Napoli milan 1988

Calcio

Napoli-Milan 2-3, 1 Maggio 1988: dove nasce il "sacchismo"

Uno scontro epocale. Non può davvero definirsi altrimenti il grande classico del calcio che andiamo a rispolverare oggi. Napoli-Milan del 1 maggio 1988, è un incrocio che si rivelerà importantissimo per il calcio degli anni futuri, non solo italiano.

Il Sacchismo che deve ringraziare... Trapattoni

L'istantanea del campionato 1987-88, di cui questo Napoli-Milan diventerà la chiave di volta, era più o meno la seguente.

C'era una Juventus in "re-building" dopo il ritiro di Platini, dunque sostanzialmente ininfluente.

C'era un Napoli in piena era-Maradona, campione d'Italia in carica e con tutte le carte in regola per un "back-to-back".

C'era una Inter deficitaria ma che il Trap stava preparando all'exploit dell'anno seguente.

E poi c'era il Milan, che l'ambizioso Silvio Berlusconi aveva affidato nelle mani di Arrigo Sacchi, ex venditore di calzature che aveva ben impressionato a Parma con un calcio offensivo e molto avanti coi tempi. Ma qui bisogna fare un piccolo passo indietro.

Nell'estate 1986 Silvio Berlusconi, che aveva da poco acquistato il Milan, aveva in panchina Nils Liedholm. Il "Barone" era però molto in là con gli anni e serviva una nuova figura per rilanciare i rossoneri.

Come ha rivelato lo stesso Trap pochi anni fa, il nome che era venuto in mente al proprietario di Fininvest per la panchina del Milan era proprio quello di Giovanni Trapattoni, che però si era già verbalmente impegnato con Ernesto Pellegrini per andare ad allenare l'Inter.

Così, Berlusconi decise di tenere ancora un po' Liedholm, sostituendolo però nell'ultima parte del campionato 1986-87 con il giovane Fabio Capello, un altro destinato a scrivere pagine importanti nella storia del club.

Nell'anno seguente, il "Berlusca" puntò forte sull'emergente Sacchi, essendo rimasto folgorato da quel calcio così spregiudicato come piaceva a lui. Senza quel gentile diniego di Trapattoni, però, chissà come sarebbe andata a finire.

1 maggio 1988: la storia fa tappa al San Paolo

Dunque, nel giorno della Festa dei Lavoratori del 1988, un anno prima della caduta del muro di Berlino e degli eventi di piazza Tienanmen, anche nel calcio ci sono blocchi ideologici in procinto di crollare.

Il dogma del calcio all'italiana viene sgretolato dal credo di Sacchi Arrigo da Fusignano, che porta una ventata di novità. Il calcio non sarebbe stato più lo stesso, da allora.

Il Milan di Sacchi non giocava mai per difendersi, pur disponendo di difensori di assoluta eccellenza, o forse proprio per quello. Baresi, Maldini e Costacurta erano i pilastri su cui Sacchi poteva costruire il suo capolavoro.

Al San Paolo non si gioca una semplice terzultima di campionato, ma un vero e proprio match point.

Il Napoli, primo con 42 punti, ospita il Milan che è secondo a 41 e unico contendente per lo scudetto, visto che Roma e Sampdoria sono a 34 e già matematicamente fuori dalla lotta per il titolo.

I partenopei potrebbero anche accontentarsi di un solo punto, e infatti Ottavio Bianchi rinuncia a Bruno Giordano per schierare un difensore in più come Bruscolotti.

Il numero 9 è indossato da Salvatore Bagni, in uno dei classici esempi di "centravanti tattico" che era ancora più finto del "falso nueve" che sarebbe arrivato una ventina d'anni più tardi.

Anche il Milan rinuncia a un titolare ma in questo caso è solo per causa di forza maggiore: Marco Van Basten è reduce da un grave infortunio e ha giocato nemmeno 10 partite, nella sua prima stagione in rossonero.

Al centro dell'attacco c'è Pietro Paolo Virdis, a ragion veduta uno degli attaccanti più decisivi nella storia del calcio italiano, o meglio uno dei più decisivi tra i sottovalutati.

Genio vs Collettivo

Dopo poco più di mezz'ora, il predominio del Milan sfoga in un primo squillo. Punizione dai 30 metri, calcia Chicco Evani con il suo sinistro velenoso, pallone deviato un paio di volte su cui si avventa come un avvoltoio il sardo baffuto col numero 9. Di sinistro, Virdis la insacca da opportunista purissimo: è 0-1.

Nel recupero del 1° tempo arriva il pareggio, con una doppia magia di Diego Armando Maradona.

Prima fa sparire il pallone con 4 rossoneri addosso guadagnando la punizione, poi la infila all'incrocio nonostante l'estremo tentativo dell'incolpevole Galli. La prodezza del singolo impatta il lavoro del collettivo: è 1-1 dello scontro calcistico non solo tra due squadre e due città, ma anche tra due ideologie.

Nel secondo tempo, Sacchi getta nella mischia Marco Van Basten, entrato al posto di Donadoni.

L'allenatore sposta Gullit sulla posizione che era del numero 7, e raccoglie subito i frutti di questa mossa. Le treccine dell'olandese ondeggiano a lungo sulla destra e Ruud fa partire un bellissimo cross, sul quale Van Basten fa velo. Sembra un'azione pallavolistica, con il centrale che finta il primo tempo mentre dietro di lui salta l'opposto pronto alla schiacciata.

In questo caso l'opposto è ancora una volta Virdis, che firma una delle doppiette più pesanti nella storia del nostro calcio, sicuramente la più importante in carriera.

L'inizio della rivoluzione

Poi il Milan farà pure 1-3 con un magistrale contropiede, pardon RIPARTENZA.

Gullit fa le voragini nella metà campo partenopea e la serve per l'accorrente Van Basten, che insacca. Poi il Napoli avrà uno scatto di orgoglio con quell'altro meraviglioso centravanti che rispondeva al nome di Antonio Careca, che salta più in alto di Maldini insaccando di testa, ma è tardi.

Si tratta di sorpasso persino iconico, con il rampante Milan di Sacchi che si avviava così a vincere un campionato insperato fino a poco tempo prima, e da lì iniziava una campagna anche europea che avrebbe confermato i rossoneri come il club italiano con la miglior vocazione internazionale.

Nessuno prima di Sacchi era mai riuscito a cambiare una radicata mentalità ispirata al pragmatismo.

Se c'è un giorno da scegliere per l'inizio della rivoluzione sacchiana, quello è il 1 maggio 1988.