Calcio

Quel Perugia imbattuto e.. sconfitto

Un campionato speciale, quella Serie A 1978-79: una squadra, il Milan, campione d'Italia per la decima volta con la conseguente "Stella" da apporre sulla maglia.

Al secondo posto invece una formazione capace di non perdere nemmeno una partita in 30 giornate, imbattuta ma alle spalle dei rossoneri: il Perugia.

Gli umbri furono i primi nella storia del nostro campionato a far segnare il numero 0 nella casella delle sconfitte, ma curiosamente non poterono fregiarsi della conquista dello scudetto.

Perugia, dieci giornate in vetta

Undici vittorie e diciannove pareggi: un record di tutto rispetto, con zero sconfitte, appunto. Ben 41 punti inutili per vincere lo scudetto per un Perugia comunque passato alla storia.

Malizia in porta, libero Frosio davanti ai difensori Nappi, Ceccarini e Della Martira; in mezzo a fare legna Dal Fiume e Butti, Bagni a fare il diavolo a quattro in fascia, con Speggiorin battitore libero. Infine due attaccanti a loro volta diversi dalla media, specialmente Vannini, centravanti-ombra del vero riferimento centrale, Casarsa. Questo l'undici-tipo, con in panchina Ilario Castagner.

In casa, un Perugia rullo compressore con 8 vittorie e 7 pareggi: rendimento di tutto rispetto. Forse ecco, in trasferta qualche pareggio di troppo, 12 su 15 partite, più 3 vittorie.

Per 10 giornate in vetta, dall'undicesima in avanti sorpasso del Milan, che manterrà la testa della classifica fino alla fine pur senza mai sconfiggere gli umbri. Due pareggi, gli scontri diretti tra le grandi protagoniste della stagione, due 1-1 sia a San Siro che a Perugia.

L'infortunio di Vannini

E pensare che nella stagione precedente il Perugia era rimasto sotto choc per la morte in campo di uno dei suoi migliori giocatori, quel Renato Curi a cui sarebbe stato dedicato lo stadio di casa. Infarto in campo in una partita contro la Juve, la morte ad appena 24 anni per il polmone di centrocampo degli umbri.

Al calciomercato estivo due pilastri pure avevano lasciato i biancorossi, tra questi Walter Novellino finito proprio al Milan; l'altro invece era stato Mauro Amenta, acquistato invece dalla Fiorentina. Una Fiorentina da cui il Perugia aveva preso Casarsa e Della Martira.

Momento importantissimo della stagione 1978-79 degli umbri, in negativo, anche il grave infortunio (frattura di tibia e perone) di Franco Vannini, assoluto "freak" dello schieramento di Castagner, un lungagnone magro e allampanato capace di giostrare da centravanti-ombra: contro l'Inter scontro tremendo con Fedele, stagione e praticamente carriera finita a nemmeno 30 anni.

Nessuno comunque prima del campionato aveva accreditato il Perugia di un simile piazzamento. Del resto l'anno prima gli umbri erano arrivati settimi ed era sembrato già l'apice di un gruppo che con Castagner stava andando avanti dalla Serie B già da un triennio.

E invece, in un campionato senza dubbio condizionato dalla stanchezza patita dai giocatori di Juventus e Torino, colonna portante della nazionale di Bearzot che tanto si era comportata bene ai mondiali in Argentina, fu bravo il Perugia, oltre che il Milan naturalmente, ad avventarsi su questo "vuoto di potere".

Di quella squadra di fatto solo Bagni e Nappi riusciranno a salire ulteriormente di livello, mentre per gli altri la stagione 1978-79 rimarrà il top in carriera: un "Perugia dei miracoli" da incorniciare, con il vulcanico presidente Franco D'Attoma (quello che comprerà Paolo Rossi grazie all'aiuto di alcuni sponsor proprio nel 1979) a gestire tutto dall'alto.