Il campionato italiano del 1984-1985 sarà sempre ricordato come uno dei momenti più emozionanti nella storia della Serie A, grazie al trionfo sorprendente del Verona, che riportò lo scudetto in provincia a oltre sessant'anni dalle vittorie della Pro Vercelli.
La squadra scaligera, guidata dal carismatico Osvaldo Bagnoli, fece sognare i suoi tifosi con una cavalcata trionfale, richiamando alla memoria anche il successo del Cagliari nel 1969-1970.
La stagione ebbe inizio sotto i riflettori, con tutti gli occhi puntati sul Bentegodi per l'esordio del Napoli, che vedeva al debutto niente meno che Diego Maradona. Tuttavia, fu il Verona a sbaragliare gli azzurri con un convincente 3-1, dando inizio alla sua marcia trionfale. Da lì in poi, la grande scesa.
Il Verona si mantenne costantemente in testa alla classifica, espugnando il campo di Ascoli e superando con un sorriso larghissimo importanti sfide. Tipo? Inter, Juventus, Roma. La prima sconfitta arrivò solo alla quindicesima giornata, ma le dirette inseguitrici non riuscirono a sfruttare l'occasione per avvicinarsi al comando.
La lotta per il titolo si accese quando l'Inter raggiunse il Verona in vetta, ma gli scaligeri riuscirono a riprendersi la leadership: capitò tutto all'inizio del girone di ritorno, quando i nerazzurri approfittarono del pari dei gialloblù al San Paolo, 0-0 scialbo che per tanti significò la fine della favola.
Una vittoria rocambolesca per 5-3 contro l'Udinese diede invece una svolta decisiva al campionato, permettendo al Verona di allungare in classifica e lasciare sì la lotta, ma per il secondo posto.
Con una serie di vittorie importanti, il Verona si avvicinò sempre di più all'obiettivo, fino a conquistare il titolo con un pareggio a Bergamo contro l'Atalanta.
Fu un momento storico per il club, che festeggiò il primo scudetto nella sua storia, diventando l'unica squadra di una città non capoluogo di regione a vincere la Serie A.
Mentre la Juventus, distratta dalla stagione europea e dalla tragedia dell'Heysel, chiudeva sesta in classifica, il fantasista Platini si laureò capocannoniere per il terzo anno consecutivo.
Nel frattempo, il Milan tornò sul palcoscenico continentale dopo cinque anni di assenza. Il Verona scrisse una pagina indelebile nella storia del calcio italiano, dimostrando che l'ambizione e il talento possono superare anche le squadre più blasonate.
Nel frattempo, la lotta per la permanenza in Serie A fu meno avvincente, con l'Ascoli che dovette cedere e tornare in Serie B insieme a Lazio e Cremonese. Quest'ultima concluse il suo primo campionato in massima categoria da cinquant'anni a quella parte.
La stagione 1984-1985 fu un anno di successi (e tragici eventi) per Michel Platini alla Juventus.
Il francese iniziò la stagione con una tripletta contro la Sambenedettese in Coppa Italia, raggiungendo le 100 presenze con la maglia bianconera.
Nonostante la Juve non sia riuscita a difendere lo scudetto, Platini ebbe un'eccezionale stagione dal punto di vista personale, vincendo per la terza volta la classifica dei marcatori del campionato italiano con 18 gol, superando grandi calciatori come Altobelli e Maradona.
Il talento di Platini fu fondamentale nella cavalcata della Juventus in Coppa dei Campioni. Il centrocampista francese trascinò la squadra al successo con sette gol, diventando il capocannoniere dell'edizione. Il momento più significativo arrivò naturalmente il 29 maggio 1985, nell'atto finale dell'Heysel di Bruxelles contro il Liverpool.
Nonostante gli incidenti provocati dagli hooligan inglesi che causarono la morte di trentanove persone sulle tribune, la partita si disputò su decisione della confederazione europea e del Ministero dell'Interno del Belgio.
In quella finale tragica, Platini dimostrò il suo talento e la sua freddezza. Segnò il gol decisivo su rigore, ottenuto per un fallo su Boniek, imbeccato da un lancio di cinquanta metri dello stesso francese. La Juventus vinse la partita 1-0 e si laureò campione d'Europa.
La stagione 1984-1985 si apre per la Sampdoria con grandi colpi di mercato, seguendo la visione del presidente Paolo Mantovani di costruire una squadra competitiva e ambiziosa.
Dopo la cessione di Brady all'Inter, la squadra blucerchiata decide di puntare su giovani talenti di alto livello. Su consiglio del ritorno di Bersellini come allenatore e dopo il parere positivo di Francis, il capitano del Liverpool appena vincitore della Coppa dei Campioni, la Sampdoria fa approdare a Genova il roccioso centrocampista scozzese Graeme Souness.
Souness ha il compito di guidare e far crescere i giovani talenti della Sampdoria, tra cui il talentuoso tornante Gianluca Vialli, reduce dalla promozione in Serie A con la Cremonese. La Sampdoria lo acquisisce per circa 2 miliardi di lire.
Il cammino dei blucerchiati inizia in modo esaltante sotto la guida di Souness. I giovani talenti mostrano un calcio aggressivo e spettacolare, creando numerose occasioni da gol.
La squadra resta in lotta per lo scudetto fino alla quart'ultima giornata, ma una sfortunata battuta d'arresto contro l'Avellino costringe gli uomini di Bersellini alla resa.
Nonostante ciò, la Sampdoria si classifica quarta e si qualifica per la Coppa UEFA, tornando a calcare i campi europei dopo l'ultima partecipazione nella stagione 1960-1961. E arriverà anche la Coppa Italia.