Solo l'anno di Iuliano-Ronaldo? No, è praticamente impossibile che la Serie A, in una lunga stagione, racconti una singola storia.
Però, ecco, è stato soprattutto quel momento lì: iconico e allo stesso tempo spartiacque. Chissà se realmente decisivo.
Ma nell'anno numero 96 del campionato italiano, disputato tra il 31 agosto 1997 e il 16 maggio 1998 e concluso con lo scudetto numero 25 e secondo consecutivo, nacquero e si confermarono esattamente due stelle.
La prima, inimmaginabile: Pippo Inzaghi e il tandem con Del Piero. La seconda, facilmente pronosticabile: Ronaldo, il Fenomeno, all'Inter dopo l'esperienza al Barcellona.
C'è un fattore da tenere in considerazione: questo campionato fu il preludio al mondiale in terra francese. Tanti si giocavano tutto. E l'Inter si lanciò in questa avventura con quattro trionfi nelle prime quattro sfide, catturando subito il primato grazie al debutto da sogno del giovane Recoba, la cui presenza si rivelò decisiva fin dal primo scontro con il Brescia.
In questo segmento, la formazione di Simoni, benché non fosse riuscita a incantare con il proprio stile di gioco e spesso si fosse affidata alle geniali intuizioni dei suoi interpreti principali, come Djorkaeff e un Ronaldo in ascesa, fu comunque in grado di mantenere inalterata la vetta per tutto il periodo autunnale. Controllò il gruppo di inseguitrici da cui emersero gradualmente i campioni in carica della Juventus, come i principali sfidanti.
Prima della pausa natalizia, arrivò il gran colpo di scena: la sconfitta dei nerazzurri contro l'Udinese. Lì nacque una stella: Alberto Zaccheroni, calcio offensivo e pragmatico allo stesso tempo, con un trio d'attacco invidiabile composto da Amoroso-Bierhoff-Poggi. Si affacciava come possibile rivelazione nella lotta per il titolo.
Verso la conclusione dell'anno solare, la Juventus si avvicinò gradualmente, grazie anche a Del Piero (che fino a quel momento non aveva brillato in termini di realizzazione), e grazie al contributo dell'olandese Davids, apparso completamente rinato nell'ambiente bianconero dopo un'esperienza poco esaltante nel Milan.
Tuttavia, il 4 gennaio 1998, l'Inter sembrò allontanarsi dalla Juventus, vincendo il derby d'Italia contro di loro grazie a un guizzo di Djorkaeff (1-0). A quel punto, l'Inter rimase col proprio destino tra le mani. E lo accartocciò: due passi falsi contro squadre appena promosse, in particolare una sconfitta contro il Bari e un pareggio contro l'Empoli, frenarono l'impeto della squadra milanese e rinvigorirono le ambizioni dei torinesi. La Juventus, battendo l'Atalanta il 25 gennaio, ottenne il titolo di campione d'inverno.
L'ultima fase non iniziò nel miglior modo per la Juventus, che perse Ferrara a causa di una grave frattura a tibia e perone. Tra febbraio e marzo, i bianconeri allargarono tuttavia il divario sull'Inter, che incappò in battute d'arresto contro Lazio e Parma, oltre che a una sorprendente sconfitta contro il Bologna a San Siro.
In questa fase, i nerazzurri dovettero anche fare i conti con il ritorno dei biancocelesti di Eriksson, che, vincendo contro di loro il 22 febbraio, raggiunsero la seconda posizione a quattro punti dalla vetta. I capitolini coltivarono speranze di conquista del titolo fino al 5 aprile, quando una Juventus decisa vinse all'Olimpico grazie a un lampo di Inzaghi.
Nel frattempo, i nerazzurri si avvicinarono ulteriormente grazie a una serie di pareggi raccolti dalla capolista. La situazione portò all'importante confronto di Torino del 26 aprile, il quarto dall'ultima giornata di campionato, con l'Inter che inseguiva la Juventus a solo un punto di distanza.
