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Tennis

Gli italiani allo US Open

Di tutte le superfici sulle quali è possibile giocare a tennis, quelle dure, o "hard", se vogliamo fare bella figura con gli amici, sono quelle più moderne, in virtù delle mescole innovative utilizzate per produrle.

Non sarà certo questo il motivo dei rari successi dei nostri giocatori al torneo per antonomasia che si gioca sul cemento, lo US Open, ma qualche risultato storico lo abbiamo centrato.

L'ultimo Slam della stagione, unitamente a quello di apertura che si gioca in Australia, ha visto uscire vittoriosa dall'ultima partita del tabellone, una sola rappresentante azzurra, Flavia Pennetta che, dopo aver sconfitto in finale la sua amica di una vita, Roberta Vinci, annunciò il ritiro a 33 anni.

Flavia Pennetta, la vittoria della carriera

Sono passati esattamente 7 anni da una delle performance più sorprendenti, ma non per questo meno meritate, della storia dello sport italiano.

A New York, dopo un cammino che si faceva via via sempre più entusiasmante, la giocatrice brindisina cominciò il suo percorso con la Testa di Serie numero 26, faticando ben più del previsto contro l'australiana Jarmila Gajdosova, sconfitta in tre set. Più agevole il secondo turno che vide la tennista azzurra battere la Nicolescu 6-1/6-4, per poi chiudere la prima settimana sconfiggendo la ceca Petra Cetkovska sovvertendo le sorti della partita, dopo aver perso il primo set.

Agli ottavi di finale le cose cominciarono a farsi serie, ma Samantha Stosur, all'epoca una delle giocatrici più temute al mondo, si arrese con un doppio 6-4. Petra Kvitova fu l'avversaria dell'azzurra ai quarti, sconfitta al terzo set dopo una battaglia di nervi nella quale la tennista pugliese ebbe la meglio.

Il capolavoro della Pennetta arrivò comunque in semifinale, quando sconfisse 6-1/6-3 la rumena Simona Halep, in quel torneo Testa di Serie numero 2.

Il destino, ma soprattutto la bravura delle due protagoniste, vollero che a battersi in finale fossero due italiane, visto che dall'altra parte della rete, scese in campo Roberta Vinci, autrice anch'essa di un torneo pazzesco, puntellato dalla meravigliosa vittoria in semifinale contro la numero 1 del ranking WTA, Serena Williams, ovviamente TdS numero 1.

Sono in tanti a considerare quel magico torneo per noi italiani, una specie di punto di non ritorno per il tennis femminile nostrano.

Probabilmente più unico che raro, sicuramente indimenticabile.

Il primo italiano agli US Open

Non sempre gli US Open si sono giocati sul duro, visto che, come vi abbiamo scritto in precedenza, il cemento è una superficie relativamente moderna.

All'inizio degli anni 30, il torneo si giocava nei campi del ​​West Side Tennis Club di Forest Hills e si giocava sulla terra verde, precisazione che va fatta, visto che ancora oggi si considera erroneamente quella superficie, erbosa.

Il primo italiano in assoluto a mettere piede su quei campi, fu Umberto Cuccioli che, nel 1937, nella settimana precedente, vinse il torneo di Bretton Woods per poi fare una comparsa al primo turno di Forest Hills ed essere battuto dal canadese Clarence Jones.

Sinner & Berrettini agli ottavi nel 2021

Una delle tappe più importanti della storia dei nostri connazionali al torneo di Flushing Meadows, è la più recente, visto che nella passata edizione, quella del 2021, Matteo Berrettini e Jannik Sinner, approdarono entrambi agli ottavi di finale del torneo, cosa mai successa per due italiani nella stessa edizione.

Il campione altoatesino si arrese proprio agli ottavi, opponendo poca resistenza contro il tedesco Zverev in tre set, dopo aver sconfitto Purcell, Svajda e Monfils.

Il romano resistette un turno in più, cadendo ai quarti di finale contro il numero 1 del mondo Novak Djokovic, che si fece sorprendere in apertura perdendo il primo set 5-7, ma ribaltando poi il match a suo favore col punteggio di 6-2/6-2/6-3.

Barazzutti semifinalista e la macchia di Connors

Il miglior risultato di un tennista azzurro agli US Open di Forest Hills, rimane comunque la semifinale raggiunta da Corrado Barazzutti nel 1977, l'ultimo anno in cui i campionato statunitensi si giocarono sulla terra verde, prima che tutto il plotone del tennis mondiale si trasferisse a Flushing Meadows nell'edizione successiva.

Quella edizione iniziò col botto per il tennista friulano, visto che al secondo turno colse la seconda delle tre vittorie in carriera contro il fenomeno di quegli anni, Ilie Nastase, in quel momento numero 7 al mondo.

Con la vittoria in tre set su Mark Edmondson, Barazzutti finì per essere il primo italiano a mettere il naso agli ottavi di finale, dove sconfisse, ancora una volta in tre set, Butch Walts, per poi concedere ai quarti 5 game al numero 3 del mondo Brian Gottfried.

In semifinale Barazzutti incontrò Jimmy Connors. L'italiano arrivò a quell'incontro senza perdere un set, ma un episodio molto controverso girò la partita a favore dell'americano, dopo un ottimo inizio di Barazzutti.

Il segno di una palla molto vicina alle righe, fu cancellato dall'estroso tennista statunitense, che saltò la rete e non permise il controllo da parte dell'arbitro, il quale diede il punto al padrone di casa. Le immagini, diffuse poi successivamente, diedero ragione al nostro portacolori.

Le semifinali di Berrettini nel 2019

L'unico italiano ad aver raggiunto le semifinali degli US Open sul cemento, è invece Matteo Berrettini nel 2019, quando il tennista romano si arrese solo a Rafael Nadal ad un passo dalla finalissima.

In quella occasione gli scalpi del campione capitolino furono davvero dorati. Eliminò in sequenza Gasquet, Thompson, Popyrin, Rublev e Monfils in semifinale, al termine di una partita leggendaria chiusa al tie break del quinto set.

Un altro tie break, questa volta in apertura di match, fu fatale a Berrettini contro Nadal. Dopo aver perso la prima frazione 7-6 ( 8 - 6 ), lasciò scappare Nadal, 6-4, 6-1.

Gli ottavi degli azzurri

Gli altri italiani che fecero una corsa profonda allo US Open, hanno tutti raggiunto, ma mai superato, gli ottavi di finale e sono i seguenti:

  • Adriano Panatta 1978
  • Gianluca Pozzi 1994
  • Davide Sanguinetti 2005
  • Fabio Fognini 2015