Calcio

Il visionario Pescara di Galeone

"Pescara è arrivata molti anni dopo, nel 1986, dopo 17 anni da calciatore e una trafila come allenatore a Udine, Pordenone, Adria, San Giovanni Valdarno,Cremona e Ferrara. Pescara arriva senza preavviso, per pura fatalità. Il Modena era stato promosso in Serie B. Io ero l'unico allenatore di altre squadre a essere stato invitato alla festa per la promozione, nella villa di Antonello Farina.Suo figlio Francesco, per chi non lo sapesse del Modena era il presidente in carica. Stavo passeggiando con il padrone di casa e sua figlia, quando ci imbattiamo in Franco Manni, storico dirigente dell'Inter di Helenio Herrera, che all'epoca era il direttore sportivo del Pescara. Era disteso su un'amaca, su cui beatamente dondolava.

Antonello Farina coglie la palla al balzo e gli dice: "So che stai cercando un allenatore. Io, se non avessi vinto il campionato prenderei lui, senza neppure pensarci un attimo". Poco tempo dopo, mentre ero in vacanza in Sardegna, squilla il telefono.

Era Manni, che, dopo un iniziale tira e molla, aveva finalmente deciso di affidarmi la panchina del Pescara. Ho preso il primo aereo e ho firmato il contratto. Su quell'amaca di Villa Farina aveva dondolato ed era girato anche il mio destino."

Esattamente così: anche un racconto semplice - questo, a Il Foglio -, di un futuro che s'intreccia, diventa poesia. Giovanni Galeone, quando racconta la sua storia legandola a quella del Pescara, ha ancora gli occhi di quei giorni. La sfida che si fa passione. E dalla passione, un'unione mai realmente slegata. Nemmeno da eventi, licenziamenti, sconfitte successive.

La storia di Galeone al Pescara

Nel tumultuoso giugno del 1986, il Pescara subisce una dolorosa retrocessione in Serie C, schiacciato dall'ultima rete segnata da Zanin della Triestina. Ma quel periodo è segnato anche dalla travolgente tempesta dello scandalo-bis dopo quello del 1980, che sconvolge buona parte della Serie A e B, incluso il Palermo, finito penultimo e già minato da una grave crisi finanziaria che presto lo porterà al tracollo.

Il Pescara trascorre l'estate con il fiato sospeso, fissando con speranza quella "X" inserita nei calendari di Serie B, cercando di guadagnare tempo e preparandosi alla nuova stagione in Serie C con una squadra giovane, composta in gran parte da giocatori che hanno vissuto la disgraziata stagione precedente e guidata da un allenatore particolare. Proveniente dalla Spal.

Uno dei dettagli più significativi che ha attirato l'attenzione di Franco Manni, direttore generale del Pescara, è il percorso di Galeone, all'epoca appena 45enne: nel suo primo anno a Ferrara aveva ottenuto solo due punti in sei partite ed era stato esonerato, ma dopo un mese e mezzo i giocatori avevano chiesto il suo ritorno. Questo ha lasciato intendere che Galeone doveva avere qualche abilità speciale.

Tre in particolare: il suo modulo 4-3-3, che ha reso la squadra divertente e distintiva in una Serie C spesso considerata noiosa, e il trio d'attacco Gustinetti-Bresciani-Trombetta, anticipando di qualche anno lo stile di gioco noto come Zemanlandia. Galeone stesso ha ammesso di essersi ispirato al maestro Liedholm.

Il via libera definitivo al ripescaggio arriva solo cinque giorni prima dell'inizio del campionato, scatenando l'entusiasmo dei pescaresi, popolo noto per la sua passione per il calcio. Contro il Cesena, con cinque esordienti in campo (tra cui il terzino destro Dicara, di soli 16 anni) e sei giocatori della stagione precedente sulla panchina, il Pescara riesce a ottenere un pareggio 1-1.

Il primo gol arriva su rigore, realizzato dallo stesso giocatore che ha ottenuto il fallo: il numero 8 della squadra, Gian Piero Gasperini, il veterano di 28 anni, il cervello del centrocampo e il capitano.

Il Pescara da Serie A

Nel rettangolo verde, una filastrocca di nomi: Gatta, Benini, Camplone, Bosco, Ciarlantini, Bergodi, Pagano, Gasperini, Rebonato, Loseto, Gaudenzi. Due eroi, il numero 1 e il numero 9. Giuseppe Gatta, giovane portiere, dall'inizio incerto alla Primavera, diventa fulcro della squadra dopo le scommesse che colpiscono il predecessore Maurizio Rossi. Rebonato, centravanti con un passato di scarso rendimento, sotto la guida di Galeone si trasforma, siglando 21 gol, record per la categoria dai tempi di Paolo Rossi.

