Del resto, chi ha sbagliato la prima, ora non può farlo. Non più. Eccoci dunque al primo, vero giro di boa della competizione: doppio fallimento vuol dire tutto o niente per le prossime quattro partite. E si sa: l'imprevisto è sempre dietro l'angolo. E spesso ti segna contro, molte volte di tap-in.
Ma con chi sarà beffarda questa Champions, stavolta? Bene: tutto da capire, scoprire. Naturalmente ammirare. Con una certezza alla base: sarà una grande occasione per il calcio italiano, di brillare certamente. O di cadere un po' di più nel dimenticatoio.
Dopo il debutto non indimenticabile nella prima giornata, c'è voglia di tornare a fare punti e soprattutto di stupire. Quante occasioni. Tutte in big match.
Sarà un martedì da leoni, come recitava un famoso spot e proprio sulla Champions. L'Inter, dopo il pari con la Real Sociedad, vuole tornare a macinare più 3. Esattamente come sta facendo in campionato, turno infrasettimanale a parte.
Ma il ko col Sassuolo è alle spalle, negli occhi c'è il poker di Lautaro con la Salernitana. Che ha dato pure una dimensione diversa alla squadra di Inzaghi. Più lunga, più bella. Più efficace, forse, in zona gol. O comunque con un Lautaro diverso, tornato indemoniato dal Mondiale.
Davanti ci sarà il Benfica di un vecchio avversario come Angel Di Maria: una sola stagione alla Juventus prima del ritorno in Portogallo, dove sta portando diversi giovani a una crescita importante.
Quasi mano nella mano. O comunque con un aiuto concreto in zona gol. Sa come si gioca in Europa, il Fideo. Come si vincono le Champions. In campo, a proposito, ce ne saranno ben 5: 3 vinte dai nerazzurri, 2 dai biancorossi. E' uno spot europeo a tutti gli effetti.
Di Maria che dovrebbe essere titolare nel 4-2-3-1 di Schmidt. I portoghesi schiereranno inoltre Trubin in porta, a lungo cercato proprio dalla formazione interista, prima di andare dritti su Sommer. In difesa spazio a Bah, Morato, Otamendi e Aursnes; Kokcu darà geometrie con Joao Neves. Davanti, oltre al FIdeo, la qualità di Rafa Silva e dell'ex Joao Mario.
Centravanti Musa, che ha sostituito Ramos (finito al PSG). L'Inter risponderà con l'undici titolare, mentre Frattesi non recupererà. Sommer tra i pali, dunque. Poi Pavard con Acerbi e Bastoni in difesa. Sugli esterni Dumfries e Dimarco, in mezzo Barella con Calhanoglu e Mkhitaryan. Davanti la coppia collaudatissima: Thuram e Lautaro.
Ecco: se l'attesa a San Siro è spasmodica, provate a guardare un bel po' più a sud. A Napoli, precisamente, dove arriva il Real Madrid. E' sempre tanto il calore, soprattutto per avversari così rispettati.
Il tema centrale è naturalmente Carlo Ancelotti: è l'ex della gara, la grande certezza di De Laurentiis che si è poi sgretolata, prima della scelta dell'esonero e della successiva sostituzione con Gattuso. Prima, sì, è accaduto un po' di tutto. Ammutinamento compreso.
Da lì si è arrivati dopo un anno e mezzo a Spalletti, ancor più tardi a uno scudetto storico. Il Real, nel frattempo, ha richiamato Carletto e ha vinto Liga e Champions. Lo perderà a fine anno per la panchina della nazionale brasiliana, per questo Ancelotti vuole lasciare al massimo.
Al massimo è anche il Real, che è primo in Liga e ha battuto quasi con facilità un Girone che invece stava mettendo tanti punti in fila. Del resto, squadra forte per gestore finissimo: l'addizione quasi sempre porta un risultato molto positivo.
