Diciamolo subito, la prima giornata non è decisamente andata come si aspettavano Antonio Conte e Vincenzo Italiano, rispettivamente nuove guide tecniche di Napoli e Bologna per questa stagione. Ma se per i felsinei si è trattato più che altro di due punti persi dopo una prestazione comunque convincente, ecco che per i partenopei il baratro del secondo tempo contro il Verona (che ha portato al 3-0 finale) è purtroppo un segnale di continuità negativa rispetto alla pessima annata appena trascorsa.
La "scossa" di Antonio non è ancora arrivata, ma certo le colpe non sono tutte sue, se è vero che tra i quindici giocatori impiegati soltanto uno è un rinforzo del mercato in corso. Cosa aspettarsi quindi da questo match estremamente impegnativo della seconda giornata? Quali sono i problemi che Conte potrà risolvere e quali, invece, richiederanno un tempo indefinito? Proviamo ad analizzare tutto in queste righe.
Si erano immaginati mille scenari per questo esordio del Napoli in casa del Verona, ma probabilmente nessuno poteva immaginare un epilogo peggiore per i partenopei.
Che la "cura" di Antonio Conte dovesse richiedere un certo periodo di adattamento era risaputo, così come risuonava forte il campanello di allarme dell'esordio in Coppa Italia contro il Modena, chiuso in maniera positiva ma solo dopo i calci di rigore e con nessun gol all'attivo contro una squadra di media classifica in cadetteria.
La trasferta al Bentegodi sembrava comunque abbordabile anche per una squadra in via di costruzione, fisica e tattica, visto che anche gli scaligeri non potevano certo dirsi in grande condizione con un mercato tutto da decifrare e anch'essi con una nuova guida tecnica come quella di Zanetti.
Non è un caso se nel primo tempo, c'è praticamente solo una squadra in campo, quella azzurra, che domina nel possesso ma resta incapace di concretizzare le occasioni create (un solo tiro in porta su otto tentati, con il triplo dei passaggi rispetto al Verona).
Conte aveva provato a mescolare le (poche) carte in attacco inserendo Simeone al posto dell'impalpabile Raspadori di Coppa Italia, ma di fatto non è cambiato nulla e l'unico che sembrava in grado di dare una svolta era il solito Kvaratskhelia. Finchè...
Purtroppo, per Conte e per i tifosi del Napoli, proprio l'attaccante georgiano è stato costretto ad uscire sul finire del primo tempo, probabilmente a causa di un colpo alla testa che ne ha condizionato la prestazione al punto da costringerlo alla sostituzione (entra Raspadori).
Si tratta della svolta della partita, perché se fino a quel momento il Verona in pratica non era riuscito a combinare nulla, al ritorno in campo nel secondo tempo è letteralmente un'altra partita.
Il Napoli si spegne e gli scaligeri salgono in cattedra con due dei protagonisti forse meno attesi della vigilia: gol di Livramento dopo cinque minuti e poi la doppietta di Mosquera che stende le gambe agli azzurri che spariscono dal campo.
A nulla servono gli interventi di Conte dalla panchina, che toglie uno Spinazzola non al meglio per poi gettare nella mischia sia Ngonge che Cheddira, con scarsissimi risultati.
Ma appare chiaro che c'è un Napoli con Kvaratskhelia (comunque non bellissimo, ma che se non altro prova a tenere in mano il pallino del gioco) e uno senza, al momento praticamente inguardabile.
La conferenza stampa post partita di mister Conte è stata chiara come non mai: "Vergognarsi". Una parola che echeggia già dalla scorsa stagione per molte prestazioni degli azzurri, che si pensava forse di non sentire più, se non altro perché proprio Conte è garanzia di massimo impegno, se non proprio di risultati.
E invece, ecco che già dopo i primi novanta minuti siamo di fronte alle scuse per una prestazione disarmante, figlia però non solo dell'uscita di Kvara, ma anche della totale mancanza di alternative al momento.
La telenovela Osimhen/Lukaku è stata tirata fin troppo per le lunghe, ma di fatto né Raspadori né Simeone rappresentano un'alternativa nemmeno sufficiente per una squadra come questa.