Il Pescara, costantemente nei ranghi alti, prende il volo con il nuovo anno. Il 1987 inizia con un'esplosione: da uno 0-1 contro il Pisa, si trasforma in un 3-1 in meno di mezz'ora, con Gaudenzi-Benini-Pagano a scatenare la festa. Il campionato diventa un gioco di equilibri, con diverse squadre in corsa per il titolo.

Ma è qui che entra in gioco il fattore-Pescara: il sostegno incondizionato dei tifosi. In 5mila a San Benedetto del Tronto, in 8 mila ad Arezzo con 80 pullman, e infine in 40 mila all'Adriatico il 21 giugno 1987, determinati a sconfiggere il Parma. Nonostante il ricordo amaro della stagione precedente, il gol di Roberto Bosco sigilla la promozione in Serie A, dimostrando che il fiuto del popolo pescarese non sbaglia mai.

La stagione in Serie A

La nuova avventura in Serie A è un sogno che si realizza per il Pescara. Le uniche preoccupazioni riguardano la situazione finanziaria del club, ma il commendatore Pietro Scibilia, un imprenditore abruzzese di origine calabrese, arriva in soccorso con fresco denaro proveniente dalla sua azienda di gelati Gil. Galeone, profeta del calcio in una città di mare, gioca con il mestiere e con le parole, mentre rifiuta offerte per rimanere e affrontare la Serie A con determinazione. Celebre il mezzo miliardo rifiutato dal Messina: voleva la A. E da protagonista.

La squadra vede l'arrivo di nuovi elementi, tra cui il portiere Zinetti dall'ex Bologna e due stranieri: Leo Junior e il talentuoso bosniaco Baka Sliskovic, famoso per la qualità palla al piede e le sue notti bruciate in allegria. Nonostante i suoi vizi, Sliskovic è un fenomeno tecnico e diventa ben presto una figura chiave della squadra. Con lo stesso Junior, con il quale si alternano nelle punizioni, il pubblico dell'Adriatico è sempre in hype totale.

La stagione inizia allora con una vittoria clamorosa contro il Milan di Trapattoni a San Siro, segnando l'inizio di un campionato condotto con sicurezza grazie anche alla vittoria per 5-0 contro l'Empoli, condannato già a settembre. Nonostante qualche battuta d'arresto, come le sconfitte pesanti contro Napoli e Roma, il Pescara non conosce mai l'angoscia della lotta per la salvezza.

Il punto culminante arriva con la storica vittoria contro la Juventus per 2-0, dove Galeone sorprende tutti con una mossa tattica geniale che oggi si paragona ad Allegri, avvenuta però anni prima. Con un giovane Dicara marcando stretto il temibile Rush, la Juventus si sgretola e il Pescara trionfa. Nonostante qualche alti e bassi, il Delfino brilla nella massima serie e guadagna il rispetto di tutti, dimostrando che le previsioni negative si erano rivelate semplicemente sbagliate.

La retrocessione

La stagione 1987-1988 rimane l'unica in cui il Pescara è riuscito a mantenere la sua posizione in Serie A. Come il secondo film per i registi, per una squadra appena promossa la seconda stagione è sempre la più difficile. Anche Galeone, nonostante un mercato più audace che include la possibilità di acquistare un terzo straniero, non fa eccezione.

Nel corso della stagione, Sliskovic si infortuna ai legamenti del ginocchio sinistro contro il Torino, ma la società non vuole coprire le spese per il suo recupero. Galeone, indeciso tra la Jugoslavia e il Brasile per trovare un sostituto, opta per quest'ultimo. Grazie all'aiuto di Franco Dal Cin, che ha orchestrato l'affare Zico-Udinese, il Pescara acquisisce due talenti brasiliani: Edmar dal Corinthians e Tita, reduce dalla vittoria della Coppa UEFA con il Bayer Leverkusen.

Il punto culminante della stagione arriva il 18 febbraio 1989, quando il Pescara sconfigge la Roma all'Olimpico con una tripletta di Tita, mettendo in crisi la squadra del maestro Liedholm. Nonostante alcuni momenti difficili, come la pesante sconfitta contro il Napoli e il Milan, Galeone continua ad esercitare il suo fascino sulla squadra e sulla città.

Tuttavia, il club inizia a lottare per la sopravvivenza nel girone di ritorno. E lì sprofonda. Una serie di pareggi e una sconfitta contro l'Inter portano la squadra in una posizione difficile. Nonostante gli sforzi, la vittoria diventa sempre più difficile da ottenere. Così, l'annata culmina con una deludente parità contro il Pisa, che segna la fine del sogno e la retrocessione del Pescara in Serie B.