Barcellona Sampdoria 1992

Calcio

Sampdoria-Barcellona 1992: la beffa di "Rambo" a Wembley

Come ogni classico che si rispetti, anche Sampdoria-Barcellona - finale di Coppa dei Campioni 1991/92 - porta con sé una dote di storie, di protagonisti, di "what if" che superano i confini della cronaca sportiva

Vediamo di ripercorrere insieme la notte di Wembley.

La magia del vecchio Wembley per una finale storica

Lo stadio è di quelli magici, unici, perché tale era il vecchio Wembley (e il nuovo lo è ancora, ma solo in parte).

L'iconico stadio londinese era la location designata per la finale della Coppa dei Campioni 1991/92. E non era una finale qualunque, ma l'ultima con la denominazione che sarebbe stata abbandonata dalla stagione successiva, venendo sostituita con "Champions League".

La formula stramba, oppure no?

A leggerla oggi, la formula di quella ultima edizione della Coppa dei Campioni appare stramba, perché totalmente invertita rispetto a quello che vediamo oggi.

Prima la fase a eliminazione diretta, poi quella a gironi che produce le due finaliste. Niente quarti e niente semifinale, a togliere un bel po' di suspence. Ma forse aveva il suo perché anche quel format, seppure improponibile oggi. Improponibile secondo le esigenze attuali della UEFA e del calcio in generale, che vuole garantire un tot numero di partite a tutte le principali audience europee.

Ad ogni modo, la fantastica Sampdoria di Vuja Boskov, campione d'Italia per la prima volta, aveva superato in scioltezza Rosenborg e Honved, prima di vincere il suo girone, il Gruppo A, che comprendeva Stella Rossa, Anderlecht e Panathinaikos, qualificandosi così alla finale.

Lì l'attendeva un Barcellona che , da par suo, aveva vinto la resistenza tedesca di Hansa Rostock e Kaiserslautern, prima di dominare il Gruppo B davanti a Sparta Praga, Benfica e Dinamo Kiev.

Cosa era quel Barca

Il Barcellona di Johan Cruijff era una squadra da sogno, per la qualità dei calciatori ma anche per la filosofia dell'allenatore.

Una squadra superba in tutti i sensi, che non solo voleva ma anche pretendeva, di essere la migliore. Il Milan di Capello avrebbe poi dato una bella lezione alla presunzione di Cruijff e del Barca, giusto qualche anno dopo.

Intanto, però, il Barcellona 1991/92 era espressione di un credo footballistico che ha inciso tanto, anche sul calcio contemporaneo. Faceva infatti parte di quella squadra anche Pep Guardiola, che proprio da Cruijff assorbirà le idee che lo hanno portato a essere qualcosa di molto vicino all'allenatore perfetto, nel nuovo millennio.

Un incrocio di stili

L'ultima finale nella storia della Coppa dei Campioni era anche un incrocio di stili quasi enciclopedico.

Da una parte, appunto, una squadra che si annunciava come rivoluzionaria e improntata al fraseggio, dall'altra una delle espressioni più pure del pragmatismo calcistico, che pure sapeva essere letale con verticalizzazioni improvvise e contropiedi micidiali, grazie a una qualità media a sua volta eccellente.

La partita

Parte bene la Samp che sfiora il gol con Attilio Lombardo, poi è una curiosa ma caparbia azione di Julio Salinas a terminare con un mezzo miracolo di Gianluca Pagliuca.

Lo spartito è quello che tutti ci si aspettava, con il Barcellona che domina la manovra grazie a elementi come il già citato Guardiola, Bakero e quel campione sempre un po' sottovalutato che rispondeva al nome di Miki Laudrup.

Un suo lancio di esterno destro che tagliava in due la difesa della Samp, mettendo Stoichkov davanti a Pagliuca, era musica per gli occhi. Poi il bulgaro la stampa sul palo.

Il rimpianto di una carriera, per Gianluca Vialli

Dall'altra parte c'erano state due gigantesche occasioni per Gianluca Vialli, la prima su cross da destra dell'attivissimo Lombardo, sparata però sopra la traversa.

La seconda era stata invece su favolosa imbeccata del "gemello" Mancini, che lo aveva messo davanti a Zubizarreta. Vialli opta per un pallonetto che però si spegne di poco al lato sul secondo palo.

Errori non da lui, che infatti a fine partita sarà tra i più disperati. Si tratta di una scimmia sulle spalle che Vialli si toglierà solo 4 anni dopo, quando riuscirà a sollevare al cielo - e da capitano - la coppa dalle grandi orecchie, anche se con la casacca della Juventus.

Il rimpianto di non esserci riuscito con la Samp - e quella Samp - se lo è portato invece nella tomba, il povero campione ormai tragicamente scomparso.

Rambo Koeman, il fallo contestato e una punizione liberatoria

La partita viene decisa da una tremenda sassata di Rambo Koeman, a 8 minuti dalla fine dei tempi supplementari.

Di quel gol si ricorda l'esecuzione perfetta, che non lasciò scampo a Pagliuca nonostante fosse sul suo palo, e l'esultanza di "Rambo", che è entrata negli highlights storici della UEFA. Pochi però ricordano che il fallo da cui si originò il gol partita era molto, molto discutibile.

Era un intervento di Invernizzi su Sacristán e anche lo stesso Koeman, in un'intervista di diversi anni dopo, disse che "forse non era fallo". L'arbitro, il tedesco Aron Schmidhuber, è però inamovibile e fischia.

Una punizione indiretta, che infatti Stoichkov batte corto per Bakero che ferma la palla per l'accorrente Koeman. L'olandese era famoso per la potenza e la precisione del suo tiro da fuori, infatti la Samp si era disperata per quel fallo e non solo aveva protestato molto in campo, ma non si presentò nemmeno alla conferenza stampa del dopo-partita.

Però ormai era tardi. Rambo segna e libera il Barcellona da una maledizione. Oggi infatti conosciamo il Barca come una big ultravincente del calcio europeo, ma al tempo era ancora "maiden".

I blaugrana avevano perso due finali, nel1961 dal Benfica e nel 1986 dallo Steaua Bucarest, il giorno in cui il portiere rumeno Helmuth Duckadam si era travestito da eroe nazionale, parando tutti e quattro i rigori calciati dai giocatori del Barcellona. Ma questa è un'altra storia, che magari vi racconteremo su queste stesse pagine.