Calcio

Nicola Amoruso, gol e qualità

Se c'era bisogno di gol a buon mercato, uniti a talento e classe, Nicola Amoruso era sempre pronto. Come quegli specialisti di qualità pronti a dare il proprio contributo, insomma. Un attaccante prolifico e persino bello da vedersi, nonostante in molti casi il suo palcoscenico sia stato di secondo piano.

Amoruso è stato in compenso un punto fermo anche di una squadra che di secondo piano non lo era per niente e cioè la Juventus, in un periodo in cui i bianconeri spadroneggiavano. Concedendosi il lusso, comunque, di vincere tre scudetti con i bianconeri più una Supercoppa Europea (segnando pure).

Amoruso alla Juve e il turnover

Nato in Puglia, "Nick" arriva alla Juventus molto giovane: nell'estate 1996 infatti la Signora lo strappa per 7 miliardi al Padova, dove ha segnato ben 14 gol nonostante la squadra sia retrocessa. In bianconero finisce in un reparto affollatissimo, in cui trovare spazio è difficile. Con lui davanti ci sono Del Piero, Vieri, Boksic, e Padovano.

Ce n'è per tutti i gusti, dalla forza fisica all'astuzia, dalla tecnica sublime alla pura potenza. Amoruso in questo è una sorta di via di mezzo, perché pur essendo alto e dinoccolato tende a dare del tu al pallone e quindi sa connettersi praticamente con tutti i compagni di reparto, serviti alla perfezione da uno Zidane che col passare dei mesi diventa imprescindibile.

Per cui lo troviamo assieme a Del Piero e Vieri, ma pure con Boksic. Del resto l'allenatore Marcello Lippi non ha una gerarchia fissa come base, si regola molto in base alle partite. La Juventus ha appena perso due pezzi da novanta come Vialli e Ravanelli e ha bisogno soprattutto di ringiovanire, e il tridente Del Piero-Vieri-Amoruso per dire mette assieme 67 anni appena.

Pur senza un attacco titolare tipo i bianconeri arrivano a un passo dalla doppietta campionato-Champions League. In Europa soprattutto la squadra di Lippi è un rullo compressore fino alla finale, con la semifinale contro l'Ajax (rivincita della precedente finale) che è una vera lezione di calcio: il totale recita 6-2 nel doppio confronto, in cui Amoruso segna due gol.

Più la Supercoppa Europea contro il Paris Saint-Germain, un'altra di quelle partite in cui nel pugilato si dovrebbe gettare la spugna per l'eccessiva differenza tra le due squadre: 9-2 il doppio confronto, incluso un 1-6 al Parco dei Principi a dir poco umiliante per i francesi in cui Nick piazza il sigillo finale. Stesso risultato, ma a San Siro in campionato, contro il Milan, a conferma di come quella Juve fosse assolutamente straripante se in serata. Anche qui gol di Amoruso in mezzo alle belle statuine rossonere.

La finale di Champions League contro il Borussia Dortmund sembra comunque una passeggiata per la Signora, ma nonostante un mucchio di occasioni create la Juve non solo non sfonda, ma viene beffata dai tedeschi. Amoruso entra quando il Borussia ha appena segnato il 3-1, con Ricken abile a beffare Peruzzi con un pallonetto da fuori area in contropiede.

Anche l'anno successivo la Juventus perde in finale di Champions, ma stavolta Nicola non entra contro il Real Madrid. Lo spazio per lui si riduce nel tempo ed è lì che forse capisce di poter essere un leader per le squadre con un altro tipo di levatura. Tornerà alla Juventus nel 2001-02, ma intanto ha cominciato a girare l'Italia.

Amoruso l'uomo dei record

Includendo la Juventus, Amoruso ha giocato in 13 squadre in Serie A: nessuno ha fatto meglio di lui.

Ecco l'elenco: Sampdoria, Padova, Juventus, Perugia, Napoli, Como, Modena, Messina, Reggina, Torino, Siena, Atalanta. Non ha segnato solo col Siena, altrimenti ha piazzato il suo timbro almeno una volta con tutti gli altri club: anche questo, un record condiviso con un altro globetrotter come Marco Borriello, in epoca più recente.

Non in tutte le sue avventure è andata bene, a Nicola. Detto del Padova, con quell'annata eccezionale in coppia davanti col croato Goran Vlaovic, aveva debuttato in Serie A con la Sampdoria quando era ancora poco più che maggiorenne, in un 3-0 contro l'Inter a San Siro il 12 dicembre 1993 (Battistini, autogol di Jugovic, Bergkamp), entrando al posto di Bertarelli.

Il primo gol invece l'aveva realizzato in un 6-2 all'Udinese il 6 febbraio 1994 dopo aver sostituito nientemeno che Gullit. Che squadra, quella Samp, praticamente senza una punta vera ma con una qualità complessiva fuori scala, con Mancini punto di riferimento davanti e un centrocampo composto da Gullit, come detto, poi Jugovic, Platt, Lombardo ed Evani. Con Eriksson in panchina.

Tre gol in maglia blucerchiata, 113 in totale in Serie A che ne fanno il giocatore con più reti mai utilizzato dalla nazionale italiana. Certo, era un'epoca in cui come del resto alla Juventus la concorrenza era fortissima. Oggi Amoruso sarebbe probabilmente la stella dell'Italia, con tutto il rispetto per chi c'è: forse ha pagato col tempo la sua decisione di preferire piazze non di primo piano.

La sua miglior stagione, giusto per fare un esempio, è a livello numerico quella con la Reggina: Serie A 2006-07, i calabresi devono partire in classifica addirittura con un handicap di 11 punti per via delle vicende di "Calciopoli".

Sembrano spacciati, eppure si salvano mostrando un calcio di qualità: nel 3-5-2 dell'allenatore Walter Mazzarri, Amoruso è la punta di diamante, il centravanti come sempre dai piedi buoni, mentre a fare sportellate ci pensa Rolando Bianchi.

Se Nicola segna 17 gol, il suo collega lo sorpassa a quota 18: l'apoteosi, il 2-0 all'ultima giornata contro il Milan fresco campione d'Europa con reti di Amoruso (e chi altrimenti?) e Amerini, buono per rimanere in A.

Ciò che ha reso Nicola speciale, a parte l'aver girato mezza Italia, è stato in certi casi il club dove si è andato a cacciare. Spesso gli è andata male, nella sua discesa nella classe operaia del pallone, come al Napoli nel 2000-01, retrocessione nonostante 10 gol: impossibile da dimenticare però anche la mezza stagione al Como in una delle peggiori squadre mai viste in Serie A, nel 2003.

Eppure, anche lì, 6 reti. Chiusura con comparsata all'Atalanta, anche qua una retrocessione: la quarta della sua carriera.