, la palla, gli attaccanti centrali, non la vedono quasi mai.
Questo tipo di atteggiamento è fulmineo ed efficace per una qualità di ripartenza che dipende esclusivamente da quanto la squadra sia corta e quanto sia pericoloso perdere un pallone contro di essa, disattenzione che, se in altre realtà è sanguinosa, in questo caso è mortifero.
Barella questo lavoro lo sa fare benissimo, accorcia sul trequartista avversario che si sgancia dalla propria mediana, ma può essere benissimo un attaccante a seconda dello schieramento, lo accompagna voltando il suo corpo verso la difesa e, nel caso in cui arrivi l'anticipo di uno dei difensori, l'ex Cagliari avrà già la consapevolezza che uno tra gli esterni, o uno dei due attaccanti, soprattutto Thuram, sarà già fuggito via per ricevere.
L'anno scorso le ripartenze interiste hanno spezzato il campionato, molto più che il possesso della palla. Inoltre la difesa si protegge, gli esterni risparmiano risorse perché salgono e scendono a turno e l'intero meccanismo ne giova.
La domanda arriva nel momento in cui si sta per giocare una delle partite contro una delle squadre che possono chiarire questo tipo di dubbio: il Monza.
Certo è che, una volta perso Palladino che è andato ad allenare la Fiorentina, il sistema di gioco dei brianzoli con Alessandro Nesta in panchina, è cambiato e non poco e dopo i proclami iniziali del momento in cui il Monza è tornato in Serie A, sembrano solo un lontano ricordo, tanto che anche il mercato è parso deludente.
L'anno scorso il Monza ha chiuso entrambe le partite contro l'Inter con una percentuale maggiore di possesso palla e, soprattutto nella partita di ritorno, quella di gennaio giocata al Brianteo, Inzaghi ha mostrato l'Inter perfetta, o meglio l'Inter per la quale si è svolto tanto lavoro, per un 1-5 perentorio che ha messo in evidenza le caratteristiche principali della squadra nerazzurra: aggressività mai fine a se stessa e una ripartenza a ricercare gli uomini di maggiore atletismo.
Se anche la partita di quest'anno sarà così, lo scopriremo solo la sera di domenica 15 settembre, quando, alle ore 20:45, Inzaghi proverà le forze di questo nuovo Monza.