Il problema è che quando affidi la direzione a uno come Conte, ti devi assicurare almeno di offrirgli qualche elemento utile alla sua causa, cosa che al momento non è stata fatta minimamente. Anzi, volendo si sono subito messi da parte sul mercato anche pedine potenzialmente interessanti da valutare come Folorunsho e Gaetano, lasciando il deserto nelle alternative non solo offensive, ma anche di centrocampo.
La partita con il Bologna rappresenta subito un'occasione di riscatto, ma in questi giorni non è che si possano fare chissà quali stravolgimenti di percorso. Conte spera intanto di ritrovare Buongiorno al centro della difesa (assenza sicuramente pesante in quel di Verona), oltre naturalmente a recuperare Kvara al 100%.
Ma per il resto anche dovessero arrivare rinforzi dal mercato, difficile che possano essere messi subito in campo per rivoluzionare l'undici iniziale. Ci si aspetta sicuramente qualcosa di più da Spinazzola, e chissà che Di Lorenzo non possa tornare a tutta fascia invece che limitarsi al braccetto della difesa a tre.
Raspadori, Simeone, Ngonge, Politano, Osimhen, Cheddira. Tanti nomi in attacco in rosa, ma nessuno che (per un motivo o per l'altro) riesca ad offrire solide garanzie, soprattutto in fase di finalizzatore.
Nelle due partite ufficiali di stagione, peraltro contro Modena e Verona che con tutto il rispetto non sono certo Real Madrid e Manchester City, il Napoli non è riuscito a segnare nemmeno un gol, pur facendo girare tutti i suoi attaccanti a disposizione.
L'astinenza da gol si allunga a 270 minuti se consideriamo anche l'ultima amichevole contro il Girona (persa 2-0). Insomma se è vero che mancano le alternative a centrocampo, che la difesa è ancora da registrare e che gli esterni non stanno rendendo al meglio, viene facile pensare che però se poi non hai nessuno che la butta dentro, tutto risulta parecchio più complicato.
Se è vero che il Napoli dovrà prima di tutto pensare in casa propria per risolvere i tanti problemi messi in scena in questo avvio, altrettanto sarà importante però l'avversario di questo prossimo match: il Bologna di Italiano.
Anche i rosso blu non hanno cominciato con il piede giusto la stagione, ma nel pareggio casalingo contro l'Udinese c'è molto di più di quel 1-1 andato a referto nel tabellino. Il Bologna ha dominato la partita per larghi tratti, mostrando un gioco dinamico e offensivo, dimostrando di poter riprendere il discorso da dove si era fermato la scorsa stagione.
Italiano sembra aver subito messo il suo imprinting nel gioco dei felsinei, che ci hanno messo poco ad adattarsi visto che già con Thiago Motta molte delle idee di possesso erano similari. A restare uguale, però, è anche la cronica difficoltà nell'essere più cinici sotto porta.
Tanti gli errori pesanti che potevano chiudere la partita, nonostante come sappiamo anche il Bologna sia squadra tutta in divenire con il mercato ancora apertissimo, specie in alcuni ruoli come difesa e centrocampo.
Non è un caso se nell'undici iniziale contro l'Udinese, solo Erlic è da segnalare tra i nuovi arrivati, sostituendo di fatto Calafiori, così come Castro là davanti ha preso il posto di Zirkzee. Inutile dire che, per ora, il livello non è sembrato lo stesso.
Ma al di là degli interpreti, come detto il gioco è sembrato perfettamente in linea con quello di Italiano degli ultimi anni, con tutti i pro e i contro del caso. Quello stesso gioco che proprio al Maradona ha messo così in difficoltà il Napoli in queste stagioni.
Il dato è fattuale: con Italiano in panchina, la Fiorentina a Napoli ha perso soltanto una volta (di misura, 1-0) per poi vincerne tre (due in campionato e una in Coppa Italia), sempre segnando almeno tre reti.
Un campanello d'allarme che certo i partenopei non sottovaluteranno, visto che pur essendo ancora alla seconda di campionato, la partita assume un valore particolarmente importante soprattutto per gli azzurri, se si vogliono mantenere le aspettative minime della stagione (visto anche che il campionato è di fatto l'unico obiettivo a cui puntare).