La partita fu decisa da un fulmineo contropiede orchestrato da Del Piero (1-0), ma fu caratterizzata soprattutto da un netto contrasto (intervento difensivo con il busto) nell'area della Juventus, dove Iuliano fermò in tutti i modi Ronaldo.
L'arbitro Piero Ceccarini non ravvisò i presupposti per concedere un calcio di rigore. Pochi istanti dopo, però, accordò un calcio di rigore a favore della Juve per un fallo scomposto di West su Del Piero (il quale non riuscì a sfruttare l'opportunità del 2-0, la sua conclusione fu respinta da Pagliuca).
Questo comportamento arbitrale suscitò l'indignazione dei nerazzurri e provocò a sua volta reazioni irritate da parte dei bianconeri.
Nei giorni successivi, le accese discussioni che si generarono su questo argomento nei media italiani e persino in Parlamento fecero presagire una crisi istituzionale ai vertici della Federcalcio.
Va sottolineato che per la squadra di Lippi, il verdetto del campo si rivelò il momento chiave verso la conquista del titolo. Neanche il pareggio successivo, inaspettato, contro il Vicenza ebbe un impatto significativo, poiché l'Inter non riuscì a sfruttare questa opportunità, pareggiando a sua volta in casa contro il Piacenza.
Nella penultima giornata del torneo, il 10 maggio, gli uomini di Simoni caddero ancora contro il Bari, così come nella partita d'andata. Allo stesso tempo, alla Juventus bastò una tripletta di Inzaghi al Delle Alpi per sconfiggere il Bologna per 3-2 e assicurarsi il venticinquesimo titolo nella sua storia.
Nella stagione 1997-1998, l'Udinese ha conseguito un risultato storico, conquistando il terzo posto in campionato con una raccolta totale di 64 punti. Questo piazzamento fece sì che i friulani si trovassero dietro alla Juventus e all'Inter, al terzo posto.
Il cammino fu emozionante. E con cinque punti sulla quarta classificata, la Roma, si assicurarono una qualificazione europea. Fu il miglior posizionamento nella storia della squadra in Serie A, escludendo il secondo posto ottenuto nella stagione 1954-55, che però aveva comportato una retrocessione a causa di irregolarità.
Ma come arrivò? Un elemento fondamentale per il successo fu certamente la guida costante di Alberto Zaccheroni. Dal punto di vista tecnico-tattico, la squadra si dimostrò una delle più competitive del campionato.
Un ulteriore punto di rilievo fu la performance dell'attaccante tedesco Oliver Bierhoff, che dominò la classifica dei marcatori con un totale di 27 reti.
Erano ormai due stagioni consecutive, l'Udinese aveva vissuto un periodo positivo, durante il quale Bierhoff aveva anche brillato all'Europeo come protagonista principale con la nazionale tedesca. Nonostante ciò, nessuna delle squadre di vertice del campionato italiano aveva agito per acquistarlo, forse ritenendo necessarie ulteriori prove. Eccole: arrivarono nel 1997.
L'Udinese, guidata da Bierhoff e dai suoi 27 gol in campionato, ha raggiunto un terzo posto storico e sorprendente. Questo ha consacrato definitivamente il bomber tedesco in Italia, ma ha anche evidenziato il valore della squadra di Zaccheroni che ha adottato un innovativo 3-4-3. Bierhoff è stato il fulcro della produzione offensiva, un vero incubo per le difese avversarie sugli inserimenti su cross e palle alte.
Circa un terzo dei suoi gol in Serie A sono stati realizzati di testa, una caratteristica distintiva del suo stile di gioco, con esecuzioni che combinavano eleganza e potenza. Alzava la testa sopra gli avversari, dominando la situazione dall'alto, per poi colpire il pallone con una potenza straordinaria in porta.
Ha continuato la sua produttività segnando altri 4 gol tra Coppa Italia e Coppa UEFA, coronando una stagione da favola con la partecipazione alla Coppa del Mondo, dove ha contribuito con 3 gol in 5 partite portando la Germania ai quarti di finale.