Non sono pochi gli osservatori e i tifosi che hanno provato a mettere l'accento su questo o quel motivo che hanno portato ad una situazione di questo tipo a pochi mesi dalla conquista del terzo, storico scudetto della squadra partenopea.
Noi vogliamo addentrarci su quello che in tanti hanno reputato essere la causa fondamentale degli scarni risultati del Napoli, l'utilizzo, o presunto tale, del turn over.
Proprio quando sedeva sulla panchina del Napoli, Rafa Benitez, fece una sorta di mini clinic in conferenza stampa, attaccato da più parti rispetto ad un utilizzo massiccio del turn over.
Che si sia estimatori o meno dell'allenatore spagnolo che oggi allena il Celta di Vigo, in quell'occasione Benitez fu molto chiaro e cercò di uscire dalle dinamiche trite e ritrite di domande e risposte sentite fin troppe volte, provando a entrare nel dettaglio del proprio allenatore di Mister, iniziando dal significato di turn over.
Don Rafa provò a mettere di fronte i giornalisti rispetto alle accuse che in quel momento si fecero sempre più pressanti rispetto all'utilizzo troppo armonico e poco parsimonioso della rosa a sua disposizione, causando così, a detta loro, una dimestichezza sempre minore della squadra con la capacità di tenere fede agli schemi e all'intesa tra i componenti dell'undici "titolare".
Mettendo da parte la solita cantilena del "qui sono tutti titolari", che lascia il tempo che trova, ma che è comunque sempre stato un suo mantra, Benitez cercò di far capire l'importanza del ricambio dei suoi giocatori, partita dopo partita, in un'ottica scientifica basata sull'utilizzo degli uomini a sua disposizione per tutto l'arco della stagione, mettendo a tutti l'impressione che basarsi solo ed esclusivamente sulle caratteristiche tecniche dei propri giocatori rispetto all'avversario da incontrare, porta davvero poco lontano.
In realtà questo approccio scientifico di stampo decisamente moderno, durante la gestione del neo tecnico francese del Napoli, non si è praticamente mai visto.
A differenza di ciò che si è visto anche con Spalletti nella passata stagione, ma anche con quello che altri allenatori hanno sperimentato negli ultimi anni, Garcia ha deciso di affidarsi al turn over con un approccio molto diverso da quello dei suoi colleghi.
Più di un addetto ai lavori vicino alla squadra che si allena a Castel Volturno, ha avuto parole di dissenso verso il lavoro svolto dal mister transalpino, ma in questo caso diverse e di carattere diametralmente opposto rispetto a quelle che venivano utilizzate all'indirizzo di Benitez.
Il ricambio dell'undici iniziale ha sempre avuto sostanza nel momento in cui vi è stata qualche defezione causata da un infortunio e, di conseguenza, alla luce dell'indisponibilità di quello o quell'altro giocatore, a partire da Osimhen, passando per Anguissa, Mario Rui, Lobotka e, tra gli ultimi, Meret.
Per il resto non si può negare che alcuni giocatori siano stati spremuti più del dovuto e, a fronte di una stagione che ha visto scendere fin qui in campo i partenopei per circa 1.500 minuti, non sono pochi gli effettivi che hanno superato di gran lunga i 1.000 minuti di impiego.
È vero, a discolpa di Garcia, che alcuni dei titolari che nella passata stagione si erano rivelati come i veri e propri artefici dello scudetto azzurro, alcuni dei quali utilizzati a larga mano dal nuovo allenatore della nazionale Luciano Spalletti, non ci sono più, ma questa non può essere la ragione per la quale in questo primo scorcio della nuova stagione, Garcia si sia pressoché dimenticato di alcuni che, al contrario, sono rimasti.
Il caso della cessione di Min-Jae Kim che nell'anno del terzo titolo del Napoli si contraddistinse come uno dei centrali più forti del campionato, si può associare a quello di Lozano, ma stiamo parlando di due soli giocatori che si sono fatti notare, per il resto viene difficile non stigmatizzare la condotta di Garcia.
Essi sono casi davvero inspiegabili, che esulano dal mero utilizzo della passata stagione, vista che, per esempio, Lindstrom e Cajuste sono arrivati questa estate, il primo addirittura pagato a peso d'oro dal Francoforte, per 30 milioni di Euro, mentre il secondo, costato 12 milioni, non è certo giunto alla corte di Garcia a titolo gratuito.
Insieme a loro rimangono insoluti i casi di Elmas e Simeone, loro sì protagonisti della stagione passata.
Bene, tutti questi quattro giocatori non arrivano a un impiego complessivo di 1.000 minuti complessivi sommati l'uno con l'altro.
E se secondo la teoria di cui abbiamo parlato in apertura e messa sul tappeto da Benitez, i risultati cominciano a scarseggiare fin dalle prime giornate, allora vi è da chiedersi come sarà possibile, o sarebbe stato possibile, visto che l'esonero di Garcia appare imminente, arrivare fino a fine stagione in queste condizioni.
Nel momento in cui andiamo online, non si conosce ancora la sorte di Rudi Garcia, anche se essa sembra segnata a brevissimo giro di posta, visto che già circolano in maniera insistente le voci di alcuni sostituti, primi tra tutti Igor Tudor, Fabio Cannavaro e Walter Mazzarri.
Chi arriverà al posto del francese dovrà scuotere un gruppo che ha perso quell'identità vincente che lo aveva caratterizzato nella passata stagione e, soprattutto, avrà a che fare con il rientro di Osimhen, altro non proprio trascurabile alibi che può accampare Garcia in caso di esonero.
La stagione non è certo compromessa. Il Napoli ha ancora ottime chance di qualificazione in Champions e non è certo tagliato fuori dalla lotta per la conferma del suo scudetto, anche se i punti di distacco dall'Inter cominciano a essere tanti e occorre muoversi prima di rischiare di uscire addirittura dalla lotta per l'Europa che conta.
Le prime partite giocate subito dopo il rientro dalla pausa per le nazionali, ci sapranno dire di più.