Pure il Napoli si è ripreso dopo qualche singhiozzo di troppo. Kvaratskhelia si è sbloccato, il caso Osimhen è rientrato. Non se la giocano alla pari, ma di certo Rudi Garcia non parte battuto.
Ogni partita del girone F finisce automaticamente tra le top di giornata. In questo caso ne troviamo due, perché è davvero complicato definire chi, come, perché vincerà questo scontro a quattro.
Il Psg, naturalmente, è favorito. E lo è pure in casa del Newcastle, sede della seconda giornata della fase a gironi. Eppure... Eppure arriva da uno 0-0 con il Clermont, squadra non esattamente in palla e attacco che fatica. Come, quello del Paris? Sì, proprio quello del Paris. Goncalo Ramos deve ingranare, Mbappé forse paga un'estate ai margini. E Donnarumma, paradossalmente se pensiamo ai discorsi di un mese fa, sembra l'unico indiscutibile.
A proposito di Gigio: sarà pure lo scontro tra lui e Tonali, un passato da tifosi milanisti e però finiti altrove, richiamati da progetti ricchissimi e con prospettive differenti. Sandro ci ha messo poco per diventare il leader pure della squadra inglese. Carattere forte.
Dopo il pari di Milano, il club britannico vuole dare continuità alla sua Champions. Magari piazzare una vittoria a sorpresa. Cambierebbe tutti gli scenari...
Eccoci qui: alla resa dei conti.
Dopo il pari con il Newcastle alla prima, il Milan sa benissimo di non poter più sbagliare. Di dover vincere su campi pesantissimi. E lo sono praticamente tutti, ma in particolare quello di Dortmund. Leggendaria, l'accoglienza del Westfalia. Che si fa automaticamente banco di prova, un test di maturità che il Milan, dopo le semifinali della scorsa stagione, deve necessariamente superare.
Altrimenti, dov'è finita quella crescita tanto paventata? Pioli si affiderà a Rafa Leao: quel tacco a vuoto con il Newcastle ha richiamato mille fantasmi, le ultime di campionato li hanno prontamente scacciati. Serve però la consacrazione europea.
Badate bene: non è più il Borussia di un tempo, quello in grado di arrivare persino in finale di Champions (persa poi contro il Bayern Monaco). Il Dortmund è genio e fantasia, un po' di sregolatezza. Ma soprattutto solidità. Terzic ha dimostrato di essere un manager moderno, ma allo stesso tempo attento alla fase difensiva come pochi altri in Germania.
Ha perso una Bundesliga già vinta, l'ha fatto tra le lacrime. Ha ripreso i cocci di quella stagione e sta provando a rimetterli pian piano insieme. Tra queste incertezze iniziali - ruolo di Reus compreso - il Milan può infilarsi.
Dulcis in fundo. Perché è probabilmente la partita più bella di tutte, insieme a Napoli-Real. Il Barcellona di inizio stagione è una delizia per gli occhi: segnano tutti, da Lewandowski a Joao Felix (già doppietta alla prima europea, in blaugrana).
E i giovani terribili inventano come pochi: se Gavi e Pedri sono certezze, Yamal e Fermin sono già indiavolati. Serve un lavoro extra per fermarli, e non è certo da richiedere al quarantenne Pepe, alle prese con un'esplosività dura da gestire.
Tant'è: il Porto se l'è già cavata in situazioni peggiori di questa. Con esperienza - vedi Pepe - e con un po' di malizia. A Oporto, poi, l'evento con il Barça è sempre un piacevole ritrovo e un evento da stropicciarsi gli occhi. L'ultima volta? Un sogno spezzato.
La Supercoppa Uefa 2011-2012, più di dieci anni fa. Vinse la squadra catalana, per 2-0, al termine di una partita con mille storie all'interno. Covano vendetta. La desiderano da tempo. Tempo maturo per lo sgambetto? Per quanto forte, non è più quel Barcellona imbattibile...