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Calcio

La storia di Napoli-Roma: i precedenti nel derby del sole

È stato a lungo un sodalizio, l'Italia centro-meridionale finalmente affacciata sul grande calcio: gli azzurri nascono infatti nel 1926, i giallorossi un anno più tardi.

Il perché di questo nome? Il riferimento è agli incontri tra i due club a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta: c'era un gemellaggio fortissimo, rotto il 25 ottobre del 1987.

Fu l'ultima volta che Napoli e Roma, da abbracciate, finirono per riscrivere la propria storia. A volte tragica, come raccontano le cronache degli ultimi giorni.

Le statistiche in generale del match

Tra le due squadre ci sono stati 173 match in totale, lo score è in favore dei giallorossi: è infatti la Roma ad avere più partite vinte tra le due squadre, a quota 65. Per il Napoli si è fermi a 52, mentre i pareggi sono stati 56, tra questi pure i due racimolati nelle ultime tre partite.

Oh, a proposito proprio degli ultimi scontri: sapete da quanto tempo i romanisti non vincono contro i napoletani? Da ben sei partite, da uno scontro del novembre 2019 all'Olimpico, firmato Zaniolo e Veretout con tentativo di riapertura di Milik nel finale. Una vita fa, insomma.

Tutte le altre si sono colorate di tre vittorie consecutive per i partenopei e poi due pareggi prima dello scontro del 23 ottobre 2022, vinto all'Olimpico dalla squadra dell'ex Spalletti: 0-1, Osimhen al minuto 80.

In generale, la Roma ha vinto appena 2 delle ultime 10 partite. E non mette insieme una striscia di successi da 10 anni, quando tra il maggio 2013 e il febbraio 2014 aveva inanellato tre vittorie consecutive. Il record? Ce l'hanno proprio i giallorossi, con 5 trionfi consecutivi tra il 1982 e il 1984: anni in cui lo scettro si apprestava a passare proprio da Roma a Napoli, finalmente con i rispettivi scudetti sul petto, grazie a Bruno Conti e Diego Maradona.

Ah, nessuno dei due è stato il miglior marcatore della partita: il primato spetta a Dries Mertens, seguito da Dino da Costa (autore di una tripletta nello storico 8-0 di cui parliamo più avanti), seguito dal doppio ex (anche in panchina) Amadei. Per Totti 7 reti, per Maradona 5.

Le partite più belle tra Roma e Napoli

Ma quali sono state le partite più belle tra le due squadre?

In pochi hanno dubbi, anche guardando il risultato finale: il 20 ottobre del 2007 è andato in scena uno spettacolo meraviglioso. Stadio Olimpico, azzurri freschi di ritorno in Serie A e pronti a rivivere vecchie emozioni. Luciano Spalletti, oggi allenatore dei partenopei, era dall'altro lato: alle sue dipendenze, Totti, Perrotta, Mancini e Giuly in attacco; De Rossi e Pizarro in mediana. Dall'altra parte, Edi Reja con Lavezzi-Zalayeta, più un giovanissimo Hamsik in cabina di regia.

Dopo appena 2 minuti, è il Pocho a scrivere il vantaggio napoletano; al 30', Totti firma il pari, poi diventato vantaggio con Perrotta al 42'. A inizio ripresa, ecco Hamsik, subito ripreso da De Rossi. È un pingpong: partecipa Gargano per il 3-3, prova a chiuderla Pizarro al minuto 80 e alla fine la decide Zalayeta all'84', per un 4-4 entrato nella storia.

La vittoria con massimo scarto della Roma arrivò invece il 29 marzo del 1959: Gunnar Nordahl contro Amedeo Amadei. Fu la partita di Dino Da Costa, autore di una tripletta, aperta da Severino Lojodice e proseguta da Pestrin. Nel finale, gli azzurri di Pesaola e Vinicio, mollarono totalmente il colpo: 8-0 per i giallorossi, per i quali decisero le doppiette di Selmosson e ancora Pestrin.

Tra le più belle della sponda azzurra, invece, vale la pena ricordare il freschissimo 4-0 del 29 novembre 2020: il Napoli, allenato da Gattuso, dà una sonora mazzata alla squadra di Fonseca. Sembra tutto facile, e sotto sotto lo è stato: Insigne, Ruiz, Mertens e Politano a ricordare l'enorme potenziale di una squadra scioltasi poi sul più bello.

La prima volta in assoluto

Per tornare alla prima volta in assoluto, l'album non è più dei ricordi ma si trasforma in volume di storia. Era il 1929, il 10 novembre. E finì 2-2.

Da una parte i giallorossi di Guido Baccani, con Rodlfo Volk e Fulvio Bernardini come principali protagonisti; dall'altra, William Garbutt, inglese della provincia di Manchester, che dal porto di Genova si trova ad allenare in Serie A, nei primi anni di questo sport in Italia.

Una stagione prima del suo approdo a Napoli, nel 1929 (vi rimarrà fino al 1935), Garbutt aveva organizzato il calcio a Roma. Lo stesso, ora, si apprestava a fare all'ombra del Vesuvio.

Era, quello, il Napoli di Innocenti e Vincenzi in difesa, con Mihalic a correre e Vojak, sempre Vojak, a provare a scrivere il tabellino dei marcatori. E fu infatti Vojak, sempre Vojak, a regalare un attimo di sogno agli azzurri, che dopo il vantaggio romanista firmato Luduena, avevan accarezzato il sogno di una rimonta compiuta con la doppietta del grande bomber, arrivato dalla Juventus proprio in quella stagione. Al 62', Volk sigla il 2-2. Che resterà.

L'amicizia spezzata

E per tanti anni era rimasta anche un'amicizia, forte e sentita, emozionante e importante. Poi è arrivato il 25 ottobre del 1987, tutto finito per un gol di Francini con il Napoli in 9 e un gesto chiaro e inequivocabile: Salvatore Bagni e la mossa dell'ombrello, indirizzata ai tifosi della Roma, in segno d'esultanza dopo il gol del pareggio di Francini, risposta al vantaggio giallorosso con Pruzzo.

All'Olimpico, chi c'era racconta di un clima elettrico: gli azzurri erano campioni in carica, trascinati da Maradona; i giallorossi, dopo aver ceduto il titolo di squadra del centro-sud e lo scudetto del 1983 (più quello sfiorato del 1986) non sono più quelli da battere.

Accade però un altro episodio, e in tanti lo indicano come la miccia definitiva, la prova del fuoco che covava sotto un'apparente amicizia. Un tifoso della Roma, come accadeva spesso in quegli anni, si era recato sotto la curva napoletana sventolando una bandiera giallorossa: attendeva gli applausi, e applausi aveva ricevuto.

Lo stesso gesto fatto dai tifosi partenopei non aveva ricevuto uguale risposta. Anzi: bordata di fischi al vessillo del Ciuccio, è come uno schiaffo dritto in faccia nel codice ultras.

Da lì, escalation di violenze, le liti feroci del 2001 a Napoli e ancora nel 2005, incidenti sempre prima e dopo la partita. Fino all'episodio madre del 2014: la tragica morte di Ciro Esposito negli scontri che precedono Napoli-Fiorentina, finale di Coppa Italia. Nulla è stato più come prima.