Lo chiamano, non a caso, il "Derby d'Italia". La sfida tra Juventus e Inter coinvolge del resto le due squadre più titolate del campionato, quelle con più seguito (con tifosi sparsi su tutto lo stivale) e quelle che si sono incontrate più volte in assoluto.
E le continue lotte per il titolo, spesso condite da episodi che hanno fatto molto discutere, hanno creato quella che è forse la rivalità più sentita a queste latitudini.
Fondate a fine secolo una (1897 la Juve) e a inizio l'altra (1908 l'Inter), le due compagini hanno fin da subito iniziato a darsi battaglia, diventando poi assolute protagoniste con l'avvento del campionato a girone unico intorno agli anni trenta.
Ma è forse negli anni sessanta che la rivalità prende corpo non solo per gli aspetti calcistici. Le due società sono infatti guidate da due degli industriali più noti del paese: Moratti sulla sponda nerazzurra e Agnelli per quella bianconera.
Il calcio diventa quindi espressione di contrapposizioni anche più grandi, tanto che sarà proprio Gianni Brera a coniare per questa sfida il termine di "Derby d'Italia", consegnando di fatto questa definizione alla storia.
Al di là delle varie vittorie e sconfitte sul campo, come spesso accade sono le polemiche a fomentare questa rivalità storica. E il primo fatto eclatante arriva nella stagione di Serie A 1960/61.
Juventus e Inter si contendono lo scudetto con la sfida decisiva da giocare a Torino. Partita molto sentita, che però viene sospesa per un'invasione di campo da parte dei tifosi di casa.
Lo "0-2" a tavolino regala ai nerazzurri l'aggancio in vetta ai rivali, prima dell'ultima giornata che rivoluziona tutto: prima di entrare in campo il CAF (gli interisti diranno poi che era stato Umberto Agnelli, numero uno della Federcalcio, a esercitare pressioni in tal senso) ordina la cancellazione della vittoria a tavolino e la ripetizione del match, mentre in campo l'Inter cade incredibilmente a Catania (da cui il famoso "Clamoroso al Cibali" di Sandro Ciotti), con la Juventus che i accontenta del pareggio contro il Bari che basta per lo scudetto.
Neroazzurri e Moratti beffati e furiosi, tanto che nel replay (ormai inutile) del match, decidono di far schierare la squadra primavera che ovviamente perde con un sonoro 9-1 contro i rivali (con sei reti di Omar Sivori e il gol della bandiera dell'Inter realizzato da un giovanissimo Sandro Mazzola).
Un episodio che ha fortemente influenzato i rapporti tra le due società e le due tifoserie, passando probabilmente a un livello successivo di "rivalità". Soprattutto visto che non sarà l'unico.
Flashback sulla stagione 1997/98, dove il refrain è sempre lo stesso: Juventus in vetta, Inter a inseguire.
Lo scontro diretto ancora una volta a Torino, alla trentunesima giornata di campionato. Partita molto equilibrata, con la Juventus in vantaggio al ventesimo con un gol di Del Piero, ma decisa, in un modo o nell'altro, dalle decisioni dell'arbitro Ceccarini di Livorno: minuto settanta del secondo tempo, Ronaldo sbatte su Juliano che lo atterra in piena area juventina, niente rigore. Sul ribaltamento di fronte, è invece Del Piero a essere fermato in area, ma questa volta arriva il fischio per il penalty. A poco conta che poi Del Piero fallisca il tiro dal dischetto, perchè l'Inter è ormai furibonda e non riuscirà a recuperare nè la partita, nè il campionato.
L'apoteosi però, arriva nel 2006, allo scoppiare dello scandalo di calciopoli, con la Juventus retrocessa in Serie B per la prima volta nella sua storia (con il motto del "Mai stati in B" che diventa il grido di rivincita dei tifosi interisti) e l'ennesimo motivo di diatriba: da una parte i bianconeri che continuano a mostrare nei numeri quei due scudetti revocati ("38 sul campo" invece dei 36 attualmente validi), e i nerazzurri che vedono concretizzarsi tutti i sospetti con cui accusavano gli avversari.
Non bastasse, in quella stessa estate è Zlatan Ibrahimovic a lasciare la Juve in cadetteria, passando proprio nelle file dell'Inter. Anche le battaglie di mercato, del resto, non sono mai mancate tra le due società.
Ciliegina sulla torta, la conquista nel 2010 del "Triplete" da parte di Mourinho e la compagine nerazzurra. Un'impresa che è riuscita in qualche modo a tenere alto il morale interista, anche durante i lunghi anni di dominio juventino in campionato, nove stagioni con tanto di "terza stella" che hanno scavato un gap profondo in termini di scudetti vinti.
L'Inter torna al titolo solo nel 2021, ma più ancora che delle sue glorie, è la disfatta bianconera della stagione scorsa a scrivere un'altra pagina di storia di questa sfida, ancora una volta fuori dal campo: Juve penalizzata in campionato per le note vicende societarie e di bilancio, fuori dalla Champions, poi anche fuori da ogni competizione europea. Salvata da ulteriori complicazioni grazie a un patteggiamento che ha chiuso definitivamente (forse) quel capitolo.
Ma acceso ancora una volta gli animi delle due parti. Attese da una nuova sfida. Questa volta, speriamo, solo sul campo.
Nessun altra partita è stata giocata tante volte quanto questa, ben 249 sfide ufficiali nella storia tra tutte le competizioni. Vantaggio abbastanza netto a favore della Juventus, che è l'unica squadra con cui l'Inter ha un bilancio sfavorevole in Italia, ma che viceversa ha proprio nei nerazzurri l'avversario contro cui ha ottenuto più sconfitte in assoluto.
Le due compagini, sono come detto anche le più titolate in campo nazionale, ma anche in questo caso è la bacheca bianconera a essere più colma (anche se la situazione è ribaltata in campo internazionale).