pippo maniero

Calcio

Pippo Maniero, il mestiere del gol

"Pronto, casa Maniero? Avremmo bisogno di gol". Non andava proprio così, ma insomma, da Pippo Maniero si andava con un obiettivo ben preciso: trovare uno che segnasse, di riffa o di raffa. E che costasse il giusto, ecco.

Se poi il club era del Veneto, la zona di Maniero, ancora meglio. Lì sembrava che le forze gli si moltiplicassero e che il rendimento salisse, come se l'attaccante padovano conoscesse dei segreti ignoti ai colleghi.

Bomber di provincia, Pippo Maniero. Nato e forgiato lì, dove il calcio comunque è di casa.

Maniero a Padova

Pippo è di Legnaro, appena fuori Padova. Né Legnago (Verona) né Legnano (Milano): Legnaro. Esordisce in A con la maglia dell'Atalanta che ha appena compiuto 18 anni: sfida al Milan, sconfitta 2-0, Maniero entra al posto di Carlo Perrone, ma non può incidere. La Dea l'aveva preso dal Padova, dove aveva fatto bene in B nella stagione precedente.

Non c'è niente da fare, comunque. A Bergamo il ragazzo non si trova e torna dai biancoscudati. Non una, bensì due volte. In mezzo, un campionato all'Ascoli in una squadra senza né capo né coda che finisce ultima in Serie A, ma in cui contribuisce con 4 gol.

Il terzo stint, come si direbbe in Formula Uno, al Padova va molto meglio. Accanto allo scattante Galderisi, Maniero che è grande e grosso è la spalla ideale anche se segna poco. Arriva così la promozione in A con i veneti, un momento storico per il club che aspettava questo momento da oltre trent'anni.

Nel 1994-95 il Padova si salva allo spareggio contro il Genoa. Campionato drammatico e tesissimo, Pippo contribuisce con 9 gol e soprattutto fa gruppo, aiutando i volti nuovi a integrarsi. Come l'americano Alexi Lalas, atterrato "da un altro pianeta" ma accolto a suon di espressioni in dialetto padovano. Un bel Padova comunque quello, con l'olandese Kreek in mezzo, l'infaticabile terzino destro Balleri o il giovane attaccante croato Vlaovic, che con Pippo forma una coppia frizzante.

Svuotato forse da questo traguardo, l'attaccante di Legnaro comincia a girovagare un po' tra Sampdoria e Verona. Di nuovo, con una squadra "di casa" come l'Hellas segna a raffica, andando in doppia cifra in un'annata, 1996-97, in cui arriva la retrocessione.

Ora ci vuole una squadra di alto livello, magari, come attaccante di rotazione. Ed ecco quindi il Parma, che ne fa il vice-Crespo: mezza stagione, poi piomba il Milan con 10 miliardi per strapparlo agli emiliani. Momento balordo per il Diavolo, che nel mercato invernale del 1998 prende lui e Ganz ammettendo di aver sbagliato totalmente la precedente campagna-acquisti, con Kluivert deludente e il pennellone Andreas Andersson già spedito al Newcastle.

Problemi di ambientamento a San Siro? Nessuno. Maniero anche al Milan se chiamato in causa segna, sulle spalle una strana maglia numero 38, ma riesce persino a risolvere delle partite nate storte, come l'1-0 all'ultimo minuto con cui piega il Piacenza. Difficile però che il Diavolo riparta da lui e quindi ecco la cessione che accende di nuovo la carriera di Pippo.

Maniero a Venezia (con Recoba)

Un padovano a Venezia? Incredibile ma vero: funziona.

Del resto aveva funzionato a Padova e a Verona, quindi perché non riprovarci, cambiando di provincia? Estate 1998, Maniero va in Laguna. Inizio disastroso per la neopromossa, poi a gennaio cambia tutto, ma dal giorno alla notte. Il motivo? A Venezia in prestito dall'Inter arriva Alvaro Recoba.

Succede che dall'ultimo posto una squadra che faticava a segnare diventi la più divertente e spettacolare del campionato. Come Batman e Robin, Maniero e Recoba si trovano benissimo. Pippo sa già dove "El Chino" calcerà, ad esempio le punizioni; si piazza in area e di testa la mette in rete. Zero gol per il bomber di Legnaro nelle prime 15 giornate, 12 reti nelle successive 19. Con Recoba che ne aggiunge altri 11.

Venezia salvo in carrozza, addirittura undicesimo in classifica, la città in delirio per una versione più soft di Maradona e Careca. "Diciamo che si avvicina più il Chino a Diego che io a Careca. Ma per la piazza il ricordo di me e di lui difficilmente verrà dimenticato, per le emozioni che abbiamo vissuto e fatto vivere. Recoba aveva portato un entusiasmo unico: se non sei abituato a vedere un certo tipo di giocatori, questi trasmettono qualcosa che è difficile da descrivere a voce.

Una gioia contagiosissima, anche a chi andava a vedere le partite al Penzo: e così ad alcuni può sembrare che lui sia rimasto lì molto più di sei mesi", ricorderà Maniero, aggiungendo "Certo, Alvaro non è che avesse tutta quella voglia di allenarsi, il mercoledì c'era allenamento fisico che iniziava alle 11 e lui si presentava alle 10.55 spiegando che non gli era funzionata la sveglia".

Uno dei gol che segna Maniero su assist di Recoba è forse uno dei più belli mai visti in Serie A: partita contro l'Empoli, recupero di un incontro sospeso per nebbia qualche settimana prima, è il 20 gennaio del 1999. Punizione da sinistra del "Chino", a rientrare verso il dischetto, palla ad altezza ginocchio e Maniero decide di andarci col tacco destro. "Con il corpo - ammetterà - ero messo talmente male che l'unico modo che avevo per far gol era quello. Un gesto istintivo".

La palla viene colpita benissimo, col tacco, e finisce all'incrocio dei pali. "Se ci riprovo altre cento volte non va all'angolino", la sentenza di Pippo.

Quattro anni memorabili per Maniero, comunque, tra A e B, con il picco dei 18 gol nel 2001-02 nonostante la retrocessione degli arancioneroverdi. Poi il passaggio al Palermo, nell'estate in cui il presidente Zamparini "sposta" metà della rosa dei veneti in Sicilia, avendo acquisito il club rosanero. E anche a Palermo, in B, altri 13 centri nonostante la lontananza dal suo Veneto.

Meno bene invece al Brescia e al Torino. Maniero in compenso per un soffio non è stato un "italiano all'estero". Dopo il fallimento dei granata dell'estate del 2005, infatti, si svincola a zero e firma con i Rangers di Glasgow, nientemeno.

Peccato che l'allenatore Alex McLeish non lo consideri minimamente, non lo convoca nemmeno per sedersi in panchina. Dopo 40 giorni allora Pippo dice basta, nonostante si immaginasse già pronto a ribadire in rete i cross dei compagni. Rescissione e ritorno a casa, alla Piovese in Eccellenza. E poi Legnarese e Casalserugo, sempre dalle sue parti. Molto meglio che la Scozia.