Malgrado le loro carriere nel mondo del tennis si siano incrociate soltanto per qualche anno ai massimi livelli, John McEnroe e Bjorn Borg hanno dato vita a duelli epici in campo, e fuori.
Due stili di gioco totalmente diversi (uno folle e offensivo, l'altro pragmatico e costante) che si specchiano in due modi di vita altrettanto opposti, tanto da farne letteralmente due schieramenti su cui il grande pubblico si è da sempre diviso.
Quando nel 1979, i due tennisti si incontrarono per la prima volta sul campo (proprio a Stoccolma), nessuno poteva ancora immaginare che quel giovanissimo americano dal comportamento così eccessivo e dal gioco spumeggiante (tanto da aggiudicarsi la partita), sarebbe poi diventato il rivale numero uno di quel grande campione che già Borg era (con 6 titoli del Grande Slam già in bacheca).
Eppure la crescita di McEnroe fu esponenziale, e già l'anno successivo i due si ritrovarono in ben cinque sfide di cui tre finali (e due semifinali), con un bilancio di 3-2 per lo svedese saldamente in vetta al ranking mondiale grazie a due titoli Slam vinti (Roland Garros e Wimbledon).
Nei due anni seguenti, Borg e McEnroe diedero vita a quattro delle finali più entusiasmanti di sempre nei tornei del Grande Slam: due volte a Wimbledon e due allo US Open.
La leggenda nacque proprio sull'erba di Wimbledon, quando nel 1980 Bjorn Borg stava cercando la sua quinta vittoria di fila nel torneo, mentre McEnroe approdò per la prima volta in finale dopo aver sconfitto il connazionale Jimmy Connors.
Lo svedese sente molto la sfida contro l'americano, e sembra quasi incredibile vederlo soccombere 6-1 dopo un primo set dominato da McEnroe. Poi Borg riprende il controllo vincendo gli altri due set per 7-5 e 6-3. Sembra la definitiva consacrazione del grande campione contro il giovane rivale.
Ma invece è l'inizio di un'epica battaglia che vede il quarto set protrarsi fino al 18 a 16 nel tie-break a favore di McEnroe, dopo aver annullato una serie di palla match dello svedese. Ci sarebbe di che crollare, ma Borg mantiene i nervi saldi dando vita a un quindi strepitoso set concluso con un 8 a 6 per il campione in carica, che entra nella leggenda con la sua quinta vittoria di fila e con quella che molti, ritengono una delle partite più belle della storia del tennis.
Ironia della sorte, quella fu anche l'ultima finale del Grande Slam che Borg riuscì a vincere contro McEnroe, con l'americano che si aggiudicò poi sia quella dello US Open del 1980 (sempre al quinto set dopo che Borg aveva recuperato da un 2-0 iniziale), sia le due dell'anno successivo (ancora a Wimbledon e US Open, tutte al quarto set questa volta).
Si tratta di un vero e proprio passaggio di consegne, con McEnroe che diventa per la prima volta il numero uno del mondo nel ranking (da marzo 1980) e Borg che viceversa decise di chiudere a soli 26 anni la sua carriera sportiva.
Dal punto di vista statistico, i due si sono affrontati in tutto 14 volte, con un bilancio di assoluta parità (7 a 7). Diverso quello relativo alle sole finali del Grande Slam (3 a 1 per McEnroe), mentre viceversa sul terreno sintetico è Borg a prevalere (per 5 a 3).
I due non si sono invece mai affrontati sulla terra rossa, dove probabilmente sarebbe stato proprio Borg in netto vantaggio (forte dei suoi sei successi a Parigi).
In generale, da una parte Borg chiude la sua carriera con 66 titoli vinti (tra cui 11 Grande Slam, sei al Roland Garros e cinque a Wimbledon) contro i 77 di McEnroe (con "solo" 7 al Grande Slam, tre a Wimbledon e quattro allo US Open).
Bjorn Borg fu per lunghi anni una sorta di "divo" del tennis come nessuno prima di lui era riuscito a essere. Merito di una tecnica particolare che ne fece un vero e proprio precursore (sia per il suo "top spin" sia per una cura alla preparazione atletica straordinaria per quei tempi), ma anche di quel suo carattere glaciale che gli valse il soprannome di "Ice-man" (o "Ice-Borg" in altre latitudini).
Taciturno e chiuso in sé stesso in campo, il paragone con gli eccessi di John McEnroe fu subito evidente e spinse proprio nella direzione di una contrapposizione sportiva e umana tra i due.
Dal punto di vista tecnico, pochi tennisti hanno avuto il "tocco" e la sensibilità di McEnroe, così come pochi sono riusciti a coinvolgere il grande pubblico dell'epoca grazie proprio al suo carattere particolarmente irascibile che sfogava spesso in campo (facendone un vero e proprio show). Un talento enorme, che spesso non faceva il paio con grandi allenamenti, anche questo in netta contrapposizione rispetto al suo collega svedese.
Oggi sappiamo che, almeno a livello umano, i due forse erano meno distanti di quanto mostrato sul campo, differenti (quello sicuro) nel modo di esprimere le proprie emozioni, comunque fortissime. Sfogate verso l'esterno, per McEnroe, e verso l'interno, per Borg.
Due modi diversi di vivere il campo e la vita, che hanno creato intere generazioni di appassionati.